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La Stampa Rassegna Stampa
10.07.2007 Politica israeliana: il miliardario Arcadi Gaydamak lancia un nuovo partito
un articolo di Francesca Paci

Testata: La Stampa
Data: 10 luglio 2007
Pagina: 13
Autore: Francesca Paci
Titolo: «La discesa in campo di Arcadi l'oligarca»
Dalla STAMPA del 10 luglio 2007:

Ha un patrimonio di quattro miliardi di dollari e la fama del self-made-man, possiede una fortissima squadra di calcio ed è sufficientemente populista da candidarsi a guidare un Paese confuso. Arcadi Gaydamak, il miliardario di origine ucraina proprietario del Beytar di Gerusalemme, stella del football israeliano, lancia il suo partito, Zedek Hevrati, in ebraico «giustizia sociale». Mille e quattrocento attivisti sono già all’opera per il varo ufficiale di giovedì sera, una festa assai più sontuosa del memorabile Capodanno 2000 organizzato da Gaydamak per il suo arrivo in Israele.
Da tempo gli analisti politici attendevano la discesa in campo dell’Abramovich mediorientale: business, sport e demagogia. Forte di un sondaggio realizzato nei mesi scorsi, Gaydamak conta di ottenere tra i 17 e i 23 seggi, il 15 per cento dei parlamentari della Knesset, il risultato raggiunto tre elezioni fa dall’allora neonato Shinui, il partito laico di Tomy Lapid oggi semiscomparso. A differenza dello Shinui, nemico giurato degli ortodossi, Zedek Hevrati nasce aperto: il Likud di Netanyahu ma anche i voti progressisti convinti dalla generosità del magnate, celebre per le plateali donazioni ai poveri.
Arcadi Gaydamak, 55 anni, due figli, famiglia tradizionale e nessuno scandalo sessuale in curriculum, vuole colmare il vuoto lasciato dal fallimento della destra e della sinistra ma soprattutto dalla prova deludente di Kadima, il partito del premier Olmert. Una scommessa che non necessita un programma dettagliato. Bastano due parole d'ordine: economia e sociale. Più la promessa del diritto di voto agli israeliani residenti all’estero, musica per la sensibile diaspora ebraica.
Israele, orfano di miti, vive una stagione d’incertezza. L’economia nazionale cresce del 7 per cento l'anno ma la gente si accontenta d’una giornata senza tamburi di guerra. I giovani che non emigrano abbandonano Gerusalemme e preferiscono vivere a Tel Aviv fingendo una normalità sintetica.
Arcadi Gaydamak è uno che sogna. O almeno racconta di farlo. Ha abitato per anni in Francia. Da principio faceva il giardiniere nelle case dei ricchi, poi ha aperto una società di import-export con l’ex Unione Sovietica. Nel 2000, braccato dai giudici, ha abbandonato Parigi lasciandosi alle spalle parecchie zone d’ombra e un’inchiesta sul traffico d’armi in Angola. In Israele è ripartito. Ha acquistato la Hapoel Jerusalaim, signora del basket nazionale; la squadra di calcio arabo-israeliana Bney Sakhnin; il Beytar campione della serie A. Lo sport come la politica: né destra né sinistra.
Il popolo lo ama. Per capire il logo Gaydamak bisogna parlare con gli abitanti di Sderot che durante l’ultima raffica di Qassam, un mese fa, hanno alloggiato a sue spese nella tendopoli allestita nel parco Hayrkon di Tel Aviv. A Gerusalemme ha fatto costruire un lotto di case popolari e lo scorso anno, durante la guerra del Libano, ha finanziato un campo estivo per le famiglie delle città del nord minacciate dalle Katiusha di Hezbollah. Certo, in quell’occasione il cantante Shlomo Artzi, una sorta di Lucio Battisti israeliano, rifiutò di suonare per lui al concerto dedicato ai soldati israeliani rapiti. Ma Gaydamak non è tipo da preoccuparsi per un gol incassato.
Oggi vuole giocare in serie A, in quella vera, l’arena della politica nazionale. E pazienza per le inchieste finanziarie che i giudici aprono e chiudono sul suo conto. La Knesset è la meta. Per questo il mese scorso ha annunciato l’acquisto della Tiv Tam, l’unica catena di supermercati israeliana specializzata in cibi non khoser e carne di maiale. Alla fine ha rinunciato, troppo esoso. Ma gli ebrei ortodossi hanno apprezzato. Lo voteranno, dice. Un assist fondamentale per andare in rete. \
L'oligarca Boris Berezovskij, in volontario esilio a Londra, è stato incriminato dai servizi segreti russi per tentato golpe e ora anche per spionaggio. Petroliere e padrone del Chelsea, ma anche uomo politico. Roman Abramovic, è governatore della Chukotka (penisola nell’Artico ricca di gas e oro).Mikhail Khodorkovskij, ex capo della Yukos, ha pagato le proprie ambizioni in politica con l’arresto per frode e la detenzione in un carcere siberiano.

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