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L'Opinione Rassegna Stampa
28.06.2007 Fassino sconfessa D'Alema e Il Manifesto
sul sionismo e Israele

Testata: L'Opinione
Data: 28 giugno 2007
Pagina: 0
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Fassino sconfessa D’Alema e il “manifesto”»

 

Da L'OPINIONE del 247 giugno 2007:

“Le posizioni del quotidiano  “manifesto” sono velate di anti sionismo e  di anti semitismo.” “Non c’è dubbio che D’Alema talvolta abbia avuto esternazioni che hanno dato la netta impressione di una posizione unilaterale pregiudizievolmente contraria alle ragioni di Israele”.

 

Le due frasi su riportate, che appartengono al comune buon senso, se a proferirle fosse stato un qualsivoglia cittadino o esponente politico amico di Israele, suonano invece come una grande novità politica se messe in bocca al segretario dei Ds Piero Fassino e se pronunciate davanti a una platea nutritissima di ebrei romani e di amici di Israele all’uopo riuniti dal Keren Keiemoth Leisarel, associazione di beneficenza legata allo stato ebraico.

Da lunedì sera quindi, Fassino ha messo a sorpresa un macigno sionista a fondamento del futuro partito democratico e il resto della sinistra da oggi dovrà prenderne atto e farci i conti. Non che sia una novità la vicinanza del segretario diessino alle ragioni israeliane, visto che lui, Valter Veltroni e Furio Colombo sono da anni le tre enormi foglie di fico della sinistra in materia. Gli unici tre nomi spendibili per non doversi sempre e comunque vergognare di tutti gli altri. Dei no global che bruciano le bandiere con la stella di Davide , dei D’Alema che vanno a braccetto con i ministri degli hezbollah sulle rovine di Beirut, dei due sottosegretari agli esteri socialisti Bobo Craxi e Ugo Intini, recentemente distintisi, il primo per avere telefonato ad Haniyeh dopo la vittoria elettorale di Hamas, il secondo per avere presenziato al lancio di un libro agiografico sugli hezbolalh sponsorizzato dalla senatrice del Pdci Manuela Palermi.

Ora però sia Fassino sia Furio Colombo sembrano essersi stufati di dovere rattoppare gli strappi a ripetizione tra la sinistra e gli ebrei. Colombo ha appena scritto un libro in cui si lamenta che questo atteggiamento anti israeliano senza sé e senza ma della sinistra, dal 1967 a oggi, abbia finito per spingere tutti gli ebrei di Italia nelle “mani interessate” della destra anche post fascista. E Fassino ieri ha buttato a mare in un colpo solo il quotidiano comunista diretto da Gabriele Polo e il ministro degli Esteri, futuro concorrente nella leadership del partito democratico.

E la mossa deve essere stata ben studiata a tavolino: infatti gli organizzatori romani della serata, Daniel Della Seta, Victor Majar, David Sassoon, sono uomini di sinistra, non di certo con simpatie destrorse. E uno di loro, Victor Majar, è stato quello che ha fornito a Fassino l’assist per prendere le distanze da D’Alema in maniera clamorosa.

Il resto della serata, moderata dal direttore di Radiorai Antonio Caprarica, che se la rideva sotto i baffi con quel suo aplombe stile “fumo di Londra”, che si porta dietro da quando faceva l’inviato in Inghilterra, è stato caratterizzato da una lunga e dotta disamina dell’involuzione dopo la “guerra dei sei giorni” dei rapporti a dire il vero mai tanto idilliaci tra sinistra e Israele. Il vero nodo fu la trasformazione dell’idea sionista, che era coeva e parente di quella socialista, in ideologia razzista.

Un contrordine compagni che ci fu già durante la fine del regime staliniano e dopo la guerra del canale di Suez del 1957, quella che gli arabi chiamarono “triplice aggressione”. Ma che divenne un riflesso condizionato dopo la “nakba” del 1967, allorché tutti gli stati arabi fagocitati nell’area sovietica vennero praticamente messi nell’incapacità di fornire qualsivoglia appoggio militare e logistico al Patto di Varsavia. Visto che Israele aveva distrutto gli eserciti di Siria, Egitto, Libano, Giordania e Iraq in appena sei giorni. Nelle menti psicolabili dei giovani di sinistra Davide si era trasformato in Golia e tantò bastò a fare dimenticare la Shoà o a metterne persino in dubbio l’esistenza anche a sinistra. Venne fuori quel peccato originale che ha spesso contraddistinto l’appoggio

 dei comunisti verso gli ebrei: perché fossero simpatici si doveva trattare di ebrei perseguitati, sconfitti e morti. Sennò niente simpatia. Gli ebrei vivi che si difendevano e impedivano alle popolazioni arabo – islamiche di distruggere Israel, erano ebrei cattivi, da odiare, boicottare e calunniare anche nei libri di testo di ispirazione marxista.

Un fenomeno al limite dell’infantilismo o del tifo da stadio che in Inghilterra, parola di Caparica, è ancora vivo e vegeto in tutta l’area sinistra di Tony Blair e di Gordon Brown.

Ed è infatti di questi giorni la notizia dell’ennesima iniziativa accademica britannica per boicottare gli scienziati israeliani. Proprio nel momento che un cittadino britannico che faceva il giornalista per la Bbc viene mostrato in tv dai terroristi di Hamas con addosso la cintura esplosiva dgli “shaheed”.

Un classico esempio di coerenza ideologica che notoriamente è la virtù degli imbecilli.

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