I falliti attentati in Gran Bretagna motivati dall'odio per l'Occidente l'analisi di Renzo Guolo
Testata: La Repubblica Data: 02 luglio 2007 Pagina: 1 Autore: Renzo Guolo Titolo: «Un messaggio all'Occidente»
La REPUBBLICA del 2 luglio 2007 pubblica una corretta analisi di Renzo Guolo sugli attentati in Gran Bretagna. Ci si chiede però che cosa voglia dire esattamente la"azione politica che plachi l´acceso risentimento antioccidentale, diffuso nel mondo islamico e in quello che rischia ormai di diventare il "fronte interno", su cui prospera il radicalismo" proposta da Guolo . Com'è possibile, secondo Guolo "placare" il risentimento antioccidentale ? Concretamente che cosa si dovrebbe fare ? E che cosa si dovrebbe fare per sostenere quanti nel mondo islamico "contrastano" le "derive" fondamentaliste e terroriste, i famosi "moderati" ? E soprattutto chi sono questi moderati ? Perché Guolo non fornisce un elenco di organizzazioni europee "moderate" che a suo giudizio meritano di essere sostenute? La proposta di Guolo appare saggia, ma manca dei dettagli necessari a capire come metterla in pratica. Così' come viene presentata resta una "moneta troppo facile", apparentemente buona per tutti perché è impossibile stabilirne il reale valore. Ecco il testo:
Quanto accade in Gran Bretagna conferma ciò che sappiamo da tempo. Le stragi degli anni scorsi a Madrid e Londra non erano episodi legati solo alle contingenze politiche. I paesi europei, così come gli Stati Uniti, sono sempre a rischio. L´Occidente, con i suoi valori e i suoi stili di vita pluralistici, con i suoi governi di destra o sinistra poco importa, rappresenta per lo jihadismo un Nemico assoluto. Nei confronti del quale è legittima una guerra totale. Una guerra che, come qualsiasi altra da mezzo secolo a questa parte, si combatte sempre più tra i civili. Per gli jihadisti mettere nel mirino i civili non significa solo colpire bersagli "facili" ma anche connotati simbolicamente. L´attentato tra i vagoni o in una discoteca è, come ogni stragismo, volutamente indiscriminato. Ma il fine non è solo impaurire una collettività. È anche mandare un preciso messaggio: a una società ritenuta, nella sua interezza , politicamente responsabile delle scelte operate dai governi che ha democraticamente eletto. Al di là degli errori di Blair in politica estera, bene ha fatto Gordon Brown a sottolineare che indipendentemente dall´ Iraq o dall´Afghanistan, la Gran Bretagna è di fronte a una sfida di lungo periodo. E a un´organizzazione che mira a infliggere il massimo danno alla vita civile in nome di una causa inaccettabile, in alcun modo giustificabile in nome della fede. Anche per la maggioranza dei musulmani europei che rifiutano lo jihad e che, dopo il ripetersi di simili episodi, rischiano di diventare le vittime della montante reazione di chiusura nei loro confronti. Il sospetto di "doppia lealtà", alla comunità di fede variamente interpretata prima ancora che al paese in cui vivono e alla costituzione democratica che ne è il fondamento, rischia infatti di travolgerli. La seconda conferma riguarda il proliferare del "terrorismo fai da te". Colpita duramente dopo l´11 settembre, Al Qaeda ha comunque raggiunto un indubbio successo: la sua ideologia, incentrata sul concetto di jihad globale, è ormai egemone negli ambienti islamisti radicali, a lungo fautori del jihad nazionale. Senza più capacità centralizzata di comando, trasformata dagli eventi in rete di reti, Al Qaeda è più che mai una galassia unificata da una comune figura del Nemico, l´Occidente nel suo senso più esteso, e da una tecnica di guerra asimmetrica. Galassia ispirata da un´ideologia condivisa da gruppi strutturati e piccoli nuclei di simpatizzanti che si muovono in autonomia, tanto è chiaro chi devono colpire. Una mutazione che avvantaggia reciprocamente professionisti e dilettanti del jihad. La leadership storica cede il copyright ma dimostra di esistere; a loro volta gruppi anche improvvisati dilatano l´eco mediatica della loro azione e ottengono una legittimazione combattente carica di aura. L´appartenenza, denunciata da Brown, a Al Qaeda degli attentatori di Londra e Glasgow, investe probabilmente più la loro adesione al messaggio jihadista che uno stretto legame organizzativoconBinLaden e Zawahiri. Più che alla schiera degli giovanissimi aspiranti suicidi che hanno giurato di immolarsi davanti al nuovo capo militare dei Taleban, Mansour Dadullah, annunciati in partenza verso la Gran Bretagna e altri paesi occidentali, potrebbe trattarsi di persone di recente ingresso nel paese, con qualche complicità di nuovi eurojihadisti locali. La Gran Bretagna, infatti, assiste al dilatarsi di un fenomeno che vede giovani, prevalentemente di origine asiatica, decisi al "martirio" o a compiere gesti eclatanti. Come i giovani di Leeds autori dell´attentato della Tube di due anni fa, le nuove reclute del british qaedism sono spesso autodidatti del terrore: come dimostrerebbe l´imperizia nel pianificare le operazioni di questi giorni. Imperizia che potrebbe non verificarsi in futuro. In Internet , così come nel mercato militante di cd e dvd, sono reperibile manuali che insegnano a confezionare ordigni, comprese autobomba imbottite non tanto di vero esplosivo, difficilmente procurabile in Europa, quanto di taniche di benzina, bombole del gas e chiodi. Materiale facilmente acquistabile e da innescare attraverso un cellulare. Il rischio che prima o poi un attentato, anche opera di "dilettanti", riesca è assai elevato. All´indispensabile azione di contrasto e prevenzione da parte delle forze di sicurezza e dell´intelligence deve dunque affiancarsi un´azione politica che plachi l´acceso risentimento antioccidentale, diffuso nel mondo islamico e in quello che rischia ormai di diventare il "fronte interno", su cui prospera il radicalismo. Politica che permetta a quanti, in quel mondo, contrastano simili derive, di prevalere. Senza questo duplice binario, né la stabilità internazionale né la sicurezza dei paesi occidentali è garantita.