A Cracovia la vecchia fabbrica di Oskar Schindler verrà trasformata in un museo. Lo racconta Mara Amarevili sulla REPUBBLICA di oggi, 15/07/2007, a pag. 17. Un'occasione turistica che aiuterà la memoria, anche quella dei polacchi.
Ecco l'articolo:
FIRENZE - Era il simbolo del coraggio di un uomo e della voglia di vita di migliaia di perseguitati. Diventerà un museo e a realizzarlo sarà un´équipe di professionisti italiani.
Una vecchia fabbrica dismessa con la copertura a shed, tipica dell´architettura industriale dei primi del ‘900, inglobata in una nuova struttura da costruire. In tutto, circa 8 mila metri quadrati per ospitare il nuovo Museo d´Arte moderna e contemporanea di Cracovia. La vecchia fabbrica è l´ex manifattura di oggetti smaltati di Oskar Schindler, l´imprenditore tedesco passato alla storia per aver salvato dall´Olocausto 1.100 ebrei e reso famoso in tutto il mondo dal film di Spielberg "Schindler´s list".
Schindler nacque in una regione dell´allora Cecoslovacchia dove viveva per la maggior parte la popolazione di lingua tedesca. L´annessione alla Germania nazista fu per lui l´inizio di una nuova avventura che lo portò a Cracovia, la città polacca che per molto tempo fu la sua dimora. Nel ‘42 conobbe l´orrore: un raid sanguinoso nel ghetto di Cracovia. Decise di fare qualcosa per gli ebrei e ne riuscì a salvare un migliaio con il pretesto di impiegarli come personale nella sua fabbrica. Quella che, appunto, diventerà adesso un museo.
Capannoni da trasformare, in parte da demolire e a cui si aggiungono nuovi spazi espositivi, servizi, giardini e percorsi di collegamento. Il progetto che ha vinto il concorso internazionale per realizzare il nuovo museo è dell´architetto fiorentino Claudio Nardi, che ha sbaragliato gli altri 27 concorrenti aggiudicandosi l´incarico che lo porterà nella città polacca la prossima settimana per firmare convenzione e contratto.
«Entro il 20 novembre dovrà essere pronto il progetto definitivo e a giugno 2008 partirà l´appalto dei lavori per un importo di 10 milioni di euro» racconta Nardi, citando una nota curiosa: «Ventidue progetti su ventotto concorrenti sono stati eliminati per non aver osservato le prescrizioni del bando, per avere osato strutture troppo ardite, mentre lì non c´era posto per fare il grande gesto alla Frank Ghery, c´era solo da costruire sul costruito, con attenzione e sensibilità al confronto con le preesistenze che la cultura italiana tiene ancora come valore».
Il progetto che Nardi ha firmato con i suoi collaboratori Leonardo Maria Proli e Annamaria Tronci, ha convinto la giuria perché è riuscito ad armonizzare e coniugare la memoria della vecchia fabbrica con la contemporaneità che ne disegna il futuro. Come? «Progettando su tutte le volumetrie una copertura a shed in lega di zinco e titanio, mossa come una grande onda grigia che copre tutta la struttura» spiega mostrando i disegni, il fronte del museo che si affianca all´edificio, con gli ex uffici dell´impresa Schindler già trasformati in museo a lui dedicato, il percorso espositivo con soffitti alti 6 metri per ospitare opere d´arte di grandi dimensioni, le pareti trasparenti in vetro, e le quinte di cemento che racchiudono il perimetro del complesso. Un progetto lineare e rispettoso, tutt´altro che eclatante e gridato, prosegue l´architetto «con alcune citazioni, come della fiorentina Loggia dei Lanzi, ricreata per esporre le opere degli artisti ospitati in alcune residenze».
Nardi, nato a Prato nel ‘51 ma residente a Firenze - «città in cui mi piace vivere ed è bello ritornare» - transfuga tra sopralluoghi a progetti in corso d´opera a Tel Aviv, Dubai, Amman, è conosciuto nel mondo della moda per aver lavorato per dieci anni ai negozi di Dolce e Gabbana, quindi per Tod´s, Malo, Ferrè, Valentino. Nel suo curriculum non ci sono solo negozi, ma piani urbanistici, abitazioni a New York, Madrid, edifici pubblici per il nuovo Polo universitario di Firenze e per l´autorità portuale di Marina di Carrara, oltre all´insegnamento all´università di Firenze di architettura d´interni.
«E ora dovrò aprire anche uno studio a Cracovia, perché dovremo progettare l´esecutivo, seguire la direzione dei lavori e anche il collaudo del nuovo museo che non è grandissimo, ma svolge molte funzioni, ha una cineteca, una mediateca e si pone come centro della contemporaneità».
Per inviare la propria opinione a Repubblica, cliccare sulla e-mail sottostante.