A chi appartiene il King David Hotel ? Una causa tra Egitto e Israele un interessante articolo di Francesca Paci. Ma Gerusalemme non è mai stata
Testata: La Stampa Data: 28 giugno 2007 Pagina: 17 Autore: Francesca Paci Titolo: «La guerra degli Hotel»
Sulla STAMPA del 28 giugno 2007 Francesca Paci racconta l'interessante storia del King David Hotel e della causa intentata dalla Banca Nazionale d'Egitto alla Custodia generale d'Israele, per ottenere i danni dell'espropriazione. Riportiamo l'articolo, segnalando un errore. Immaginiamo involontario, dato che l'articolo è sostanzialmente corretto: negli anni 30 Gerusalemme non era "interamente araba". Era una città a maggioranza ebraica . Nei suoi 3000 anni di storia, Gerusalemme ha sempre avuto una maggioranza relativa ebraica .
Ecco l'articolo
A chi appartiene il King David, l’albergo più prestigioso d’Israele, il monumento nazionale dove Golda Meir ed Henry Kissinger festeggiarono a champagne l’accordo con Siria e Egitto dopo la guerra del kippur? Appartiene banalmente all'attuale proprietario, la catena Dan Hotels? Troppo facile. Perchè nella terra della memoria contesa ogni pietra ha almeno due storie, figurarsi gli edifici. Così, a distanza di sessant'anni, la Banca Nazionale d'Egitto, (NBE) azionista del King David nei lontani anni '30 quando si chiamava ancora Palestine Hotel e dominava una Gerusalemme interamente araba, si è rifatta viva chiedendo 78 milioni di dollari di danni alla Custodia generale d'Israele, l'ente che amministra i beni dei palestinesi abbandonati durante i conflitti. Il Ministero delle finanze israeliano dice di non aver ricevuto alcuna citazione e liquida la vicenda senza commentare. Ma il legale della NBE Jasser Ashraf è fiducioso: «I magistrati risponderanno in modo positivo anche in considerazione come si è comportato il mio Paese restituendo il Cecil Hotel di Alessandria ai legittimi proprietari ebrei». La contesa del King David è solo un atto della guerra dei grandi alberghi in corso tra Israele ed Egitto, mentre i rispettivi leader, il premier Olmert e il presidente Mubarak, tentano di comporre il puzzle mediorientale. Due giorni fa la Suprema Corte del Cairo ha dato ragione a Patricia Metzger che da mezzo secolo reclama la restituzione dell'Hotel Cecil di Alessandria, lo storico palazzo affacciato sul Mediterranneo espropriato a suo nonno Albert nel 1957, l'anno dell'espulsione degli ebrei dall'Egitto. Come racconta il romanzo dello scrittore egiziano Ala Al Aswani, «Palazzo Yacoubian», in Medioriente sono spesso le mura a custodire le vite degli uomini che son passati di là, progredendo, arretrando, dimenticando, ricordando con rabbia. Le storie parallele degli hotel della discordia cominciano nel 1929 a poche centinaia di chilometri di distanza, da una parte la Terra Santa sedata dal mandato britannico e dall'altra l'Egitto d'avanguardia della rivolta antislamica di Hoda Sarawi, la prima femminista musulmana a strapparsi pubblicamente il velo dal capo. A Gerusalemme Albert Mosseri, un ricco banchiere egiziano, all'epoca direttore della NBE, finanzia oltre la metà dei lavori del Palestine Hotel sulla Jiulian's way, oggi King David street. Il rimanente 46 per cento viene pagato dagli ebrei della comunità del Cairo. L'albergo è magnifico, 200 stanze, 60 bagni, gli interni raffinati disegnati da un architetto svizzero, un boccone ghiotto per la Banca Nazionale d'Egitto che acquista 693 azioni. L'investimento è a rischio e si capisce subito: nel 1946 l'Irgun, la milizia sionista guidata dal futuro premier Begin, mette a segno un attentato al Palestine, sede dell'autorità britannica, uccidendo novantuno persone. E' la fine di una storia e l'inizio della successiva: dopo la nascita dello Stato d'Israele l'hotel viene ribattezzato King David e comperato dalla catena Dan Hotels ma resta a lungo un edificio fantasma, cattedrale nel deserto della no man's land, la linea di confine con la Giordania. Solo nel 1967, con la conquista di Gerusalemme, Israele lo rilancia, simbolo della vittoria sul passato che qui non passa mai. Nel frattempo, ad Alessandria d'Egitto, Albert Metzger, originario di una famiglia di ebrei francesi, rileva l'Hotel Cecil, fondato dal padre nel 1929 e famoso per aver ospitato Winston Churchill, lo scrittore Lawrence Durrell e il gangster Al Capone. Può gestirlo appena pochi mesi: nel 1957 il presidente Gamal Adbel Nasser decide la nazionalizzazione, espropria gli edifici privati e Albert, come altre migliaia di ebrei egiziani, lascia il Paese. Sono trascorsi più di cinquant'anni, Israele ed Egitto si sono combattuti, hanno fatto pace, hanno concordato una narrativa comune,
Che Israele ed Egitto abbiamo "concordato una narrativa comune" è un'affermazione che pecca di ottimismo. In Egitto esiste un vrulento odio della popolazione per Israele e gli ebrei, incoraggiato dal regime e alimentato dalla propaganda.
ma la memoria resta contesa, sepolta in un cassetto finchè qualcuno non tira fuori una foto, un documento, una pietra. La prossima frontiera dello scontro potrebbe essere il Palace Hotel di Gerusalemme, l'antica sede del Waqf, l'ente di custodia dei beni islamici: dopo aver ospitato ministri e attori internazionali nella hall ottagonale in stile liberty è stato la sede del ministero dell'Industria israeliano, oggi che sta per essere demolito e gli antichi proprietari sono tornati a farsi sentire. La Banca Nazionale d'Egitto, che accusa la Custodia Generale di aver sequestrato la sua quota di King David nel 1958 e averla poi rivenduta a privati nel 1993, conta di far leva sulla restituzione del Cecil. Patricia Metzeger ha appena siglato un accordo con la compagnia turistica egiziana Hotac per la concessione dell'hotel. Tutti d'accordo? Per ora.
Per inviare una e-mail alla redazione della stampa cliccare sul link sottostante lettere@lastampa.it