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In seguito all'appello dei 200 "maestri di non libertà" contro Magdi Allam abbiamo ricevuto numerose lettere che esprimono solidarietà verso il coraggioso giornalista:
Sul Corriere di ieri Pigi Battista, a tal proposito, si è chiesto: "Cosa mai possono concretamente sperare le (così dicono) «centinaia di firme» apposte a un documento che si scaglia contro un libro, quello di Magdi Allam?”. Documento che per di più non confuta nessuna delle tesi contenute in «Viva Israele», ma si limita semplicemente a bersagliarlo “per il solo fatto che esiste” e ad attaccare “il suo autore perché accusato di «tifare» per le ragioni di Israele (e se anche fosse, dov’è il reato, o il peccato?) e per giunta firmato “in gruppo credendo di rafforzare la loro credibilità con il numero delle adesioni e non con la vis persuasiva di un argomento”. “Forse – continua Battista – si vuole indurre l’autore ad abiurare? L’editore a ritirare il volume? I librai a disfarsene?A dichiarare fuori legge un saggio per aver violato chissà quale articolo del codice penale? Oppure, come è più probabile ma non meno inquietante, a rinchiudere il bersaglio di tanta ardente indignazione in un recinto infetto, fare terra bruciata attorno a lui, insomma a procurare un effetto intimidatorio su chi si è macchiato della grave colpa di aver scritto quel libro?”
Anche Il Foglio - il cui direttore è uno che di queste querelle se ne intende – all’argomento vi ha dedicato un editoriale. In esso si legge: “Un appello di duecento intellettuali, pubblicato dal contenitore amatiano Reset, intende screditare Allam e il suo nobile lavoro di sradicamento della cultura della persecuzione dal nostro paese. Criticare un giornalista arabo che ha rotto con l’omertà tribale, venuto in Italia a denunciare l’infiltrazione fondamentalista nelle nostre moschee trasformate in centrali dell’odio, che scrive inni alla dignità della persona contro il negazionismo endemico che assedia come la peste una parte del mondo islamico, mettere in dubbio la sua apologia dell’occidente come destino di libertà, tutto questo è ovviamente lecito e ammissibile. Non lo è mostrificare Magdi Allam. Perché lui non è un analista qualunque, ma un pezzo importante di una guerra culturale che durerà decenni. Forse il gran censore Angelo D’Orsi pensava ad altro all’epoca, ma noi ci ricordiamo il trattamento in occidente dei dissidenti sovietici. E quest’appello ha tutto il sapore dell’umiliazione pubblica leninista”.
Da parte nostra, come Associazione SOL, a Magdi Allam non possiamo che confermare la nostra stima ed esprimergli tutta la nostra solidarietà, riconoscendogli il merito di essere stato l’unico che, pur non essendo né cristiano, né ebreo, ha avuto l’idea di promuovere una manifestazione in difesa della libertà religiosa di tutti noi e nel mondo.
Si invita chiunque volesse manifestare la propria solidarietà al vicedirettore ad personam del Corriere a scrivergli presso il suo forum: www.corriere.it/allam.
Cordialmente
Nicola Curro’
Magdi 19 luglio 2007
Al rogo, al rogo!!! Solidarietà a Magdi Allam
E’ stupefacente. I pacifisti usano la violenza o un’ideologia a senso unico che non tiene conto dell’aggressività strategica del nemico, per sfilare contro la guerra. Gli intellettuali che difendono a parole la libertà di espressione – spesso violando l’onesta conoscenza a favore dell’ideologia di partito – si uniscono nel numero per mettere al rogo simbolico (e se avessero facoltà di farlo concretamente?) Magdi Allam e il suo libro “Viva Israele”. Nella petizione dei 200, non vi è un solo argomento o tesi che contrasti gli argomenti e tesi del libro di Magdi Allam, ma solo una messa all’indice del libro e del suo autore. Un attacco tra i più sleali come troppo spesso si ripetono contro Israele, contro chi ne difende le ragioni (con solidi argomenti) e indica quel paese come la cartina di tornasole per legittimare o delegitimare chi afferma di rispettare i valori universali. La petizione dei 200 è una violazione alla democratica libertà d’espressione. Un ennesimo episodio di intolleranza ideologica del tutto simile a quella dei regimi totalitari. Tuttavia, il caso è unico in Italia – poiché si consuma contro un autore italiano, contro un editore italiano – e per questo ancor più inquietante. Gli amici dei nemici della vita e della civiltà dei valori – terroristi, sfruttatori delle libertà democratiche per imporre la loro vis unica – non si rendono conto di essere complici di questi ultimi e di fomentare il caos. Non posso credere che questo sia il loro progetto di vita. Devo solo credere che non abbiano il dono della consapevolezza. Il loro individualismo, anche se aggregato, dimostra sempre più che Magdi Allam aveva ragione anche nel titolo del suo penultimo libro “Io amo l’Italia, ma gli italiani l’amano?”. Appare evidente che molti italiani non solo non l’amino, ma nemmeno lontanamente intendano impegnarsi per il proprio paese.
Danielle Sussmann |
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