Lo zoo delle spie una cronaca istruttiva di Francesca Paci
Testata: La Stampa Data: 15 luglio 2007 Pagina: 15 Autore: Francesca Paci Titolo: «I nuovi 007: Cip e Ciop in prima linea»
Una cronaca curiosa e interessante quella di Francesca Paci sulla STAMPA di oggi, 15/07/2007, a pag.15, dal titolo " I nuovi 007: Cip e Ciop in prima linea "
Un paio di giorni fa l'intelligence iraniana ha arrestato quattordici scoiattoli con l'accusa di «spionaggio filoccidentale»: muniti di ricetrasmittenti, gli animaletti tentavano un'incursione nel territorio della Repubblica Islamica attraverso il confine turco. Se non si trattasse di una notizia dell'agenzia di stampa ufficiale Irna, confermata dal responsabile della polizia di Teheran Esmaeil Ahmadi-Moqadam, la cattura del commando d'intrepidi roditori in missione speciale oltre le linee nemiche sarebbe la trama perfetta di un cartoon per bambini. Gli scoiattoli 007 sono le ultimissime reclute del conflitto globale, eredi di svariate generazioni di delfini, balene, leoni marini, falchi, arruolati a combattere la guerra fredda per conto dei servizi segreti sovietici e americani. Gli animali «in divisa» sono antichi quanto la storia bellica, dagli elefanti di Annibale inerpicati sulle Alpi innevate al piccione Cher Ami - oggi imbalsamato alla Smithsonian Institution di Washington - che durante la Grande Guerra trasportò al di là delle linee tedesche il messaggio della salvezza per un battaglione americano isolato nelle Argonne. Ma lo spionaggio zoologico vero e proprio, la trasformazione degli animali più o meno domestici in un esercito di agenti segreti come in una metamorfosi kafkiana al contrario, è una novità della seconda metà del novecento: frutto della cultura del sospetto del mondo diviso in blocchi, quando - con buona pace degli animalisti - qualsiasi arma era buona per arginare l'estrema minaccia nucleare. Alcuni di questi 007 sono diventati famosi, come Egor e Aydin detto «Palla di neve», i due beluga fuggiti dalla base militare di Sebastopoli, in Crimea, dove insieme a un plotone di mammiferi venivano addestrati dal Kgb al rilevamento subacqueo e all'identificazione di mine. Recuperati nel mar Nero dalla marina sovietica, Egor e Aydin ottennero diverse scritture cinematografiche e la libertà grazie a una campagna mondiale di ecologisti e bambini. Gli altri loro ventisette commilitoni, invece, furono venduti all'Iran e utilizzati per sorvegliare lo stretto di Hormuz, zona strategica di enorme importanza in cui durante la prima Guerra del Golfo anche gli Stati Uniti impiegavano pattuglie di delfini anti-mine. Fino alla metà degli anni Ottanta, il Congresso americano ha autorizzato la cattura di venticinque mammiferi marini all'anno per scopi di difesa. Con la guerra asimmetrica esplosa all'indomani della caduta del muro di Berlino, le vecchie trincee hanno ceduto il posto a fronti impalpabili, ogni giorno diversi, vicoli da guerriglia e azioni terroristiche anziché campi aperti per battaglie regolari. E, al pari dell'artiglieria, gli animali pesanti sono passati di moda. Non più ingombranti mammiferi sottomarini, ma il velocissimo falco-spia pakistano, intercettato agli inizi degli anni Novanta dai radar indiani nello Stato del Rajastan, mentre era impegnato in una missione di rilevamento con un'antenna e due batterie applicate sotto le ali. Roba che neppure in un videogame. L'era postmoderna mescola fino a confondere realtà e immaginazione e, in campo militare, le nanotecnologie aprono lo spazio a un esercito potenzialmente infinito di animali-soldato. Gli insetti, per esempio. A maggio l'esercito israeliano, il modernissimo Tsahal che vanta già un collaudato battaglione di alpaca di stanza nella fattoria di Mitzpe Ramon (nel deserto del Negev) addestrati a trasportare grossi carichi di armi nel silenzio più assoluto, ha arruolato le farfalle alla frontiera con il Libano. I ricercatori di un laboratorio israelo-americano hanno scoperto infatti che le ferite delle larve cicatrizzano molto velocemente e possono essere utilizzate per inserire nelle future farfalle o nelle mosche o nelle zanzare dei «mems», sofisticati microchip telecomandabili in grado di registrare conversazioni dettagliate e intercettare materiale esplosivo. Un lavoro delicato almeno quanto quello sotterraneo degli scoiattoli infiltrati in Iran. E gli uomini? Se ne stanno nascosti dietro l'astuzia di una volpe e la velocità di un uccello, forse ingenuamente convinti di essere protetti dall'incoscienza degli animali come nelle antiche favole di Fedro. Per inviare la propria opinione alla Stampa, cliccare sulla e-mail sottostante.