domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
07.07.2007 Ma come è umano il medico Al Zawahiri
così ce lo presenta Bernardo Valli

Testata: La Repubblica
Data: 07 luglio 2007
Pagina: 1
Autore: Bernardo Valli
Titolo: «Nella testa del medico che diventa terrorista»

Su REPUBBLICA di oggi, 07/07/2007, a pag.1-17, con il titolo " Nella testa del medico che diventa terrorista", Bernardo Valli, spiegando perchè gli integralisti musulmani diffidano delle facoltà umanistiche, racconda, con un tono che supera il limite consentito, come i terroristi provengano in gran parte da facoltà scientifiche, da medicina in particolare. Attenzione, sembra dire Valli, sono medici umani e dolci, altamente professionali, non confondiamoli con i criminali tout court. Persino il vice di Bin Laden, lo spietato Al Zawahiri, ha chiuso il suo ambulatorio al Cairo, ma di sicuro continua a svolgere la sua professione umanitaria tra le montagne del Pakistan. Tra il coordinamento di un massacro e l'altro, ha cuore per le ferite dei suoi. Tutto il pezzo è impregnato di buoni sentimenti, che il lettore di REPUBBLICA non pensi male di qualche medico islamista che organzizza attentati in Europa. Che sarà mai, basta guardare il lato umano delle cose e,soprattutto, cambiare canale e pensare ad altro.

Ecco l'articolo:

In questi giorni, leggendo dei numerosi medici musulmani coinvolti in trame terroristiche, mi capita spesso di pensare al dottor Abdel Aziz Rantissi. All´inizio del decennio, durante la Seconda Intifada, gli chiesi perché avesse scelto di diventare un medico, specializzato in pediatria. La mia domanda non era innocente. E lui se ne rese senz´altro conto. Eravamo a Gaza, in una zona chiamata Sheykh Radwan. Gli israeliani gli davano la caccia e i suoi uomini di scorta, con gli orecchi incollati alle persiane chiuse, cercavano di cogliere i rumori sospetti. Stormi di ragazzini schiamazzavano nella strada polverosa, davanti alla casa che sembrava abbandonata. Un attacco fulmineo, imparabile, poteva arrivare soltanto dall´alto, dagli elicotteri armati di missili. Il dottor Rantissi, portavoce di Hamas, era un obiettivo importante.
Avevamo parlato fino a quel momento degli attentati terroristici. Lui giustificava l´azione dei kamikaze. Il suo argomento era semplice: «Loro, gli israeliani, hanno i carri armati, gli aerei, gli elicotteri, noi abbiamo i nostri giovani disposti a sacrificarsi». E i massacri indiscriminati di civili? «Se lei conta le vittime civili, vedrà che le nostre sono molto più numerose. Noi palestinesi siamo tutti vittime». A quel punto gli rivolsi la domanda. Ed era chiaro che gli chiedevo in sostanza di spiegarmi come potesse conciliare la sua professione di pediatra e l´attività terroristica, della quale era politicamente responsabile. L´implicito interrogativo era reso ancor più opportuno dal fatto che mi aveva appena detto di avere fretta. «I miei malati mi aspettano all´ospedale e ho una lezione all´Università islamica». Egli passava dunque dalle corsie di un reparto pediatrico e dalle aule della facoltà di medicina alle riunioni in cui si decidevano massacri indiscriminati.In realtà il dottor Rantissi mi rispose soltanto in parte. Nonostante avesse il tempo contato, la prese alla larga.
Mi raccontò di essere nato a Yibna, località tra Jaffa e Ashkelon, oggi Israele, e di essere cresciuto in un campo profughi di Gaza. Dopo avere frequentato una scuola finanziata delle Nazioni Unite aveva vinto una borsa di studio dell´Università di Alessandria, in Egitto. Ed era stato naturale per lui scegliere una facoltà scientifica. Le discipline umanistiche, la letteratura, il diritto, anche se insegnate in università arabe, erano impregnate di cultura laica, spesso occidentale. Un integralista musulmano, e lui già lo era (poiché fin da giovane era vicino ai Fratelli Musulmani) non poteva certo studiare la legge laica, poiché la sola valida era quella del Corano. Per questo i fondamentalisti musulmani preferivano le discipline scientifiche. O quelle tecniche. Una scienza esatta («incontaminata») come la matematica rappresentava la perfezione.
Anche perché aveva profonde radici nella storia, nella cultura araba. Tra i maggiori teorici del fondamentalismo musulmano non mancano i matematici.
Bin Laden è un ingegnere. E tanti integralisti, anche se estranei o addirittura contrari al terrorismo, sono medici.
Abdel Aziz Rantissi non sentì il bisogno di spiegarmi come potessero convivere in lui due anime, una che si prodigava nel salvare vite umane negli ospedali, e l´altra che organizzava o approvava azioni destinate a falciare vite umane su un autobus o su una piazza. Da un lato il medico e il docente (di genetica e di parassitologia), dall´altro l´animatore di terrorismo. Il professore metodico coabitava con il combattente invasato.
La sua vita era trascorsa tra le prigioni israeliane e le cliniche pediatriche, tra le riunioni clandestine e le aule universitarie. Da un lato l´odio, dall´altro la devozione. Non potevo pretendere che mi spiegasse come i due sentimenti riuscissero a convivere naturalmente in lui. Forse erano un tormento. Avrà pensato che non potevo capirlo. L´orgoglio gli impediva comunque di giustificarsi con uno straniero mai visto prima. Negli ultimi discorsi pubblici disse che Israele e Bush avevano dichiarato guerra a Dio, e che Dio aveva dichiarato guerra a Israele e a Bush. Nel marzo 2004 gli israeliani uccisero Ahmed Yassin e il dottor Rantissi gli succedette alla testa di Hamas. Quattro settimane dopo anche il dottor Rantissi fu ucciso. E lasciò una moglie e sei figli.
Migliaia di medici provenienti da Paesi musulmani, spesso con la nazionalità americana, francese, britannica, tedesca, e anche italiana, lavorano negli ospedali occidentali. Senza di loro alcuni sistemi assistenziali, tra i più sofisticati sulle due sponde dell´Atlantico, non funzionerebbero. Sono ottimi medici e chirurghi. Per questo sono ricercati.
E´ capitato anche a me, e ai miei famigliari, di usufruire del loro talento professionale e della loro devozione umana. La stragrande maggioranza di quei medici e di quei chirurghi reagiscono all´oscurantismo, partecipando spesso ai movimenti intellettuali il cui obiettivo è la modernizzazione dell´Islam.
Nelle scuole di pensiero che rifiutano di considerare il Corano un testo di legge, e di interpretare ogni versetto come se fosse un articolo del codice penale o civile, non mancano i laureati delle facoltà di medicina delle grandi università dei Paesi musulmani, da quelle egiziane a quelle pachistane, da quelle irachene a quelle tunisine. Il fenomeno dei medici implicati nelle trame terroristiche riguarda un´infima minoranza. Ma una minoranza singolare e quindi degna di attenzione.
Il più celebre medico terrorista è senza dubbio Ayman al Zawahiri, il vice, l´ispiratore, l´ideologo, il cervello, si dice, dell´ingegner Osama Bin Laden. Anche al Zawahiri è un pediatra. Ha esercitato la professione in uno dei quartieri residenziali più ricchi del Cairo e tra i suoi pazienti c´erano anche i figli degli americani che abitano le ville affondate nei giardini di quella zona privilegiata. Con un nonno grande imam di Al Azhar, moschea e università tra le più prestigiose del mondo musulmano, e uno zio ex segretario della Lega araba, al Zawahiri apparteneva all´aristocrazia egiziana. A suo modo, pure lui ha fatto carriera, come i suoi illustri parenti: in quanto capo di Al Qaeda, a fianco di Bin Laden, è arrivato al vertice del terrorismo. I suoi amici di gioventù lo ricordano come una persona dolce e educata. Prima di sparire dalla circolazione, diceva che tutto era fallito: il socialismo, il nazionalismo, il capitalismo. Solo l´Islam poteva salvare il mondo. Anche il dottor Rantissi diceva la stessa cosa. Ma lui non ha mai abbandonato gli studenti e i pazienti di Gaza, invece il dottor Zawahiri ha chiuso l´ambulatorio del Cairo. Ma non è escluso che gli capiti di esercitare la sua professione nelle montagne tra il Pakistan e l´Afghanistan dove forse è annidata Al Qaeda.

Per inviare a Repubblica la propria opinione,cliccare sulla e-mail sottostante.


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT