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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.07.2007 La persecuzione dei cristiani e la jihad di Al Qaeda
un editoriale di Magdi Allam

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 luglio 2007
Pagina: 1
Autore: Magdi Allam
Titolo: «I lunghi tentacoli dell'Idra»
Dal CORRIERE della SERA dell'8 luglio 2007:

L'unica certezza è che i cristiani sono sempre più nel mirino dei terroristi islamici. Che dietro al sequestro di padre Giancarlo Bossi ci sia il gruppo Abu Sayyaf, legato ad Al Qaeda, o dei fuoriusciti dei separatisti del Fronte di liberazione islamico Moro, si tratta in entrambi i casi di terroristi islamici che predicano l'odio e praticano la violenza contro i cristiani.
Il fatto che ciò avvenga in un contesto dove, da un lato, i cristiani sono perseguitati e costretti all'esodo in Medio Oriente e altrove nel mondo e, dall'altro, i tentacoli dell'idra di Al Qaeda hanno promosso una colossale offensiva del terrore che massacra migliaia di innocenti, musulmani e non, dall'Iraq all'Afghanistan, dallo Yemen alla Gran Bretagna, danno il segno della crescita di una strategia aggressiva in cui i cristiani sono la vittima sacrificale sull'altare della loro Jihad volta all'instaurazione di un Califfato islamico globalizzato. E tutto era stato detto ed è scritto nel documento con cui nel giugno del 1998 Osama Bin Laden annunciò la nascita del «Fronte internazionale islamico per la Guerra santa contro gli ebrei e i crociati». In esso si formalizza il principio della responsabilità oggettiva di tutti gli «infedeli» e gli «apostati » o comunque dei «nemici dell'islam », nel senso che se ne legittima l'uccisione per il semplice fatto che risiedono in un paese da loro definito Dar al kufr, Territorio della miscredenza, o
Dar al harb, Territorio di guerra. Il dialogo con questi terroristi è letteralmente impossibile: o ci sottomette in tutto e per tutto al loro dispotismo, che affonda la sua ragion d'essere in un'interpretazione radicale del Corano e che li porta a auto-eleggersi depositari dell'unico «Vero islam», o si deve essere sterminati nel nome di un loro Dio implacabile, crudele e vendicativo.
Ecco perché comprensibilmente Norberto Gonzales, il responsabile per la Sicurezza del presidente delle Filippine, ha ammonito l'ex sottosegretario agli Esteri, Margherita Boniver, di «non essere troppo ottimista» sulla sorte di padre Bossi. La lettura interna del pensiero dei terroristi islamici binladiani o comunque jihadisti, nonché la considerazione del quadro internazionale che registra la crescente difficoltà in cui versano le autorità dell'Iraq, dell'Afghanistan, del Pakistan, dello Yemen, dei Territori palestinesi, del Libano, del Marocco, dell'Egitto e della Somalia di fronte all'offensiva terroristica, determinano un insieme di estrema preoccupazione e precarietà. E il fatto che questa minaccia sia riuscita a infiltrarsi all'interno stesso dell'Occidente, così come attestano i recenti attentati sventati a Londra e portati a segno a Glasgow, dovrebbe farci capire che nel nostro mondo globalizzato nessuno può considerarsi al riparo dal terrorismo islamico.
Purtroppo così non è. Perfino sulla mobilitazione dell'opinione pubblica per richiedere il rilascio di padre Bossi, in Italia è divampata la polemica politica all'insegna della strumentalizzazione faziosa di una vicenda che dovrebbe imporre l'unità di tutte le persone di buona volontà attorno al valore della sacralità della vita e del diritto alla libertà religiosa. C'è chi, come il responsabile Esteri del Pdci, Jacopo Venier, è convinto che più che dei terroristi islamici si dovrebbe condannare Israele per una presunta «scelta radicale» di «ripulire le terre abitate dalle genti palestinesi e l'abbattimento dei luoghi di culto islamici ». Omettendo di ricordare che si tratta di un fatto, quello della distruzione di un numero imprecisato di moschee, che risale al 1950 e sulla cui fondatezza si sta ancora indagando. Ebbene è proprio questa mistificazione della realtà, accecati da un pregiudizio ideologico nei confronti di Israele e dello stesso Occidente, ciò che in definitiva finisce per avvantaggiare il vero nemico, il terrorismo islamico, che sta dilagando nel mondo e fin dentro casa nostra.
Noi non possiamo che sperare fino all'ultimo nella liberazione di padre Bossi. È bene che i credenti preghino per lui e che tutti insieme ci si mobiliti perché a tutti i livelli si faccia tutto il possibile per il suo rilascio. Facciamolo per lui e facciamolo per noi stessi. Prima di scoprire che i suoi carnefici, qualora dovessero averla vinta, saranno i nostri stessi carnefici.

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