L'Onu bacchetta il regime di Assad Solo l'Italia lo elogia 05/07/2007
La scorsa settimana, venerdì per la precisione, il Segretario Onu Ban Ki-moon ha ammonito Siria e Iran a rispettare l'embargo di armi verso le milizie che operano in Libano, richiamando altresì Damasco a controllare meglio i confini con gli Stati vicini. Tradotto in parole povere, significa che: 1) Siria e Iran devono finirla con l'invio di armi a Hezbollah nel sud del Libano, 2) che Assad deve ubbidire agli impegni presi ma non rispettati, cioè deve anche lui finirla di servire da lasciapassare per tutti i terroristi della zona. Ban Ki-moon ha fatto un preciso riferimento ad un rapporto del Consiglio di Sicurezza, nel quale veniva detto che Hezbollah viene regolarmente rifornito di armi anticarro e antiaereo attraverso il confine con la Siria. I nostri "esperti " di Medio Oriente in funzione anti-israeliana, sempre così attenti a quanto dall'Onu esce sotto forma di risoluzioni contro lo Stato ebraico, anche questa volta hanno fatto finta di niente, neanche una riga, come se Siria e Iran non fossero nemmeno stati nominati. Ma e' anche vero che Assad gode di ottima considerazione nel nostro governo, viste le alte considerazioni di stima espresse da Lamberto Dini nell' intervista rilasciata al Corriere giorni fa, nella quale presentava la politica siriana come il massimo della buona volontà, pronta a fare la pace con Israele se soltanto Olmert, il cattivo, lo volesse. Dini non si è recato a Damasco per diporto, ma quale inviato ufficiale del nostro governo, quindi non ci stupiamo del livello delle sue dichiarazioni. Si è ben guardato, infatti, dal ricordare ad Assad la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, quella che stabilì l'accordo del cessate il fuoco alla fine della seconda guerra del Libano, imponendo a tutte le milizie operanti nei territori vicino al confine con Israele, il disarmo totale. Ciò nonostante, il confine con la Siria è tutto un via vai di armi sofisticate con destinazione Hezbollah, cosa peraltro confermata anche dal governo di Beirut, che ha riportato come la quantità di armi possedute da Hezbollah sia ritornata al livello precedente la guerra della scorsa estate. Dini sarà piuttosto rimasto preoccupato dai rapporti delle forze Unifil, che per mandato Onu dovrebbero svolgere la funzione di guardiani della pace, ma che invece notano esclusivamente la violazione dello spazio aereo libanese da parte degli aerei di ricognizione israeliani, perchè, si sa, Hezbollah è libero di riarmarsi davanti agli occhi indifferenti delle forze Onu, ma guai a Israele se si azzarda a monitorarlo. Intanto ad Hamas si può rimproverare tutto tranne la franchezza. Mentre in Europa si discute se inviare un'altra razione di Unifil a Gaza per fermare la violenza interpalestinese, Hamas, tramite la sua forza armata Izz a-Din al-Kassam, ha dichiarato che la presenza a Gaza di qualsiasi forza straniera verrà considerata quale forza di occupazione e combattuta come tale. " Non la riceveremo con mazzi di rose ", ha dichiarato Hamas, " ma con razzi e bombe". Dini e D'Alema ne tengano conto, e ne ricordino la provenienza, quando lodano Siria e Iran. Ma Hamas, oltre a non usare mezze parole, ne ha fatta un'altra di operazione furba. Dopo che le immagini di Arafat, simbolo della corruzione di Fatah, erano state staccate dai muri a Gaza e calpestate a furor di popolo, è arrivato il "contrordine compagni" di Ismail Haniyeh. Condannare la sua politica, così simile a quella di Hamas, sarebbe un autogol. E il faccione di Arafat è tornato nei negozi di Gaza. Intanto l'occidente tratta con Abu Mazen, che il quadro con la foto del rais dalla parete del suo ufficio a Ramallah, non l'ha mai tolto. Angelo Pezzana