lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
11.07.2007 Efraim Zuroff, l'erede di Wiesenthal che cerca gli ultimi criminali nazisti
un articolo di Marina Verna

Testata: La Stampa
Data: 11 luglio 2007
Pagina: 21
Autore: Marina Verna
Titolo: «Le SS ci sono e io le stanerò»
Da La STAMPA dell'11 luglio 2007:

La caccia agli ultimi criminali nazisti è una corsa contro il tempo, prima che la morte se li porti via ingiudicati. E il cacciatore più determinato, ora che Simon Wiesenthal è scomparso, è Efraim Zuroff, lo storico americano sessantenne che dirige il «Wiesenthal Center» e ha lanciato l’«Operation Last Chance»: una campagna che dal 2001 ha portato in tribunale e fatto condannare 41 criminali, di cui tre in Germania. In una lunga intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, Zuroff - che si definisce «un combattente della verità, preoccupato per il tentativo di falsificare la Storia dell'Olocausto» - non nasconde la frustrazione per le tante connivenze che continuano a proteggere i criminali.
In cima alla lista dei «most wanted» c’è l’assistente di Eichmann, Alois Brunner, responsabile del massacro degli ebrei viennesi. Oggi avrebbe 95 anni e non è chiaro se sia ancora in vita. «L’ultima segnalazione è del 2001, investigatori francesi l’hanno visto all’Hotel Meridian di Damasco». Al secondo posto c’è Aribert Heim, medico viennese che nei 50 giorni trascorsi a Mauthausen uccise centinaia di ebrei con brutali esperimenti, compreso l’espianto di organi senza anestesia. Fino al 1962 è vissuto indisturbato a Baden Baden, dove aveva il suo studio di ginecologo. Lo snidarono, ma la sera prima dell’arresto sparì. «Con lui succedono cose strane. Dopo la guerra era stato arrestato dagli americani, ma tornò libero. Forse i servizi segreti Usa volevano utilizzarlo».
Nel ’62 se ne persero le tracce e lo davano per morto quando, nel 2005, un’unità speciale della polizia tedesca scoprì, in una banca di Berlino, un conto corrente intestato a lui, con un milione di euro. Oggi ha 93 anni: un uomo che non passa inosservato: alto 1,90, 47 di scarpe, una cicatrice sulla guancia destra. Lo scorso giugno arrivò una dritta: Heim stava nell’esclusivo Royal Nordic Club a Marbella. Ancora una volta, però, quando gli investigatori si presentarono, era fuggito. Trovarono invece un’altra vecchia conoscenza, il norvegese Fredrik Jensen, una ex SS di alto grado - uno dei pochi stranieri decorati direttamente da Hitler -: «Ha 86 anni ed è in splendida forma, gioca a tennis e a golf. Purtroppo non abbiamo modo di arrestarlo. E’ norvegese, e la Norvegia è l’unico Paese, insieme alla Svezia, dove i crimini di guerra cadono in prescrizione. E vive in Spagna, un Paese dove a nessuno importa ciò che ha fatto».
Zuroff ritiene che non esista più «Odessa», l’organizzazione clandestina di ex SS grazie al cui aiuto Brunner potè sparire per decenni in Siria, ma è certo che i nazisti continuano ad aiutarsi l’un l’altro. «Sappiamo che la figlia di Himmler, Gudrun Burwitz, guida da Monaco l’organizzazione segreta "Stille Hilfe", che procura avvocati ai nazisti».
Una traccia per arrivare a Heim è una coppia di artisti spagnoli, suoi buoni amici, di cui si hanno nomi e indirizzo. Ma non si possono tenere sotto controllo. «Noi non siamo la polizia, non abbiamo le autorizzazioni per ascoltare, ad esempio, le telefonate».
Nell’elenco dei ricercati non c’è più Martin Bormann, il segretario privato di Hitler - «sono sicuro che è morto» - ma c’è il croato Milivoj Asner, che nel ’41 e ’42 guidava la polizia degli ustascia e partecipò alla deportazione di serbi ed ebrei. «Lo abbiamo trovato il 30 giugno 2004 in Croazia; il giorno dopo era scomparso. Errore nostro: pensavamo che un novantenne non scappasse. Sappiamo che adesso abita a Klagenfurt, c’è il suo numero di telefono sulla guida, ma gli austriaci dicono che non è abbastanza in salute per un processo e si rifiutano di estradarlo in Croazia». E’ invece morto d’infarto prima del processo Lajos Polgar, ungherese, responsabile della fucilazione di decine di migliaia di ebrei sulle rive del Danubio, trovato in Australia nel 2005. «Suo figlio mi accusa di averlo ucciso, non capisce che io avrei preferito vederlo in tribunale».
Zuroff descrive il suo lavoro come una grande attività di archivio e lobby: «Il problema più grande oggi è che manca la volontà politica di presentare il conto ai criminali nazisti». Non può più contare, come un tempo Wiesenthal, sul Mossad: «Ultimamente hanno altro da fare». E può usare i detective solo «per provare lo stato di salute dei vecchi nazisti, che dicono sempre di essere troppo deboli per frontare il processo».

Per inviare una e-mail alla redazione della Stampa

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT