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La Stampa Rassegna Stampa
18.07.2007 L'intelligence americana denuncia i legami tra Iran e Al Qaeda
un articolo di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 18 luglio 2007
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Servizi Usa contro Teheran "Al Qaeda è là"»
Da La STAMPA del 18 luglio 2007:

Le centrali operative di Al Qaeda sono nell’Iran orientale e nel Pakistan occidentale, è da qui che partono gli ordini alle cellule in Iraq intente a preparare attacchi contro gli Stati Uniti divenuti molto probabili. E’ questa la radiografia dell’organizzazione di Osama bin Laden contenuta nel «National Intelligence Estimate», il più autorevole rapporto dei servizi americani periodicamente consegnato alla Casa Bianca e frutto del lavoro di 16 agenzie di spionaggio.
Il testo riflette il consenso raggiunto nell’intelligence sulle minacce per la sicurezza e la maggiore novità sta nella descrizione della struttura decisionale di Al Qaeda, che è bicefala perché si origina da due «Shura Majlis» (Consigli islamici): il primo si trova nelle zone tribali del Pakistan al confine con l’Afghanistan mentre l’altro è a Mashod, città iraniana confinante con l’afghana Zabul. Nella «Shura Majlis» di Al Qaeda in Iran le figure di spicco sono Saad bin Laden, figlio di Osama, l’egiziano Saif al-Adel, responsabile delle operazioni militari all’estero, e Suleiman Abu Gheit, già portavoce di Al Qaeda ed oggi responsabile della propaganda. Attorno a questi tre personaggi, presenti in Iran dall’indomani della caduta dei taleban in Afghanistan, si è creata una struttura territoriale che ha sedi nella base militare di Lavizan, vicino Teheran, nel sobborgo di Chalous, a nord della capitale, e a Mashod, da dove armi e rifornimenti vengono inviati ai taleban che operano in Afghanistan contro la Nato.
Il punto di raccordo fra Al Qaeda e il governo di Teheran è - secondo parti del «National Intelligence Estimate» trapelate alla stampa - Ahmad Vahidi, il comandante della stessa Forza Al Qods che rifornisce di esplosivi e addestramento la guerriglia sciita e sunnita in Iraq. Esiste dunque un collegamento operativo diretto fra le cellule di Al Qaeda in Iraq che attaccano le truppe Usa e di Baghdad, la «Shura Majlis» iraniana e l’offensiva dei taleban contro la Nato, sostenuta dalle retrovie in Pakistan guidate da Ayman al-Zawahiri. Sempre da queste aree pakistane partono gli attacchi contro Islamabad che puntano a rovesciare il presidente Pervez Musharraf: ieri un kamikaze ha causato almeno 12 vittime.
«Sappiamo con certezza che esistono due centri di gravità di Al Qaeda, uno in Pakistan e l’altro in Iran» spiega Richard Clarke, ex vice capo dell’antiterrorismo. Da tempo Washington accusa Teheran di dare ospitalità ad Al Qaeda e il rapporto sull’11 settembre attestò nel 2004 che alcuni membri del commando transitarono per l’Iran ma il «National Intelligence Estimate» enumera per la prima volta nomi e luoghi della struttura parallela a quella pakistana. Il documento coincide con le indiscrezioni su una pressione del vicepresidente Dick Cheney in favore dell’attacco agli impianti nucleari in Iran e la contemporanea previsione di Bill Kriston, direttore del neoconservatore «Weekly Standard», di un possibile «intervento con aerei e truppe speciali» nelle zone tribali del Pakistan. In entrambi gli scenari potrebbero essere adoperati i nuovi aerei-robot «Reaper» appena inviati in Iraq. A frenare Cheney sull’attacco all’Iran è il Dipartimento di Stato che ieri ha fatto seguire alla pubblicazione delle notizie di intelligence una dichiarazione del portavoce Sean McCormack in favore di un «nuovo incontro diplomatico» in tempi brevi fra i due Paesi.

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