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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.06.2007 Aridatece D’Alema!
un'intervista a Lamberto Dini, commentata da Giorgio Israel

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 giugno 2007
Pagina: 15
Autore: Marco Nese
Titolo: «Dini: «Golan alla Siria, o sarà una polveriera»»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA del 28 giugno 2007 un'intervista al presidente della commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini.
Il commento successivo (scritto per Informazione Corretta) è di Giorgio Israel

DAMASCO — «Il Libano torna a infiammarsi. Ma anche la Siria potrebbe diventare una polveriera ». Se n'è convinto Lamberto Dini, presidente della commissione Esteri del Senato, dopo aver incontrato Bashar Assad e le maggiori autorità di Damasco. «Sono sempre più numerosi i giovani che si orientano verso il fondamentalismo islamico, perché non vedono una prospettiva di pace per il loro Paese».
Da cosa deriva l'inquietudine dei siriani?
«Dal fatto che Israele non si decide ad avviare trattative politiche per la restituzione delle alture del Golan. Dopo quarant'anni di occupazione di quei territori Israele non intraprende nessuna iniziativa di pace. Non si capisce a cosa serva oggi l'occupazione del Golan. Non certo per assicurarsi una difesa. La Siria non è assolutamente in condizione di attaccare Israele. Non dispone di armamenti tali da far paura a una potenza nucleare come Israele».
Non dovrebbe essere anche la Siria a manifestare l'intenzione di aprire un dialogo con Israele?
«Tocca al fratello maggiore, al più forte, muovere il primo passo. La Siria non rappresenta una minaccia. E il Golan non serve a Israele. Allora qual è il timore? Qui a Damasco mi rendo conto che i giovani non vedono la possibilità di un futuro pacifico. Potrebbero andare a infoltire le file degli estremisti islamici. È una situazione drammatica che dovrebbe preoccupare noi europei e anche l'America. L'unica soluzione è land for peace, la terra in cambio della distensione ».
In questo momento però le preoccupazioni vengono dal Libano.
«Perché non si è fatto niente. Nessuno si è voluto sedere al tavolo delle trattative. Ed ecco i risultati: un attacco ai soldati mandati dall'Onu. Dopo il cessate il fuoco che ha permesso lo schieramento delle truppe Unifil nessuno ha preso l'iniziativa per raggiungere un accordo definitivo in modo da pacificare quell'area tormentata ».
Vuole forse dire che anche in questo caso l'iniziativa doveva partire da Israele?
«Israele avrebbe dovuto cedere le fattorie di Sheeba, passarle magari sotto il controllo Onu. Questo avrebbe permesso di avviare una trattativa per il rilascio dei due soldati israeliani rapiti. La mia opinione è che si sta ripetendo in Libano la stessa storia che va avanti da quarant'anni con la Siria. Non si arriva alla pace. Le conseguenze possono ricadere su tutti. Per la verità l'Italia sta giocando un ruolo importante, la Siria ce lo riconosce, ci considera un Paese amico. Ma gli altri Paesi europei sono troppo distratti. Bisogna farsi portatori di una forte iniziativa di pace».
La Siria, però, ha le sue notevoli responsabilità negli avvenimenti libanesi.
«C'era il sospetto che filtrassero armi verso il Libano. Per evitare il rischio, Damasco ha chiuso i valichi lasciandone aperto solo uno. Questo comporta un grave danno economico, una riduzione dello scambio di merci, ma la Siria, un Paese che già mantiene un milione e mezzo di rifugiati iracheni causati dall'invasione americana, ha accettato anche questo sacrificio.
Se poi ci riferiamo all'omicidio di Hariri, quali vantaggi potevano venirne alla Siria? L'assassinio potrebbe essere stato progettato da chi voleva il caos facendo ricadere la colpa sulla Siria. In ogni caso Damasco non riconosce il tribunale internazionale perché considera il delitto un affare interno libanese».
Non dica, però, che la Siria faccia mancare appoggi alla fazione Hezbollah.
«Hezbollah è un'importante componente del Parlamento libanese. Davanti al suo leader Nasrallah si inchinano tutti con rispetto per la sua saggezza. Si è anche detto che Damasco fornisca armi al gruppo palestinese di Hamas. Non è così. I siriani sono alleati di Hamas ma non condividono il conflitto con al Fatah. In ogni caso Hamas è un gruppo eletto democraticamente. Ha vinto le elezioni contro al Fatah, perché la gente era stufa della corruzione di Fatah. I regimi corrotti vengono spazzati via da rivolte o azioni estreme. È successo a Cuba con Batista, a Teheran con lo scià e ora in Palestina con Fatah».


Si vede proprio che al Corriere della Sera hanno deciso di farci venire un ardente nostalgia di D’Alema. Noi, da estremisti quali siamo, non sapevamo apprezzare il moderatismo del nostro ministro degli esteri, il suo equilibrio nel valutare la situazione mediorientale e il suo amore per Israele. Così, per farci rinsavire, a Via Solferino hanno deciso di usare l’“arma fine di mondo”, ovvero un’intervista del Presidente della Commissione Esteri del Senato, il senatore Lamberto Dini. In verità, neppure immaginavamo che fosse una simile “arma fine di mondo”.

Il senatore Dini è andato a trovare il presidente siriano Bashar Assad, in processione dopo Diliberto, ma ha voluto correggere l’impressione di freddezza che aveva lasciato il segretario dei comunisti italiani, così distaccato e formale nei confronti della Siria. Così ha messo in mostra tutta la simpatia che deve avere un Presidente della Commissione Esteri del Senato italiano per la pacifica democrazia siriana. Assad ha aperto gli occhi di Dini: sempre più giovani si stanno arruolando nella fila del fondamentalismo islamico e quindi anche la Siria rischia di diventare una polveriera. E di chi è la colpa? Ma di Israele, beninteso! È di quella potenza nucleare imperialista che si rifiuta di cedere le alture del Golan che trattiene non si sa perché. Già, perché mai se le tiene? Non ci avevamo pensato, ma questi israeliani sono veramente assurdi nella loro prepotenza! Pretendono pure di garantire militarmente la loro tranquillità, quando hanno l’atomica che potrebbero tranquillamente tirare su Damasco, in caso di tiri di katiushe. D’altra parte, è chiaro che quando il Golan tornasse alla Siria i giovani smetterebbero di credere nel fondamentalismo islamico e invaderebbero le strade di Damasco con le bandiere della pace. Evidente, no?

D’altra parte, è come per il Libano. Perché le cose vanno male laggiù? Perché «nessuno si è voluto sedere al tavolo delle trattative», dice il senatore. “Nessuno”, naturalmente, è Israele. E quali trattative? Ma è chiaro, sbadati che siete! Le trattative per restituire le fattorie di Sheeba e riottenere così i soldati rapiti. No, anzi, non esageriamo con le pretese: per «avviare una trattativa per il rilascio dei due soldati rapiti». Si avvia, poi si vede, però bisogna dar prova di buona volontà che diamine… Poi, se non restituiscono i soldati, pazienza, intanto si è applicata la regola aurea del “land for war” – volevo dire “land for peace”, scusate.

Non è questione per Dini di applicare le risoluzioni dell’ONU. Anzi, diciamola tutta. Il senatore non l’ha detto chiaramente, perché lui è un diplomatico, ma noi abbiamo capito: l’ONU è un’organizzazione in mano ai sionisti. Difatti, che senso hanno quelle risoluzioni, e quella storia del disarmo di Hezbollah? «Hezbollah è un’importante componente del parlamento libanese. Davanti al suo leader Nasrallah si inchinano tutti con rispetto per la sua saggezza». Proprio così… Si inchinano. Proprio tutti. Avete mai sentito i discorsi di Nasrallah? Sono capolavori di saggezza e moderazione, che manco fosse la sintesi di Kant, Ghandi e Martin Luther King (no, quello no, perché era amico dei sionisti). Persino il senatore Dini vorrebbe essere capace di fare dei discorsi parlamentari di quel livello, ma ancora non ci riesce, malgrado studi giorno e notte quei testi. Perché non invitiamo Nasrallah per un’audizione di fronte alla Commissione Esteri del Senato? Ne avremmo da guadagnare tutti. Ci insegnerebbe anche come fabbricare bunker e sparare missili sui civili dalle case abitate da civili.

Poi, per quanto riguarda tutto il resto di quelle risoluzioni ONU, si tratta di balle epocali. Per esempio, quella faccenda che passassero dalla Siria le armi per Hezbollah. Era soltanto un sospetto, ma per evitarne persino l’ombra la Siria ha chiuso le frontiere e ha dovuto e deve pagarne ingenti danni economici. Poveracci… Credete, ci scappa da piangere. Del resto, chi è il mascalzone che ha detto che c’entri la Siria con l’omicidio di Hariri? «Quali vantaggi potevano venirne alla Siria? L’assassinio potrebbe essere stato progettato da chi voleva il caos facendo ricadere la colpa sulla Siria». Chi sarà? Tolto Hezbollah, che è tanto rispettabile, ed anche Hamas, che «è un gruppo eletto democraticamente» - e giustamente, perché «la gente era stufa» e «i regimi corrotti vengono spazzati via da rivolte» -, chi sarà mai? A noi comincia a venire in mente che siano gli israeliani. In ogni caso, la Siria ha tutte le ragioni a non riconoscere il tribunale internazionale perché pensa che si tratti di un affare interno libanese. Insomma qui è in atto una vera congiura internazionale contro Assad, il derelitto.

Per fortuna però che «l’Italia sta giocando un ruolo importante, la Siria ce lo riconosce, ci considera un paese amico». Il guaio sono gli altri paesi europei, «troppo distratti». Anzi, diciamola tutta, non soltanto l’ONU ma anche l’UE è in mano ai sionisti. Questo è il problema.

Per concludere, non è che ci sia venuta la nostalgia di D’Alema, ma una cosa è certa: non ci vengano a parlare di un qualche governo di transizione, istituzionale o elettorale a presidenza Dini, perché allora auspichiamo che il presidente Napolitano faccia un colpo di stato e assuma i pieni poteri. Agli israeliani un piccolo consiglio: fate meno i buoni e i buonisti e guardate che “amici” avete nel governo e nella maggioranza italiane. E infine, già che viene Nasrallah per un’audizione alla commissione esteri, potremmo chiedere che lo accompagnino Haniyeh e Meshaal, così che tutti insieme ci spieghino, con la loro saggezza, come si cacciano via i regimi di cui si è stufi ?
Giorgio Israel

lettere@corriere.it

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