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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.07.2007 Giorgio Montefoschi le canta a José Saramago
lo scrittore comunista portoghese che paragone Israele al Terzo Reich

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 luglio 2007
Pagina: 47
Autore: Giorgio Montefoschi
Titolo: «José Saramago dimentica la storia»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 07/07/2007, a pag 47, un breve editoriale di Giorgio Montefoschi su José Saramago, lo scrittore comunista portoghese che equipara Israele al Terzo Reich. Parole chiare, critiche che condividiamo appieno.

Ecco l'articolo:

I n un brano di una intervista concessa alla Repubblica,
prima espunto e poi ripristinato, José Saramago afferma, tra l'altro: «Per quanto riguarda il Medio Oriente, aspetto il giorno in cui siano portati davanti a un tribunale internazionale i politici e i militari di Israele responsabili del genocidio di cui è stato vittima il popolo palestinese negli ultimi sessant'anni. Perché, come ho scritto alcuni mesi fa, fintanto che ci sarà un palestinese vivo, l'olocausto continuerà». Premesso che, nel caso questo tribunale fosse stato istituito, allora scontare giudizi e pene sarebbe toccato anche al defunto re di Giordania Hussein, responsabile del «settembre nero» in cui dei confratelli palestinesi ne furono massacrati diecimila (ma questo lo dimentica lo scrittore portoghese), per il resto siamo alle solite. Non sa, Saramago, o vuole dimenticarlo, che la parola genocidio si applica alla sistematica distruzione di un popolo (come è accaduto a sei milioni di ebrei indifesi) e non a una guerra, giusta o sbagliata che sia, fra due popoli confinanti? E non sa che in questi sessant'anni che cita, dal giorno immediatamente seguente a quello in cui la comunità internazionale gli assegnò i suoi modesti confini, lo Stato di Israele, nel quale approdarono i superstiti dell'Olocausto, è stato sempre aggredito e minacciato di essere cancellato per sempre?
Ma non c'è niente da fare. Politici e «maestri del pensiero» hanno impiegato mezzo secolo a riconoscere i gulag. Ce ne vorrà un altro per riconoscere Israele. E smettere di seminare l'odio, e le tragiche conseguenze dell'odio, ben protetti dalla minaccia dei razzi nelle case europee.

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lettere@corriere.it

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