Le parole di Sion Segre Amar e la loro strumentalizzazione negazionista una lettera del figlio dello scrittore, Manuel Segre Amar, in risposta ad Antonio Caracciolo
Testata: La Stampa Data: 17 luglio 2007 Pagina: 34 Autore: Emanuel Segre Amar Titolo: «Il senso di Olocausto secondo Segre Amar»
Da La STAMPA del 17 luglio 2007:
La Stampa del 3 maggio 1994 pubblicò un articolo di Sion Segre Amar che scriveva testualmente: «Non chiamatelo Olocausto. A quell’orrore si può dare il nome che si vuole, ma non se ne renderà mai il concetto». Per Dante, scriveva, olocausto significa l’offerta a Dio di tutto se stesso. La parola è fuorviante, nel suo significato sacrificale ed espiatorio, che nulla ha a che fare con Auschwitz e dintorni. E aggiungeva: «Io l’ho talvolta usata, quella parola, facendola però precedere dal correttivo: cosiddetto». Ma da quando lo storico revisionista Coppellotti cominciò a esprimersi in tal modo per affermare che Auschwitz non è mai esistito, mio Padre preferì parlare per nomi geografici. È evidente ora il tentativo di Caracciolo (lettera sulla Stampa di ieri), e di altre persone che si occupano di storia del Novecento, di coinvolgere storici ebrei a difesa delle loro indifendibili posizioni negazioniste. Queste nulla hanno in comune con quanto spiegato da Segre Amar quando nasceva questa assurda interpretazione della Shoah. Con la presente diffido chiunque dal citare a sproposito il termine coniato da mio Padre «cosiddetto Olocausto» e faccio presente di aver già dato incarico a un legale di difenderne la memoria storica nei confronti di tutti coloro che citano a sproposito la Sua espressione.