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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Sami Michael Victoria 27/06/2007

Victoria                                 Sami Michael

 

Traduzione                         Giuseppe Di Gesù

 

Giuntina                               Euro 17,00

 

 

Sorta dal nulla nell'VIII secolo, quasi una brasilia dell'età di mezzo, metropoli enorme e modernissima, poteva vantare ospedali per le malattie mentali, mentre l'Europa era preda dell'anarchia feudale. Baghdad fu probabilmente una delle città più innovative e meglio amministrate del mondo medievale. Oggi è considerata il centro urbano con la peggiore qualità di vita dell'intero pianeta.

 

Tra i due estremi, quello dello splendore antico e lo sfacelo contemporaneo, vi è la storia di un lento declino e di lunghe dominazioni straniere, che dilavarono a poco a poco l'orgoglio di questa antica sede di califfi. Proprio nel periodo che di poco precede il crollo del secolare dominio ottomano, all'inizio del Novecento, quando l'Iraq stava per cadere nella rete coloniale inglese, è ambientato Victoria di Sami Michael.

 

E' una storia che si svolge quasi esclusivamente nel cortile, cadente e animatissimo, di un grande caseggiato del quartiere ebraico. Al di fuori c'è la città musulmana, oscura e minacciosa come le acque del Tigri gonfio nelle sue piene periodiche. Dentro infuriano rivalità, gelosie ma anche conforto e solidarietà di gruppo: "Il cortile è come la terra della foresta e ricopre in fretta errori e ferite".

 

Quasi tutti i personaggi sono imparentati tra loro, giacché quel perimetro di mura maltenute racchiude un intero clan familiare. Dalla vecchissima nonna Michal sul suo scranno di broccato blu, al gigantesco Izuri, capo indiscusso della famiglia, ma meno saggio e pio di quanto parrebbe, e sino a Rafael, rubacuori a un tempo volitivo e incostante.  E poi uno stuolo di mogli, cognate, nipoti, un serraglio muliebre agitato da inesauribili litigi e altrettanto inesauribili slanci di generosità.

 

Ma se la struttura del racconto potrebbe evocare un ubiquo dejà vu ebraico, è inaspettatamente il sesso ad alterare il ritmo: un po' per la promiscuità forzata di quel microcosmo troppo fitto e accaldato e un po' per le lunghe vesti scure e la morale formalmente rigidissima. Nelle fantasie erotiche che infiammano le conversazioni, soprattutto quelle femminili, non c'è niente di innocente. Piuttosto il libro trasmette una fisicità esasperata, fatta di sguardi, sottintesi, e talvolta di vere volgarità.

 

In questo senso Victoria, la protagonista, è un'eccezione, poiché vive la propria passione in un senso pudico. La sua introversione tuttavia, non le impedisce di bruciare, in un inaudito matrimonio d'amore, i legami con la tradizione, e di gettarsi così, attraverso la dedizione a un uomo che probabilmente non la merita, al di fuori del cerchio magico della tradizione ebraica. Ad attenderla, dall'altra parte, c'è la modernità, ma tutto sommato è un po' noiosa, così che viene naturale rimpiangere il vecchio microcosmo superstizioso e pettegolo.

 

Sami Michael a Baghdad ci è nato, nel 1926, ma è stato costretto a lasciare la città poco più che ventenne e appartiene perciò a quell'ebraismo iracheno un tempo carico di cultura e ora del tutto sradicato. La città interiore che Michael si porta dentro riesce però a irretire con la sua anacronistica vitalità. Tra le molte anime di Baghdad - favolose, decadute, terribili - questa che si scopre in un passionale romanzo israeliano non è certo la meno vera.

 

 

Giulio Busi

 

Il Sole 24 ore

 


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