Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Usa ed Europa non trattano con Hamas D'Alema è l'eccezione
Testata: Corriere della Sera Data: 20 luglio 2007 Pagina: 15 Autore: Elisabetta Rosaspina Titolo: «Gli Usa e l'Ue d'accordo: non si tratta con Hamas»
Dal CORRIERE della SERA del 20 luglio 2007:
LISBONA — Sarà stata la stanchezza per la sua lunga giornata, iniziata a Madrid con il primo ministro spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero e finita a Lisbona con una riunione di due ore del Quartetto, ma Tony Blair sembrava un po' provato, ieri sera alle 20.30 locali, nell'auditorium del Centro culturale di Belén, mentre ascoltava dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, l'obiettivo del suo prossimo incarico: creare uno Stato palestinese indipendente, autonomo e, possibilmente, pacifico, accanto a quello israeliano. Anche per chi, come l'ex premier inglese, ha tra le sue referenze un successo in Irlanda del Nord, la missione in Medio Oriente si annuncia lunga, faticosa e dall'esito piuttosto incerto: «Per cominciare andrò, ascolterò, osserverò, rifletterò — si è schiarito la voce Blair, riferendosi alla sua visita a Gerusalemme e a Ramallah, in programma per la settimana prossima —; poi tornerò nell'area più volte, per significativi periodi di tempo. Finché la visione del presidente Bush per la creazione di due Stati indipendenti non diventerà realtà ». Sul piano internazionale, Blair ha da ieri sera le carte in regola per cimentarsi nell'impresa fallita dai suoi predecessori (ultimo della serie, l'ex presidente della Banca Mondiale James Wolfensohn): a Lisbona ha ricevuto l'imprimatur degli Stati Uniti, rappresentati dal segretario di Stato Condoleezza Rice, della Russia, con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov, delle Nazioni Unite, con il segretario generale Ban Ki-moon, e dell'Unione Europea, con l'alto rappresentante della politica estera e sicurezza, Javier Solana. Blair, che ha lasciato Downing Street da meno di un mese, parte per il quartier generale delle Nazioni Unite a Gerusalemme, combinazione proprio la vecchia sede del Mandato Britannico, con precise istruzioni: le sole autorità palestinesi riconosciute sono il presidente dell'Anp, Abu Mazen, e il primo ministro Salam Fayyad, insediato in Cisgiordania, come ha sottolineato Condoleezza Rice. Che già al mattino, al termine di un colloquio con il ministro degli Esteri del Portogallo, Luis Amado, presidente di turno dell'Unione Europea, aveva chiarito i termini della trattativa in Medio Oriente: «È Abu Mazen che ha l'autorità per negoziare in nome dei palestinesi, presidente eletto con il 65 per cento dei voti. Per questo gli Stati Uniti sono determinati a lavorare con lui». Il messaggio da Washington è categorico: Hamas resta isolato, «perché si mantiene ai margini delle norme internazionali per quanto riguarda la rinuncia alla violenza e perché si ostina a ignorare il diritto a esistere di Israele. Il che — ha concluso il segretario di Stato americano — rende molto difficili i colloqui di pace». E il portoghese Amado a nome della Ue si è detto d'accordo: «È con Abu Mazen e con il premier israeliano Ehud Olmert che va ricostruito il processo di pace ». Alla domanda se il veto di trattare con l'ala dura palestinese possa determinare il naufragio anche dei suoi sforzi, il neo inviato del Quartetto in Medio Oriente ha sorriso rassicurante: «Non sono altro che un ottimista — ha risposto —, e probabilmente ho estremo bisogno di questa qualità per il mio compito, ma sono determinato a provarci. Non c'è questione più importante della pace e della sicurezza nel mondo». Secondo l'ex primo ministro inglese, il momento potrebbe essere favorevole alla ripresa della moribonda «road map», il piano che nel 2002 si riproponeva di portare la pace nella regione entro il 2005, e a un ritorno di israeliani e palestinesi al tavolo delle trattative
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