L'ottimismo degli israeliani e la forza di una democrazia un articolo di Angelo Pezzana
Testata: Shalom Data: 12 luglio 2007 Pagina: 12 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Quella sublime contraddizione della democrazia israeliana»
Non importa se la scena politica è frammentata, e sovente bloccata da un sistema elettorale che non consente stabilità. Commentatori politici e semplici cittadini sono d’accordo nel deplorarne gli effetti, ma le vicende politico-militari dell’ultimo anno, la “situazione”, come la definiscono gli israeliani, sembra non avere peso più di tanto sulla vita quotidiana. Certo, gli israeliani si lamentano e criticano, sotto questo aspetto non esiste nessuna altra democrazia occidentale paragonabile allo Stato ebraico per quanto riguarda il lavare i panni sporchi in pubblico, ma questo non incide sul giudizio globale. Lo dimostra una ricerca dell’Israel Social Survey, una società dell’Ufficio Centrale di Statistica, come ci racconta il prof.Sergio Della Pergola, che abbiamo incontrato a Gerusalemme. I risultati sono sorprendenti. Mentre non si ascoltano altro che proteste da parte di cittadini che reclamano dimissioni di politici, dai vertici più alti dello Stato sino a quelli militari, mentre i sociologi lanciano allarmi sulla crescita del livello di povertà- il 20% degli israeliani vive al di sotto- , mentre pare che il 95% della ricchezza del paese sia nelle mani del 5%, un esempio significativo di disuguaglianza sociale, mentre la riforma economica ha ridotto il coefficiente assistenziale tra le proteste generali, ecco un sondaggio sorprendente, che capovolge e pare smentire quello che a prima vista avremmo potuto definire pessimismo diffuso.La ricerca dimostra che l’82% degli israeliani in età adulta, cioè sopra i 20 anni, si dichiara soddisfatto della propria vita, e più del 50%pensadi migliorare la propria condizione economica nel prossimo futuro. Persino tra i nuovi immigrati, pur con tutte le difficoltà dovute all’inserimento in una nuova vita, il tasso di soddisfazione per la propria condizione non scende sotto al 70%. Se si conosce non superficialmente la società israeliana è facile capire che tra le due posizioni non c’è contraddizione. Alla base del vivere comune c’è sì un popolo abituato ad esprimersi a voce alta, ma fortemente motivato, con una grande energia e una sorprendente creatività nel campo dell’economia e della ricerca. Nel 2006 il Pil è aumentato del 5% e quest’anno arriverà con ogni probabilità al 6%. Un risultato raggiunto malgrado Israele abbia affrontato nel 2005 l’uscita da Gaza e lo scorso anno la guerra contro Hezbollah in Libano. Il tasso di disoccupazione è al 7%, quasi azzerato se consideriamo l’inclusione in questo dato della parte ultra ortodossa, famiglie a mono reddito nelle quali più del lavoro è presente la preghiera. Israele è un paese ricco, la Borsa marcia a pieno ritmo con cifre a due numeri, il reddito pro capite è di 23.000 dollari, di poco inferiore a quello dell’Italia. Si costruiscono strade, vengono ammodernati i trasporti, ogni giorno vengono aperti nuovi cantieri. Tutto questo mentre il paese, da sessant’anni, è minacciato di distruzione, prima dagli Stati vicini, poi anche dai gruppi terroristi. Gli israeliani godono di buona salute, la aspettativa di vita è fra le più alte del mondo. Ha una popolazione molto giovane, il 27% ha meno di 15 anni, e, fatto rilevante non solo sul piano statistico, è dagli anni ’50 che la fecondità dell’intera popolazione, inclusa la maggioranza ebraica e le varie minoranze, è di poco inferiore ai tre figli a coppia. E’ la dimostrazione più lampante di una società che crede nel proprio futuro, malgrado sia costretta a fare i conti ogni giorno con chi vorrebbe distruggerla. Un altro dato significativo, che dimostra l’alto livello democratico di Israele è la sostanziale parità dei bilanci per l’educazione e la difesa, il 12%. Un fatto incredibile se consideriamo l’importanza della voce difesa nel bilancio nazionale. Altro dato positivo, Israele ha un tasso di morti violentetra i più bassi del mondo, compresi i caduti di tutte le guerre. Malgrado questo elenco, di sicuro incompleto, che spiega l’alta percentuale di israeliani soddisfatti di vivere in Ertz Israel, non facciamoci illusioni, li sentiremo sempre protestare contro tutto quello che non funziona, lamentarsi della classe politica sempre al di sotto delle aspettative, per dichiarare poi, al prossimo sondaggio, di essere in fondo soddisfatti del Paese in cui vivono. Perchè Israele possiede un’altra qualità, alla quale dovrebbero guardare i suoi denigratori, l’autocritica, come ci dice il prof.Della Pergola. Grazie a questa capacità, Israele, da quello Stato democratico che è, è riuscita a superare i momenti difficili della sua storia.