L'uomo di D'Alema a Damasco un editoriale su Lamberto Dini
Testata: Il Foglio Data: 29 giugno 2007 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Lamberto al-Dini»
Dal FOGLIO del 29 giugno 2007:
Lamberto Dini se n’è andato in Siria, ha incontrato il presidente erede della dinastia baathista, altri esponenti dello stato canaglia, e alla fine se ne è uscito con dichiarazioni che ricalcano piuttosto fedelmente la propaganda del regime. I giovani siriani sarebbero attirati dal fondamentalismo e dal terrorismo “perché Israele non restituisce le alture del Golan”. D’altra parte la Siria è una potenza ultrapacifica e praticamente disarmata e quindi la superpotenza militare e “nucleare” israeliana non avrebbe nulla da temere ai suoi confini. Della pressione siriana sul Libano, sull’assassinio dei leader di Beirut per i quali le Nazioni Unite accusano il governo di Damasco, Dini tace, anzi spiega che Hassad, “con grave danno economico”, ha chiuso quasi tutti i valichi con il Libano per evitare l’esportazione di armi. Il capo degli Hezbollah sarebbe un modello di saggezza, come d’altra parte Hamas, che la Siria appoggia, ma non per gli attacchi ad al Fatah (ma solo per gli attacchi terroristici ai civili israeliani, parrebbe di capire). A queste favolette per fortuna crede quasi solo il governo italiano, che infatti, come dice Dini, è considerato un amico dalla Siria, a differenza degli altri paesi europei che sarebbero “distratti”. In verità la Francia ha una posizione netta e documentata sulle interferenze della Siria in Libano e su questa linea è attestata l’Ue. Dini invece è diventato un propagandista della Siria, e non si capisce perché, specie per un politico che si dice pensi di poter guidare un (altro) governo ponte verso le elezioni.
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