Da PANORAMA del 16 luglio 2007, un articolo di Fiamma Nirenstein ?
Se Israele colpirà i siti nucleari iraniani, come risponderà la Repubblica Islamica? Per quanto possano essere terrificanti le prospettive, Yftah Shapir ed Ephraim Kam, professori all’Istituto di studi strategici nazionali, restano tranquilli. L’Iran può usare armi chimiche, come il gas che Saddam Hussein sparò contro i curdi nel 1988 uccidendo 5 mila persone, ma un simile attacco non causerebbe più danni di un raid missilistico convenzionale. Se invece l’Iran usasse armi batteriologiche (colera, antrace, vaiolo), ciò implicherebbe che le testate degli Shihab 3 fossero precise al punto da evitare la dispersione di germi in tutta la regione.
Dany Shoham, del Besa center for strategic studies, ritiene invece che l’Iran sia disposto a risposte estreme: l’attacco biologico o un fitto lancio di missili, combinato con una serie di attacchi terroristi, organizzati con Hamas e Hezbollah. Però se Mahmoud Ahmadinejad optasse per la distruzione reciproca, non è detto che l’intero gruppo dirigente di Teheran sarebbe d’accordo. In ogni caso, aggiunge Shoham, un contrattacco sarebbe proporzionato alle distruzioni provocate dall’intervento contro i siti nucleari, che purtroppo non sono distanti dalle città.
Ma Israele si prepara al peggio: 80 milioni di euro sono stati dirottati dall’addestramento di truppe alla difesa della popolazione, in particolare all’acquisto di maschere antigas: oggi sono disponibili solo per la metà della popolazione.
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