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I corvi Avirama Golan
Traduzione Ofra Bannet e Raffaella Scardi
Giuntina Euro 15,00
E’ una voce intensa e suggestiva quella della scrittrice israeliana Avirama Golan che con il suo primo libro tradotto in italiano, I corvi, delinea - in un quadro dalle ampie cornici -l’affresco di una società israeliana moderna, piena di contraddizioni ma percorsa da un’inesauribile voglia di vivere.
La storia di Genia “nata al confine fra Ucraina e Polonia, in una cittadina immersa nel fango” percorre il romanzo e si intreccia a quella di Didi, una giovane donna in carriera nata in un kibbutz dal quale ben presto fugge per costruirsi una vita indipendente.
Due donne, due famiglie che appartengono a epoche e luoghi diversi ma legate da un profondo senso di sradicamento sociale e sofferenza del vivere quotidiano.
Genia, come molti immigrati, non riesce ad ambientarsi nella nuova società che le appare dura, crudele e così lontana dal luogo paradisiaco della sua infanzia per il quale proverà fino alla fine dei suoi giorni una struggente nostalgia.
Tzvi, il marito paziente e sottomesso, Rivka e Rami i due figli, sono le vittime privilegiate del disagio e della sofferenza di Genia; ma mentre Tzvi accetta passivamente e con dolente rassegnazione le sfuriate e le stranezze della moglie, i figli evadono da quella prigione familiare creandosi un mondo al di fuori del ristretto ambiente domestico: Rami, il figlio maggiore “la luce degli occhi di sua madre” si arruola nell’esercito in un’unità combattente della marina, Rivka, la figlia più piccola che per il suo aspetto minuto suscita il disprezzo della madre “…..guarda quel mucchietto di pelle e ossa….sembri un cetriolo sottaceto” trova il suo riscatto ad una vita desolante compiendo un percorso estremo che la conduce ad una vita sessuale sfrenata con l’unico desiderio di sentirsi amata e protetta.
Didi, per superare il senso di abbandono che le ha lasciato la realtà complessa del kibbutz e l’educazione spartana della madre Sarka, accoglie nella sua vita Shimon, un ebreo sefardita che gestisce l’azienda familiare di mattonelle e dal quale ha una figlia, Na’ama.
E’ dal nonno materno Duvid che Na’ama impara a osservare il comportamento dei corvi, a capire e rispettare le loro abitudini. E sono proprio questi uccelli a rappresentare la metafora del pericolo, della protezione dei piccoli, dei legami che si spezzano e dei vincoli destinati a durare per tutta la vita.
Didi che lavora in una società di produzione intreccia con Sari, collega oltre che superiore, un complesso rapporto di amicizia e stima professionale, e con lei si reca a incontrare le persone che la redazione individua per le trasmissioni televisive, “programmi a metà fra il varietà e il documentario”.
In un ambiente per certi aspetti leggero e frivolo Didi, che già sta vivendo una profonda crisi con il marito, è facile preda delle attenzioni di un collega più giovane, Gadi, le cui manifestazioni d’affetto la lusingano e la fanno sentire ancora desiderata.
Quale filo misterioso unisce queste due storie?
Le vite di Genia e Didi si intrecceranno solo alla fine del libro e riveleranno al lettore il segreto racchiuso nella trama di questo straordinario romanzo.
I corvi è prima di tutto uno spaccato della moderna società israeliana dove la difficoltà del vivere quotidiano, la complessità dei rapporti personali e familiari si intrecciano ai momenti più dolorosi della storia di Israele, alla crisi della famiglia e alla difficoltà per uomini e donne di conservare il rispetto per sé stessi e per gli altri in un mondo che pare aver perso ogni valore.
Avirama Golan possiede un grande talento nel leggere nell’anima degli uomini e nel saperla raccontare.
E’ un romanzo che conquista perchè contribuisce a ridisegnare la percezione dei sentimenti e sa toccare il cuore.
Giorgia Greco
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