Il ritorno di Al Qaeda un' analisi lontana dal politicamente corretto
Testata: Il Foglio Data: 04 luglio 2007 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «A che punto è il terrore»
Dal FOGLIO del 4 luglio 2007:
La ripresa su vasta scala degli attentati del terrore islamico, per fortuna e merito delle forze di sicurezza britanniche sventata a Londra e invece purtroppo riuscita nello Yemen, ha riacceso l’attenzione su quello che è il più tragico e rilevante fattore della politica mondiale, appunto la rete terroristica di al Qaida. La rete di Osama bin Laden, che vantava la propria invincibilità davanti alle masse islamiche, ha invece subito, nell’ultima fase, rovesci di un certo rilievo. Ha mancato la conquista completa della Somalia, dove la dittatura teocratica delle Corti islamiche è stata rovesciata grazie all’intervento delle truppe etiopi a sostegno del governo provvisorio legittimamente insediato. Ha di fatto perso l’influenza che esercitava, attraverso Hamas, sul governo dell’Anp, anche se ha conquistato un suo stato del terrore nella Striscia. In più Hamas ha fallito la prova della capacità di autogoverno, sprofondando nella guerra civile e nella separazione territoriale e politica tra Gaza e la Cisgiordania. In Libano il tentativo di mettere in atto una strategia di guerriglia e di attentati a partire dai campi profughi palestinesi ha trovato una reazione dell’esercito regolare, incoraggiato anche dall’atteggiamento di fermezza assunto dalla Francia del presidente Nicolas Sarkozy. Infine, ma non per ultimo, anche il fallimento degli attentati londinesi incrina l’immagine di infallibilità della rete del terrore. Coloro che attenuano questo giudizio con la considerazione del carattere imitativo di queste azioni terroristiche dimenticano che proprio questa era la forza di al Qaida e la sua “modernità” e che quindi il fallimento è particolarmente significativo. Sarebbe del tutto insensato dipingere con colori ottimistici il quadro della lotta al terrorismo, che resta forte e pericolosissimo, però è utile tener conto anche dei suoi insuccessi. E’ quello che fanno gli osservatori più attenti, in contrasto con le letture superficiali e un po’ fuorvianti che hanno corso soprattutto in Europa. Nell’analisi del generale Fabio Mini, pubblicata dall’Unità, il terrorismo sarebbe l’espressione dell’insoddisfazione degli islamici britannici di terza generazione e sarebbe rivolta solo contro l’alleanza anglo-americana e non verso l’intero occidente, compresa l’Europa. Dello stesso tenore il commento di John Lloyd su Repubblica, preoccupato che una frettolosa asserzione della polizia britannica diventi poi un boomerang scatenando tensione sulle comunità islamiche locali. Come se questo fosse il vero problema posto dal terrorismo.
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