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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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I giornalisti occidentali si sentono sicuri perche sono dalla "loro" parte 07/07/2007

Nel rapimento, prigionia, e liberazione dei giornalisti occidentali in terre musulmane ci sono alcuni aspetti comuni che rendono quei sequestri inquietanti. Prendiamo ad esempio, fra i tanti, soltanto i più noti, quelli italiani, le due Simone,la Sgrena e Mastrogiacomo, con l’aggiunta  dell’ultimo in ordine di tempo, quello del corrispondente della BBC Alan Johnston, liberato l’altro giorno. In tutti questi casi i giornalisti, appartenenti, chi più chi meno, a giornali oppure ong di sinistra, tutti comunuque largamente critici nei confronti di Stati Uniti e Israele, si sentivano tranquilli, tanto da rimanere al loro posto di lavoro, convinti che l’essere amici della “causa” li avrebbe in qualche modo protetti. Vi siamo vicini, avevano pensato, quindi non correremo rischi. Invece di fare le  valige, come raccomandavano i governi occidentali, si sentivano a casa, fra amici, appunto. Ma nei paesi nei quali è già un’impresa distinguere i vari gradi di potere effettivo tra chi è al governo e chi governa con le proprie milizie, sentirsi al riparo è stata una scelta dissennata. Già stabilire da quale parte provengano i sequestratori è del tutto impossibile, perchè distinguere tra le varie famiglie politiche e i signori della guerra che si impongono ai legittimi governi è come brancolare nel buio. Ne sono testimonianza le lunghe trattative, identiche in ogni caso, che hanno coinvolto i governi occidentali, al riparo da occhi indiscreti attraverso i vari servizi segreti. Certamente per salvare i sequestrati sono stati pagati riscatti da capogiro, anche se, come sempre, nessuno l’ha mai ammesso apertamente. Un secondo aspetto, non meno inquietante, è la quasi identica reazione dei sequestrati una volta liberati. Pur con alcune differenza di linguaggio, tutti hanno lodato, non mentre erano in prigionia, il che sarebbe stato comprensibile, ma una volta rilasciati, tutti, dicevamo, hanno lodato i carcerieri. Ma come sono stati gentili, come ci hanno trattato bene, certo temevamo per la nostra vita ma comprendevamo la loro richiesta di liberare i “compagni” rinchiusi nelle carceri inglesi, americane o israeliane. Le due Simone e Giuliana Sgrena hanno battuto ogni record, fotografate in abiti tipo sharia, portati perdipiù con vanto e civetteria, mentre elogiavano i loro carcerieri.  Mastrogiacomo e Johnston avevano sì l’aria di chi si rendeva conto di averla scampata bella. Eppure, da entrambi, nessuna parola, nessuna accusa per i terroristi che hanno approfittato della loro vita, mettendola a repentaglio. Comunque usandola per i loro fini. Johnston si è fatto fotografare con il capo di Hamas, Ismail Hanyeh, ringraziandolo, come se la sua liberazione fosse avvenuta grazie a lui e non grazie ai dollari che i rapitori si saranno intascati, magari dividendoseli con lo stesso Hamas. Tranne errori di percorso, possibili in qualunque tipo di sequestro, l’estorsione, al di là della retorica islamista, è alla base di ogni rapimento. Tranne in un caso. Pensiamo a Daniel Pearl, inviato in estremo oriente dal Wall Street Journal, che aveva, a differenza dei colleghi sunnominati, la peculiarità di essere ebreo. Gli fu tagliata la gola, subito, dopo un processo farsa, nel quale, ripreso da una telecamera, fu costretto a dire il proprio nome, che i suoi genitori erano ebrei, che lui era ebreo. Poi la mano del tagliagole, nel nome di Allah, fece il suo lavoro. Per Daniel Pearl, pur lavorando per uno dei giornali più famosi del mondo, l’opzione di un riscatto non  venne neanche presa in considerazione. Essere ebreo era più che sufficiente per essere sgozzato. Pearl non è tornato a casa. Sono liberi invece gli altri, immaginiamo Alan Johnston già pronto a riprendere i suoi servizi alla BBC, identici ai precedenti, nei quali condannava l’occidente occupante mentre difendeva i poveri resistenti.Magari non farà più base a Gaza, vista l’esperienza passata, così come sono rimaste sul suolo natio le due Simone e la Sgrena. Ma possiamo essere certi che non cambierà opinione su chi ha torto e chi ha ragione.


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