Cattivi consigli a Tony Blair dai ministri degli Esteri degli Stati mediterranei dell´Unione Europea
Testata: La Repubblica Data: 09 luglio 2007 Pagina: 1 Autore: ministri degli Affari Esteri degli Stati mediterranei dell´Unione Europea Titolo: «CARO TONY, ECCO IL PIANO PER LA PACE IN MEDIO ORIENTE»
I dieci ministri degli Esteri dei paesi mediterranei dell´Unione europea hanno scritto una lettera a Tony Blair, inviato del Quartetto per il Medio Oriente . Primi firmatari Italia, Francia, Spagna e Portogallo.
La lettera propone di abbandonare "le condizioni troppo rigide che avevamo l´abitudine di imporre come preliminari alla ripresa del processo di pace ".
Le richieste del Quartetto erano il blocco degli insediamenti e la rimozione di quelli illegali (a Israele) e la lotta al terrorismo (ai palestinesi).
Le prime vengono ribadite, la seconda cade. Inoltre, a Israele vengono richieste "la liberazione di migliaia di prigionieri che non abbiano le mani macchiate di sangue" e " la liberazione anche dei principali leader palestinesi per assicurare il ricambio in seno a Fatah". I "leader palestinesi" (eufemismo per "Marwan Barghouti" ?) dunque, dovrebbero essere liberati anche se avessero le mani macchiate di sangue. Non è chiaro come si possa poi affermare che quest'ultima richiesta non abbia nulla a che fare con la sicurezza. Tuttavia, i ministri degli Esteri europei lo fanno, cercando di assimilare fraudeolentemente la richiesta di liberazione di capi terroristi a quella di prigionieri senza "mani macchiate di sangue".
Nessun cenno alla sicurezza, invece, nella formulazione dell'ultima richiesta:"riaprire le frontiere tra Gaza e l´Egitto, facilitare il passaggio tra Gaza e Israele, e incoraggiare l´Arabia Saudita e l´Egitto, come il Presidente Mubarak ha proposto, a ristabilire il dialogo tra Hamas e Fatah."
Qui, probabilmente, la richiesta a Israele di mettere a repentaglio la propria sicurezza era troppo evidente per tentare di negarne il significato.
In sintesi, si può dire che i ministri degli Esteri hanno fornito a Tony Blair pessimi consigli, ispirati ai radicati pregiudizi antisraeliani della diplomazia europea. Pregiudizi che contribuscono a rendere nella migliore della ipotesi inefficace, nella peggiore dannosa, la politica di Bruxells in Medio Oriente
Ecco il testo:
Caro Tony, dopo dieci anni passati al servizio della Gran Bretagna, e mentre il mondo si stava già rammaricando di vederla lasciare le luci della ribalta, lei ha accettato una missione più complessa, addirittura più impossibile di tutte quelle in cui si era finora impegnato. Impossibile? Il compito, effettivamente, è tale da scoraggiare più di una persona. Alla storia apparentemente senza fine di una pace tra Israele e i Palestinesi, si aggiunge oggi un insieme di fattori ostili: il colpo di forza di Hamas a Gaza ovviamente, le difficoltà politiche interne israeliane, l´attendismo degli Stati Uniti, la mancanza di convinzione dell´Europa, nonostante l´azione meritoria di Javier Solana, e soprattutto quella terribile sensazione di impotenza che sembra propagarsi in tutta la comunità internazionale. C´è indubbiamente di che scoraggiarsi. E tuttavia, non possiamo impedirci, rallegrandoci della sua decisione di accettare questa missione, di provare un improbabile ottimismo. Prima di tutto, poiché noi conosciamo il suo coraggio, il suo senso del bene comune e la sua determinazione. Ma anche perché l´ampiezza della crisi ha provocato una presa di coscienza salutare, che paradossalmente rende finalmente possibile il progresso. Tanto vale riconoscerlo subito, la prima constatazione di questa analisi è quella di un insuccesso condiviso che non possiamo più ignorare: la "road map" è fallita. Lo status quo che prevale dal 2000 non porta a nulla, lo sappiamo. Le condizioni troppo rigide che avevamo l´abitudine di imporre come preliminari alla ripresa del processo di pace non hanno fatto altro che aggravare la situazione. L´immobilità timorosa della comunità internazionale ha provocato troppi danni. Questo bilancio negativo ci impone di cambiare approccio. Ci autorizza soprattutto a vedere più lontano. L´Europa ha il dovere di dirlo ai suoi amici sia israeliani che palestinesi. Poiché, se si accetta di cambiare prospettiva, se ci si azzarda a vedere la situazione con occhi nuovi, la situazione attuale offre anche le sue opportunità. Ne citeremo due. Per prima cosa, la presa di Gaza da parte di Hamas. Da questa sconfitta può nascere una speranza. Il rischio di guerra civile in Cisgiordania, le minacce della divisione di fatto della Palestina e del ritorno degli scenari giordano e egiziano di prima del 1967 possono effettivamente dare uno scossone. Il Presidente dell´Autorità Palestinese, con la sua tenacia nel favorire la pace e il dialogo e nel denunciare coraggiosamente il terrorismo, ci invita all´ottimismo. Altro motivo di sperare: la determinazione dell´Arabia Saudita, degli Emirati e del Qatar a fianco dell´Egitto e della Giordania. Questi nuovi protagonisti sono in grado, con le loro considerevoli risorse, di portare un aiuto decisivo. Questi due punti, caro Tony, ci autorizzano a ridefinire i nostri obiettivi. Sostenuti da una concertazione rinnovata del Quartetto e della Lega Araba (con Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Siria, Emirati) che associ le due parti (Olmert e Mahmud Abbas), questi obbiettivi dovrebbero ragionevolmente essere quattro: a) Offrire una speranza, una vera soluzione politica ai popoli della regione. Questo passa attraverso negoziati, senza preliminari, sullo statuto finale, salvo che il percorso avvenga per fasi successive. Comprendendo le questioni di Gerusalemme, i rifugiati e le frontiere, questi negoziati permetteranno di fissare un obiettivo condiviso e realistico. b) Prendere in considerazione il bisogno di sicurezza di Israele. Vale la pena esaminare l´idea di una forza internazionale robusta del tipo Nato o Onu capitolo VII. Questa avrebbe ogni legittimità ad assicurare l´ordine nei territori e a imporre il rispetto di un necessario cessate il fuoco. I rischi, ovviamente, sono elevati, ma questa forza può essere funzionante e sicura se noi rispettiamo due condizioni: che accompagni un piano di pace senza sostituirvisi e che si appoggi su un accordo inter-palestinese. c) Ottenere da Israele provvedimenti concreti e immediati a favore di Mahmud Abbas, tra i quali il trasferimento della totalità delle tasse dovute, la liberazione di migliaia di prigionieri che non abbiano le mani macchiate di sangue, la liberazione anche dei principali leader palestinesi per assicurare il ricambio in seno a Fatah, il congelamento della colonizzazione e l´evacuazione degli insediamenti selvaggi. Nessuno di questi provvedimenti può essere contestato per motivi di sicurezza. L´Europa e il Quartetto devono dirlo con fermezza e amicizia a Israele. È troppo tardi per tergiversare. d) Non spingere Hamas a rilanciare. Questo implica riaprire le frontiere tra Gaza e l´Egitto, facilitare il passaggio tra Gaza e Israele, e incoraggiare l´Arabia Saudita e l´Egitto, come il Presidente Mubarak ha proposto, a ristabilire il dialogo tra Hamas e Fatah. Questi quattro obiettivi sono alla nostra portata. Nonostante le circostanze drammatiche, nonostante le ferite e gli odi, ci troviamo di fronte a una occasione storica - forse l´ultima. Conosciamo la sua immaginazione. Siamo quindi certi che lei saprà trattare queste problematiche in modo globale. Da qui l´importanza di riunire senza indugio una Conferenza internazionale che comprenda tutte le parti del conflitto. Caro Tony, lei ha lo straordinario privilegio di poter far diventare realtà, la visione di due Stati, israeliano e palestinese, che vivono l´uno accanto all´altro in pace e in sicurezza. Sappia, che, in ogni giorno della sua missione, potrà contare sul nostro sostegno e la nostra adesione incondizionata.
(Lettera firmata dai 10 ministri degli Affari Esteri degli Stati mediterranei dell´Unione Europea, riuniti il 6 luglio 2007 a Portorose, Slovenia Ivailo Georgiev Kalfin (Bulgaria) Yiorgos Lillikas (Cipro) Bernard Kouchner (Francia) Dora Bakoiannis (Grecia) Massimo D´Alema (Italia) Michael Frendo (Malta) Luís Amado (Portogallo) Adrian Cioroianu (Romania) Dimitrij Rupel (Slovenia) Miguel Ángel Moratinos Cuyaubé (Spagna)
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