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La Repubblica Rassegna Stampa
10.07.2007 Prodi è amicissimo di Israele, Al Fatah è indispensabile
spot politici al posto dell'informazione ?

Testata: La Repubblica
Data: 10 luglio 2007
Pagina: 12
Autore: Marco Marozzi - Alberto Mattone
Titolo: «Prodi: "La pace non è rinviabile" - "Al Qaeda è a Gaza Hamas la protegge"»

Prodi in Israele combatte "contro le diffidenze (molto diffuse) degli israeliani verso il suo governo".
 Pladino di Israele ("All´Iran lancia quasi un ultimatum",
"Ad Hamas dice: «Liberate il caporale israeliano Gilad Shalit, prigioniero da un anno. Senza condizioni». ") supera l'equivoco dovuto a Sharon: "l´ultima volta che andò a Gerusalemme, Prodi era alla guida della Ue ed ebbe uno scontro violento con Sharon. Oggi è tutto diverso".

La cronaca della visita di Prodi in Israele pubblicata da REPUBBLICA fornisce un quadro decisamente poco credibile. che non tiene conto delle molte reali ambiguità della politica mediorentale del governo italiano. E' solo di ieri, per fare un esempio, la pubblicazione della lettera dei ministri degli Esteri dei "paesi mediterranei dell'Ue" a Tony Blair, firmata anche dal ministro italiano D'Alema.
Una lettera dal contenuto antisraeliano dalla quale Prodi ha dovuto prendere le distanza. Ma qual'è la linea del governo italiano ?

Ecco l'articolo ( da pagina 12 ):


GERUSALEMME - All´Iran lancia quasi un ultimatum: «Il suo rifiuto di accettare le richieste del Consiglio di Sicurezza dell´Onu rende sempre più prossimo un inasprimento delle sanzioni. Una scelta che nessuno vuole». Ad Hamas dice: «Liberate il caporale israeliano Gilad Shalit, prigioniero da un anno. Senza condizioni». Pure verso gli Hezbollah è duro: «Ho domandato informazioni sui due soldati di Israele rapiti. Non ho avuto risposta nonostante le mie molte richieste». Poi visita la cittadina di Sderot, su cui quasi nelle stesse ore piovono gli ennesimi razzi palestinesi. Mentre la televisione rilancia parti del suo discorso in italiano, il premier Ehud Olmert lo saluta come «l´amico Romano. Sappiamo di avere a Roma un amico stretto».
È una vera e propria "campagna di Israele" quella che Romano Prodi ha portato fra Gerusalemme, dove ha visto Olmert, e Tel Aviv, dove si è incontrato col presidente Peres. Colloqui, visite nei luoghi topici, dal Memoriale della Shoah alla tomba di Rabin, e faccia a faccia con tutti i leader, compreso il capo dell´opposizione, il durissimo Netanyahu del Likud. Oggi tocca alla parte palestinese: Betlemme, i campi profughi, la crisi umanitaria, e Ramallah, con Abu Mazen e Salam Fayyad, che già ieri Prodi ha citato quali unici rappresentanti del governo palestinese. «Gaza fa parte dell´Autorità palestinese, non si può accettare l´azione violenta che ha esercitato Hamas su di essa». Prodi rilancia l´idea di uno Stato palestinese, accanto a Israele: «Due Stati contigui». E dice: «La pace non è più rinviabile». Ma insieme avvisa gli «amici» Olmert ed Abu Mazen che a Gaza, dove Hamas minaccia la guerra «contro ogni truppa di occupazione», non si può fare come in Libano: «Là abbiamo mandato un contingente internazionale perché tutti lo chiedevano. Qui le condizioni non sono le stesse».
L´azione di Prodi è diretta contro le diffidenze (molto diffuse) degli israeliani verso il suo governo, arrivato dopo quello considerato «fra i più amici», di Silvio Berlusconi. Lancia «la profonda amicizia dell´Italia, indipendentemente dal colore del governo». Il premier del centrosinistra gioca però la carta dell´amico che parla anche con i nemici dello Stato ebraico, la Siria e l´Iran in testa, i grandi burattinai con cui comunque bisogna fare i conti. La leadership israeliana pare molto attenta.
Lui tocca tutti i tasti di una nazione preoccupata in modo enorme dalla propria sicurezza: «L´Iran non può, non deve avere alcuna capacità nucleare militare». Dall´altra il presidente del Consiglio cerca uno spazio in una situazione di grande movimento nell´area. Giovedì la Lega Araba manda per la prima volta due suoi rappresentanti a Gerusalemme. E in Europa Sarkozy riceve all´Eliseo i familiari dei tre soldati israeliani rapiti, dichiara tutto il suo appoggio, bolla Hezbollah come «organizzazione terroristica» e insieme convoca per il weekend a Parigi un incontro delle 14 fazioni del Libano sempre sull´orlo della guerra civile: «Ci sarà anche Hezbollah, parlerò dei militari prigionieri». La Francia cerca di riconquistare una leadership appannata nell´area. L´Italia è subentrata a Parigi alla guida del contingente Onu e Prodi, a un anno dalla guerra fra Hezbollah e israeliani, rivendica - con Olmert che dice: «Lui fu il primo a telefonarmi» - il ruolo italiano. La missione Unifil è «positiva», «sembra chiaro il rinnovo del mandato», anche se l´Onu può «cambiare le regole d´ingaggio». E Olmert onora persino il «suo ruolo nel grande miglioramento dei rapporti fra Unione europea e Israele».
L´ultima volta che andò a Gerusalemme, Prodi era alla guida della Ue ed ebbe uno scontro violento con Sharon. Oggi è tutto diverso.

Alberto Mattone riporta le accuse di Abu Mazen ad Hamas (favorisce l'infiltrazione nei territori di Al Qaeda) e sostiene la liberazione di Marwan Barghouti.
Articolo, titolo ("Al Qaeda è a Gaza Hamas la protegge") e rilievo dato alla notizia comunicano l'impressione che la REPUBBLICA voglia far arrivare ai suoi lettori il messaggio di Al Fatah, che suona più o meno "Ormai siamo indispensabili. L'alternativa a noi è il diluvio islamista". Tutto da verificare, naturalmente.
Certo essere portavoci della posizionedi Al Fatah potrebbe essere meglio che esserlo di quella di Hamas. In ogni caso, però, non si tratta di informazione.

Ecco l'articolo (pagina 13):

GERUSALEMME - «Attraverso Hamas, Al Qaeda sta entrando nella Striscia di Gaza»: Abu Mazen lancia l´allarme-terrorismo nei Territori e sferra un attacco agli integralisti islamici che hanno preso il potere a Gaza. In un´intervista al Tg1 e al Tg2, il presidente dell´Anp spiega che «Hamas, attraverso i suoi comportamenti sanguinari, è diventata molto vicina alla rete di Osama Bin Laden, e per questo la Striscia è in pericolo e ha bisogno di aiuto».
Le dure parole del leader di Fatah, fanno parte di una strategia diplomatica internazionale che punta a isolare le milizie del deposto premier, Ismail Haniyeh. Abu Mazen, che oggi vedrà Prodi a Ramallah, assicura che «Striscia e Cisgiordania saranno riunificate». Poi, bolla come «un crimine tutto quello che Hamas ha fatto contro il popolo palestinese», e spiega che «un dialogo con il partito integralista è impossibile». La minaccia terroristica fa paura anche ai Paesi islamici moderati, e non è un caso che, per la prima volta, giovedì prossimo arriverà in Israele una delegazione della Lega Araba, da sempre ostile allo Stato ebraico.
I ministri degli Esteri di Giordania ed Egitto, Abdullah al-Katib e Ahmed Aboul Gheit, incontreranno a Gerusalemme il premier Olmert, e i responsabili di Esteri e Difesa, Livni e Barak. Tema dei colloqui, il piano di pace, il ritiro di Israele dai territori occupati nel ‘67 e la minaccia globale del terrorismo. «Si tratta di una visita storica» esulta Mark Regev, portavoce del ministero degli Esteri israeliano. E non sminuisce l´evento, il fatto che la Lega Araba sarà rappresentata da due Paesi che già intrattengono relazioni diplomatiche con Tel Aviv. Amr Mussa, il segretario dell´organismo che riunisce 22 nazioni islamiche, sottolinea: «L´incontro servirà per cercare una soluzione al conflitto in Medio Oriente».
L´annuncio del vertice con la Lega Araba, è arrivato dopo la decisione del governo israeliano di liberare 250 palestinesi come segno di buona volontà nei confronti di Abu Mazen. Israele e Anp stringono rapporti sempre più stretti, anche se continuano gli omicidi mirati di Tsahal nella Cisgiordania. E che si stia preparando qualcosa di grosso, lo testimonia l´incontro segreto di ieri in carcere tra Marwan Barghouti, storico leader del Fatah, e l´ex viceministro della Difesa, Ephraim Sneh. Nella prigione di Hadarim, i due hanno parlato della situazione nei Territori e dello scambio di prigionieri che dovrebbe portare alla liberazione del soldato Shalit, il militare israeliano rapito da Hamas a Gaza.
Barghouti, leader della seconda Intifada e uomo molto popolare tra i palestinesi, è stato condannato a cinque ergastoli. Schierato per l´unità nazionale, ha preso posizione in favore di Abu Mazen quando Hamas ha conquistato il potere a Gaza. La visita in carcere di Sneh, potrebbe preludere a importanti sviluppi. «Mio marito potrebbe essere liberato in cambio di Shalit», ha detto Fadwa, la moglie di Barghouti. Non sarà facile convincere i ministri più conservatori del governo israeliano. Ma, come ha detto Abu Mazen, «Barghouti è l´unica persona che può rilanciare la popolarità del Fatah in tutti i Territori, Gaza compresa». E Hamas non si può opporre alla liberazione di un eroe nazionale.

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