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Il Foglio Rassegna Stampa
10.07.2007 Una lettera d'amore ad Hamas
l'analisi del quotidiano sui consigli di dieci ministri degli Esteri europei a Tony Blair

Testata: Il Foglio
Data: 10 luglio 2007
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «La lettera della diplomazia europea accontenta solo Hamas»
Dal FOGLIO del 10 luglio 2007:

Roma. Dieci ministri degli Esteri europei – Italia inclusa – hanno inviato una lettera a Tony Blair, inviato del Quartetto (Onu, Usa, Ue e Russia) in medio oriente, in cui dichiarano morta la road map e aprono di fatto alle posizioni di Hamas. Il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, infatti ha sottoscritto in pieno il sorprendente giudizio dei “dieci” sulle “condizioni troppo rigide che avevamo l’abitudine di imporre come preliminari”, sul fallimento conseguente della road map – che appare quindi prodotto dalle precondizioni – e la conseguente proposta di “negoziati senza preliminari sullo statuto finale”. Tradotto dal diplomatichese, i “dieci” accolgono la linea di Hamas, tacciono sulla richiesta di sospensione delle attività terroristiche, non chiedono il riconoscimento del diritto di Israele a esistere e il rispetto degli accordi sottoscritti dall’Anp. I “dieci”, insomma, offrono a Ismail Haniyeh la possibilità di ricomporre la frattura con Abu Mazen – loro dichiarato obbiettivo – a scapito della sicurezza di Israele, proprio a partire dal suo trionfo strategico: una trattativa sullo stato palestinese, continuando le attività terroristiche e rifiutandosi di riconoscere Israele. Questa piattaforma premia le pratiche palestinesi più fondamentaliste e violente – è quindi addirittura offensiva per Israele – ed è controbilanciata da una proposta inaccettabile: “Prendere in considerazione il bisogno di sicurezza di Israele”. Questa frase volutamente confusa e contorta sostituisce la secca “difesa della sicurezza di Israele” sin qui contemplata dal Quartetto e dovrebbe concretizzarsi nell’“idea di una forza internazionale robusta del tipo Nato o Onu capitolo VII che avrebbe ogni legittimità a assicurare l’ordine nei territori e a imporre il rispetto di un necessario cessate il fuoco”. Nel momento stesso in cui il fallimento dell’Unifil in Libano è ormai acclarato, D’Alema e gli altri nove propongono dunque di impedire all’esercito israeliano le azioni di contrasto antiterrorismo nei territori palestinesi e di delegarle a una forza multinazionale che ovviamente, anche se armata delle migliori intenzioni, nulla potrebbe fare contro le iniziative terroristiche palestinesi e avrebbe quindi soltanto il compito di impedire le contro-azioni israeliane. Per dare un’idea dell’irrealtà di questa proposta, basta ricordare che tra il 1945 e il 1947, prima dello scoppio della prima guerra arabo-israeliana, ben 150 mila soldati britannici non riuscirono a controllare le attività terroristiche degli arabi e dell’Irgùn di Menahem Begin. Questa iniziativa, sconcertante nella forma e nella sostanza, è apparsa ieri mattina soltanto su alcuni giornali europei – in Italia su Repubblica – e punta dichiaratamente a convincere Tony Blair, neorappresentante del Quartetto, ad abbandonare le pregiudiziali sin qui avanzate per la road map e a dichiararla ormai impraticabile, disegnando un nuovo percorso. Nell’iniziativa, oltre alla piena rottura con le ragioni di Israele e il pieno appoggio alle ragioni di Hamas – più che di Abu Mazen – spicca la decisione di mettere a fuoco una sorta di “piccola Europa”. I dieci firmatari infatti sono l’Italia, la Spagna, la Francia e sette paesi minori (Malta, Cipro, Slovenia, Bulgaria, Grecia, Romania e Portogallo). Uno schieramento volutamente borderline, in cui stupisce la presenza del neoministro francese degi Esteri, Bernard Kouchner. Neanche la più oltranzista linea filoaraba di Jacques Chirac infatti era finora arrivata ad assumere una posizione così contraria alle ragioni di Israele, tanto che non si comprende come la linea espressa in questo documento possa essere condivisa da un Nicolas Sarkozy che finora sul conflitto mediorientale si è nettamente posizionato su visioni opposte. Risalta poi l’assenza delle firme di Germania e Inghilterra, proprio mentre il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, con un’intervista al Financial Times annuncia che Londra è pronta a sostenere una terza risoluzione Onu che inasprisca le sanzioni contro l’Iran, se Teheran continuerà a sfidare la comunità internazionale, non escludendo nessuna opzione. Neanche quella militare

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