Il "cosiddetto Olocausto" di Sion Segre Amar non è quello dei negazionisti una lettera di Antonio Caracciolo, per imbrogliare le carte
Testata: La Stampa Data: 16 luglio 2007 Pagina: 32 Autore: Antonio Caracciolo Titolo: «Né antisemita né negazionista»
La STAMPA del16 luglio 2007 riporta una lettera di Antonio Caracciolo sul negazionismo che fa riferimento all'articolo che, con la nostra critica, si può trovare a questo link.
Caracciolo per giustificare l'espressione "cosiddetto Olocausto", da lui adoperata, chiama in causa Sion Segre Amar. Lo "storico ebreo" scrive Caracciolo "non è mai stato bollato ch’io sappia come «negazionista» e di riflesso «antisemita»" . Ma l'espressione "cosiddetto Olocausto" esprimeva soltanto le riseve di Segre Amar circa l'uso di una parola dalle risonanze religiose (l'"olocausto", nella Bibbia, è un sacrificio , nel quale la vittima viene totalmente consumata nel fuoco), non una messa in dubbio della storicità dello stermino nazista o della veridicità delle testimonianze dei sopravvissuti.
Che è quanto fanno i negazionisti che Caracciolo ritiene siano ingiustamente "diffamati" da chi attribuisce alle loro farneticazioni il valore che hanno. Quello di falsificazioni della storia e di espressioni del pregiudizio antisemita.
Ecco il testo della lettera:
Mi dispiace dover ritornare sull’articolo di Marco Ventura «Alt ai Negazionisti», dell’11 luglio, seguito da una sua replica a una mia precedente lettera da voi pubblicata il 13 luglio. L’espressione «cosiddetto Olocausto», a me imputata in replica da Marco Ventura come principale prova di un «negazionismo» mio malgrado, è usata da me nello stesso senso in cui la usò sulla Stampa del 3 maggio 1994 il noto storico ebreo Sion Segre Amar nel corso di una discussione sorta con il professor Francesco Coppellotti. Concordo pienamente con lo storico ebreo, che per questo non è mai stato bollato ch’io sappia come «negazionista» e di riflesso «antisemita». Ribadisco che a mio avviso il termine «negazionismo» non ha senso scientifico, ma è un concetto costruito a scopo denigratorio e diffamatorio. In tal senso e in ogni altro senso respingo nettamente ogni qualificazione di «negazionista» che a me si voglia a forza attribuire. Se Marco Ventura vuol conoscere il contenuto delle teorie cosiddette negazioniste deve rivolgersi a quegli autori come Faurisson, ai quali vengono attribuite, ma che però non si vuol in alcun modo lasciar parlare, facendo ricorso alla violenza fisica e a leggi liberticide e incostituzionali. Non sono né il portavoce né l’interprete autorizzato di Faurisson o di altri, che da cultore di filosofia del diritto vorrei potessero avvalersi del diritto di poter manifestare il proprio pensiero, quale esso sia e senza che esso in quanto pensiero possa venir criminalizzato. ANTONIO CARACCIOLO DIPART. DI TEORIA DELLO STATO
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