Dall'OPINIONE del 10 luglio 2007:La politica estera italiana all’epoca del ministro degli Esteri Massimo D’Alema sarà ricordata per il velleitarismo, e forse anche il cinismo, di chi voleva la pace in Medio Oriente ma non fece nulla per evitare la guerra. L’episodio è quello accennato nell’intervista al presidente della Commissione difesa del Senato Sergio De Gregorio: tutto era pronto per fare liberare i due soldati israeliani rapiti dagli hezbollah nel territorio dello stato ebraico ai confini con il Libano il 28 giugno del 2006. All’ultimo però un inopinato contrordine fece saltare tutto. Pare che Pollari, a quanto racconta il senatore in questione, abbia una gran voglia di liberarsi da questo peso: non avere potuto portare a termine la missione che avrebbe evitato la sanguinosa guerra in Libano per un ripensamento del governo italiano che arrivò inspiegabilmente in zona Cesarini. La storia di Eldad Regev e di Uri Goldwasser, i due soldati che tuttora si trovano nelle mani degli hezbollah, tutti gli amici di Israele la conoscono. Come tutti sanno quale sia stato l’impegno della moglie del secondo, l’eroica Karnit, che venne a Roma la scorsa estate per parlare anche con il Pontefice e perorare una mediazione.
Nell’occasione la donna fu anche ricevuta da D’Alema che però si guardò bene dal rivelarle il retroscena che Pollari potrebbe raccontare nei particolari, una volta sciolto dal segreto di stato. Certo in Italia esiste almeno una componente politica nel governo, il partito di Diliberto, che vanta ottimi rapporti con i nazi islamici di Hassan Nasrallah e conseguenti pessimi rapporti con Israele. Ma tutto questo non può bastare a spiegare come e perchè l’Italia si sia resa indirettamente concausa di una guerra che ha lasciato sul campo più di duemila morti, dall’una e dall’altra parte. Compromettendo altresì in maniera irrimediabile i rapporti tra Israele e il governo in carica. Tanto che la visita di Prodi di questi giorni sa tanto di missione riparatoria. Certo è che una volta fatta la frittata proprio Massimo D’Alema fu quello ad attivarsi di più perché venisse mandata la forza Unifil a interporsi tra gli hezbollah e l’Alta Galilea dove stanno i soldati dell’esercito della stella di Davide. Peraltro ieri almeno tre giornali davano conto di un’altra strana deviazione della politica dell’attuale governo che, avvertita per tempo del fatto che gli hezbollah molto cinicamente volevano mettere scudi umani, anche bambini, su obiettivi sensibili per l’aviazione israeliana, “non avrebbe ritrasmesso a chi di dovere in tempo utile detta informazione”.
Totale? Il 30 luglio di un anno fa un aereo dello stato ebraico bombardò per errore un rifugio e nell’azione, oltre a miliziani hezbollah e terroristi vari, rimasero uccisi sessanta innocenti, 37 dei quali erano bambini.L’evento avvenne a Caana e fu ricordato come l’omonima strage.
Un dato che è stato corretto. Scrive Il FOGLIO dell'8 agosto 2006 "Il giorno stesso i morti erano 58, “di cui 37 bambini”. Tre giorni dopo, soltanto dopo una precisa richiesta dell’organizzazione indipendente Human Rights Watch, e quando ormai la notizia s’era impressa tra le cose avvenute, il bilancio è sceso a 28." Adesso chi può togliere dalla testa alla pubblica opinione italiana e israeliana che qualcuno all’interno dell’esecutivo italiano non abbia scientemente omesso di fare recapitare in Israele la notizia raccolta dal tanto deprecato Sismi di Pollari con il solo e abietto motivo di fare ricadere poi la colpa della strage sui “cattivi israeliani”? Queste sì che sarebbero deviazioni, ma, come dice giustamente De Gregorio, “non dei servizi ma della classe di governo”. Di questo centro sinistra. E infatti ieri bastava leggersi l’intervista di Violante al “Corriere” per capire come oramai la parola d’ordine è sopire la polemica e non provocare Pollari. Perché attaccare Berlusconi a causa delle sue presunte deviazioni è un boomerang per Prodi di quelli che potrebbero passare alla storia. E anche alla geografia.
Di seguito, l'intervista di Dimitri Buffa a Sergio De Gregorio:
“Che cosa potrebbe dire il generale Nicolò Pollari a una commissione d’inchiesta e perché proprio ad essa? Semplice, magari che le extraordinary renditions di terroristi, come quella di Abu Omar, in Italia e in Europa sono prassi consolidata da prima dell’11 settembre, e regolarmente autorizzate dai governi in carica pro tempore e che adesso ci si trincera dietro questa ipocrisia pseudo legalitaria solo per motivi di tornaconto politico. Perché una Commissione d’inchiesta e non un franco colloquio con i magistrati o con il Copaco? Semplice, Pollari non vuole deporre nel segreto delle stanze di regime davanti a persone che deciderebbero poi secondo le loro logiche quali notizie fare filtrare ai giornalisti amici”. Sergio De Gregorio, presidente della Commissione difesa al Senato sta per depositare una proposta di legge per l’istituzione di una commissione bicamerale d’inchiesta sui cosiddetti misteri d’Italia degli ultimi venti anni. E in questa intervista ci dice per filo e per segno cosa vorrebbe dire Pollari all’opinione pubblica per tutelare la propria immagine di fedele servitore dello Stato.
Presidente De Gregorio, perché Pollari vuole parlare a ruota libera davanti a una commissione bicamerale d’inchiesta? E’ vero come scrive “Repubblica” che sta imbastendo pressioni e ricatti?
Ma quando mai! Qui è la politica che non si prende le proprie responsabilità. A me tutti chiedono se io sia il portavoce di Speciale o di Pollari e che gioco stia facendo. Ebbene rispondo così: da presidente della commissione difesa del Senato semplicemente difendo l’onore degli uomini delle istituzioni cui i politici delegano il compito di fare certe cose, quello che viene definito in gergo il gioco sporco, e poi li scaricano coprendoli di fango. Salvo poi promettere e dare loro posti e prebende in cambio del silenzio e della passiva sopportazione di tutto questo stato di fatto. Conosco almeno 20 esempi di funzionari dello Stato con cui si è tentato di fare lo stesso giochetto fatto con il comandante Speciale e con Pollari: molti hanno subito e accettato. Non tutti sono dei leoni. Pollari è diverso ma non vuole violare di sua iniziativa il segreto di Stato, che alla fine poi sarebbe il reato più grave che potrebbe venirgli addebitato.
Ma perché allora Pollari non dice queste cose e si libera dal segreto di Stato davanti ai magistrati o al Comitato parlamentare di controllo sui servizi di sicurezza?
Potrei rispondere così: non si fida. Lui ha parlato di regime non a caso. Chi gli assicura che lui va lì, parla nel segreto e poi quelli fanno uscire solo le cose che fa comodo a loro, ovviamente per denigrare lui e salvare il governo?.
Già, ma dal punto di vista opposto si bolla tutto ciò come ricatto istituzionale...
Ma quale ricatto, Pollari si dice disposto a sfatare i miti delle deviazioni del Sismi che non ci sono mai state. La verità è che lui chiedeva sempre le autorizzazioni per iscritto ai presidenti del consiglio pro tempore, anche quando doveva parlare con i giornalisti, ha fatto così prima di incontrare quelli di “Repubblica” con il premier precedente, ad esempio.
Ma che avrà di così esplosivo da dire ‘sto Pollari?
Ad esempio che tutta la storia di Abu Omar è un caso politico che ha messo in crisi i rapporti tra Italia e America e che ci vorranno 20 anni per normalizzare i rapporti di intelligence tra i due paesi dopo l’intero smantellamento della rete Cia in Italia.
Questo lo sospettavamo. Dove sta la novità?
E se Pollari, come io credo, dicesse alla commissione parlamentare d’inchiesta che l’extraordinary rendition di Abu Omar non era certo la prima, ma magari la ventesima? E se raccontasse che queste operazioni venivano fatte in Italia e in Europa ben prima dell’11 settembre 2001? E se dicesse che erano tutte autorizzate dai governi pro tempore, compresi quelli di Dini e di D’Alema? Vede i politici in Italia sono ipocriti, lanciano il sasso, anzi lo fanno lanciare, e poi nascondono la mano. Io non so chi abbia dato la dritta ai magistrati di Milano di combinare quello che hanno combinato su Abu Omar ma c’è un motivo se Prodi continua a mettere il segreto di Stato e denuncia il fatto che siano stati intercettati illegalmente i telefoni di uomini del Sismi e della Cia; in America sono convinti che noi siamo dei pazzi, ma la verità è che qui sono tutti furbi e prendono gli altri per fessi. C’era un’operazione politica da fare e si è cercato di scaricare sul Sismi e sulla Cia le responsabilità prese dai governi. Non esistono servizi deviati, esistono servizi che fanno quello che gli si chiede di fare. Con Pollari cascano male perché metteva per iscritto tutto, e poi chiedeva ai presidenti del consiglio di controfirmare tutto.
E che altro potrebbe dire Pollari?
Raccontare come naufragò il tentativo congiunto con l’intelligence israeliana per avere indietro i due soldati rapiti in Libano dagli hezbollah. un contrordine politico giunto dall’Italia abbia mandato tutto all’aria all’ultimo momento facendo precipitare la situazione.
Insomma la politica del governo italiano attuale ha fatto scoppiare la guerra tra Libano e Israele?
Fu quella la conseguenza di quel mancato accordo con gli hezbollah.
E poi la missione Unifil?
Pollari potrebbe raccontare chi veramente aveva a cuore la pace e chi curava solo interessi personali e strumentali.
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