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Il Foglio Rassegna Stampa
29.06.2007 Difendere la libertà dei musulmani
George W. Bush si è impegnato a farlo parlando nel più grande centro islamico di Washington

Testata: Il Foglio
Data: 29 giugno 2007
Pagina: 5
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «W per W. Così George Bush lotta per i musulmani liberi»
Dal FOGLIO del 29 giugno 2007:

Sono passati sei anni da quando George W. Bush fece il suo ingresso nel più grande centro islamico di Washington. Due giorni fa è tornato a visitare le sue splendide miniature e ha tenuto uno dei discorsi più entusiasmanti sull’islam. Ha ricordato che la guerra è contro “chi sfrutta l’islam per stabilire un impero totalitario e uccidere cristiani, indù, ebrei e musulmani”. Ha poi fatto una citazione sorprendente: “Conserviamo nei nostri cuori l’antica speranza di uno dei grandi poeti musulmani, Rumi: ‘Le lampade sono differenti, la luce è la stessa’”. Vissuto nel XIII secolo, Rumi fu il più grande cantore sufi, bandito dalla letteratura islamista per aver celebrato la vita, la sessualità e la bellezza, ostracizzato dagli ayatollah iraniani e dagli emiri sunniti. Basta leggere alcuni suoi versi per capire: “Quali incantesimi avrà cantato Dio all’orecchio della nuvola, che come un otre sventrato lacrima sulla Terra?”. “Baci una bella bocca, e una chiave gira nel chiavistello della tua paura”. Fra i primi eventi del governo afghano dopo la disfatta dei negazionisti talebani ci fu un grande convegno su Rumi e Mansur al Hallâj, decapitato e bruciato a Baghdad nel 922 per le sue “eresie”. In un’antica miniatura conservata a Bombay c’è un verso di Rumi: “Ogni volta che la penna è in mano a un giudice iniquo, c’è un Mansur che muore sul patibolo”. Ad Hallâj inflissero oltre centinaia di frustate. “Lo scorticarono vivo, non gli restava più epidermide né derma”. Amputarono mani e piedi e lo impiccarono prima di crocifiggerlo. Era ancora in vita quando quel che restava del corpo fu dato alle fiamme, le ceneri disperse nel Tigri. A eccezione della testa, mozzata per essere esposta al pubblico. La citazione di Bush è carica di significato: indica da che parte stare nella sollevazione fondamentalista dentro una grande civiltà premoderna come quella islamica, è rivolta ai mozzateste che seminano paura e morte in Iraq, ai fattori della carne da macello sciita, sottouomini infedeli ed eretici, agli stragisti che vanno in cerca di carte di identità che portino il nome Alì. Il sufismo è la principale bestemmia del panarabismo armato e degli ulema deobandi, salafiti e wahabiti. L’arabista Fouad Ajami ha detto che “l’America è una delle nazioni più simpatetiche con l’islam. Ha liberato 70 milioni di musulmani kuwaitiani, kosovari, bosniaci, afghani e iracheni. Bush ha proclamato la libertà nelle terre islamiche e ha detto che gli arabi non hanno la dittatura nel Dna”. A Washington Bush ha detto che il mondo islamico merita “società dove le persone possono vivere e pregare senza intimidazione e sospetto, senza subire un colpo alla porta da parte della polizia segreta. La libertà religiosa è così centrale nel carattere dell’America che tendiamo a prenderla sul personale quando questa viene negata ad altri. Il nostro paese è stata una voce a beneficio degli ebrei refusniks nell’Unione sovietica. Gli americani hanno fatto causa comune con cattolici e protestanti che pregavano in segreto dietro la Cortina di ferro”. Bush ha annunciato l’invio di un suo rappresentante all’Organizzazione della conferenza islamica. “Un’autonominatasi avanguardia chiama ‘infedeli’ quei musulmani che non credono nella sua odiosa ideologia”. Come fecero con Mansur. “Ha portato a termine attacchi spettacolari ai luoghi santi per dividere i musulmani. La maggioranza delle vittime dei loro atti di terrore è musulmana. In Afghanistan hanno colpito gli insegnanti. In Iraq hanno ucciso un bambino e minato il corpo in modo che esplodesse quando la famiglia sarebbe andata a recuperarlo. Hanno messo nell’auto i bambini per passare i checkpoint. Poi si sono fatti saltare in aria con loro dentro. Questi nemici hanno bombardato una sala di matrimonio di Amman, un caseggiato in Arabia Saudita e un hotel a Giacarta. Non sono il vero volto dell’islam, sono la faccia dell’odio”. Ha chiesto ai musulmani di farsi sentire prima che “questi sanguinari trovino la strada per il potere. Dobbiamo aiutare milioni di musulmani a salvare una religione orgogliosa dagli assassini e dai tagliateste. Per decenni il mondo libero ha abbandonato i musulmani in medio oriente a tiranni, terroristi e senza speranza. Il medio oriente divenne l’incubatore del terrorismo. Io ho investito il cuore della mia presidenza ad aiutare i musulmani”. Il pensiero è andato infine agli iracheni corsi alle urne partorite dalle baionette. “Un futuro di libertà è il sogno e il desiderio di ogni cuore. Lo sappiamo dagli otto milioni di persone che hanno coraggiosamente sfidato minacce e intimidazioni per votare in Afghanistan. Lo sappiamo dai dodici milioni nelle libere elezioni dell’Iraq. Nel luogo della libera fede, nel cuore della nazione libera, oggi diciamo a coloro che da Damasco a Teheran languono per la libertà: non sarete incatenati per sempre alla vostra miseria. Il mondo libero vi ascolta”. La grandezza di un’impresa è spesso definita dalla forza dei suoi nemici. Bush ha ricordato che i musulmani possono e devono scegliere tra chi ama la morte più della vita e chi difende la vita rischiando la morte

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