Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Israele libera 250 detenuti palestinesi, Bush annuncia una conferenza di pace la cronaca di Maurizio Molinari
Testata: Corriere della Sera Data: 17 luglio 2007 Pagina: 14 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Bush: la mia pace in Medio Oriente»
Dalla STAMPA del 17 luglio 2007:
Una conferenza internazionale per accelerare la pace e isolare Hamas. È questo il nuovo passo della Casa Bianca, annunciato dal presidente George W. Bush nella cornice di un appello ai palestinesi affinché «scelgano fra la speranza e la morte, fra la pace e il terrore». Bush punta a rafforzare il presidente Abu Mazen e il premier Salam Fayyad contro i fondamentalisti di Hamas. Bush è il primo presidente americano ad aver sostenuto la nascita di uno Stato di Palestina indipendente e, a cinque anni da quel momento, fa capire che solo Abu Mazen può riuscirvi. «Chi sceglie Hamas sceglie gli attentati, gli omicidi, il terrore sostenuto da Siria e Iran, mentre chi sceglie Abu Mazen punta a realizzare una democrazia moderna basata sullo Stato di Diritto» dice Bush, ribadendo l’impegno preso nel 2002: «Lo Stato di Palestina non nascerà mai con il terrorismo». L’intenzione della Casa Bianca è di far capire ai palestinesi che, optando per Abu Mazen, si avrà «il sostegno dell’America». E per dimostrarlo con i fatti, Bush snocciola una serie di decisioni: la fine delle sanzioni economiche all’Autorità nazionale palestinese (Anp); 190 milioni di dollari di aiuti economici, 80 dei quali destinati alle forze di sicurezza; 228 milioni di dollari in prestiti; l’impegno diplomatico per far continuare gli incontri bilaterali Ehud Olmert-Abu Mazen; la convocazione in autunno di una conferenza internazionale a sostegno della visione di «due Stati in pace e sicurezza uno a fianco dell’altro». A presiedere la conferenza sarà il segretario di Stato, Condoleezza Rice, mettendo attorno al tavolo israeliani, palestinesi e i Paesi arabi che vorranno unirsi a Giordania ed Egitto nell’impegno per una composizione del conflitto. Washington ritiene possibile la presenza di Arabia Saudita, Kuwait ed Emirati Arabi, mentre più dubbi vi sono su Libano, Iraq e Siria. Bush vede nella conferenza un punto di incontro fra la «Road Map» del Quartetto (Usa, Ue, Onu e Russia) e l’iniziativa di pace saudita del 2002. Da qui le richieste ad ogni parte in causa: i palestinesi devono «porre fine agli attentati e liberare i soldati israeliani rapiti», gli israeliani «cessare di allargare gli insediamenti e smantellare gli avamposti illegali» e gli Stati arabi «porre fine alla finzione della non esistenza di Israele e inviare dei rappresentanti» nello Stato ebraico. A meno di 18 mesi dalla fine della presidenza, Bush sembra convinto della possibilità di arrivare alla nascita dello Stato di Palestina grazie ad un sostegno per Abu Mazen tanto marcato quanto è l’isolamento delle milizie islamiche. «Hamas deve riconoscere Israele, rinunciare al terrorismo, fare propri gli accordi di pace e riconoscere l’autorità di Abu Mazen» dice il presidente, enumerando le condizioni che il Quartetto ribadirà nel summit di Lisbona. Israele ha plaudito alla proposta di Bush, mentre Hamas la ritiene «un tentativo di dividere il popolo palestinese». Poche ore prima del passo della Casa Bianca era stato il premier israeliano, Ehud Olmert, a muoversi in sintonia con Washington incontrando Abu Mazen in un bilaterale a Gerusalemme segnato da un duplice passo: la promessa del rilascio di 250 detenuti palestinesi, in gran parte di Al Fatah, e l’amnistia per altri 180, sempre di Al Fatah. Si tratta di combattenti che andranno a rafforzare le forze dell’Anp, per scongiurare colpi di mano di Hamas in Cisgiordania. Abu Mazen ha chiesto l’inclusione della lista degli scarcerati anche di Marwan Barghouti, il leader dei Tanzim considerato un possibile successore alla presidenza.
Per inviare una e-mail alla redazione della Stampa cliccare sul link sottostante