mercoledi` 27 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.06.2007 Magdi Allam intervistato in Israele dal quotidiano Maariv
sul suo nuovo libro

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 giugno 2007
Pagina: 0
Autore: Menachem Gantz
Titolo: «Amico di Israele»

Un'intervista pubblicat il 17 giugno 2007 dal quotidiano israeliano Maariv:

Un nuovo libro, scritto dal giornalista italiano musulmano Magdi Allam, Vice Direttore del diffusissimo quotidiano Corriere della Sera, sta destando grosse polemiche in Italia. Esse derivano dal contenuto del libro che, apparentemente, non si confà con il fatto che l'autore sia musulmano, nativo dell'Egitto. Si tratta di un libro, a dir poco, pro-israeliano, di cui già la copertina bianco-azzurra è indicativa del contenuto. Si intitola "Viva Israele".

 Nelle prime tre settimane dalla pubblicazione, il libro sta ottenendo un grosso successo. Ha venduto in due giorni 70 mila copie della prima edizione, ed è stato deciso di pubblicarne una seconda. "Dall'ideologia della morte alla civiltà della vita: la mia storia" – dice il sottotitolo del libro.

 

Allam è un personaggio molto noto in Italia. Gira scortato da guardie del corpo da quando Hamas lo minaccia di morte. Egli è perfettamente consapevole di dover pagare un pesante prezzo personale per aver scritto un libro che si intitola "Viva Israele". Come avviene che un giornalista musulmano si formi delle opinioni così poco convenzionali? "Dopo le minacce che ho ricevuto, la mia vita è legata alla sorte dello Stato di Israele", spiega Allam in un'intervista a Maariv, "A causa della mia scelta interiore di mantenere fede alla santità della vita ed a causa del mio destino di musulmano laico, mi sono trovato sul fronte di difesa dello Stato ebraico".

 

Il libro di Allam descrive la metamorfosi che ha subito dalla gioventù al Cairo, dove era stato imbevuto di un'enormità di preconcetti, fino al cambiamento radicale delle sue opinioni per tutto quanto concerne lo Stato ebraico. "La sostanza del mio libro è quella di trasmettere un chiaro messaggio che la proclamazione a favore dell'esistenza dello Stato di Israele è, di fatto, la proclamazione a favore dell'esistenza di tutti noi", dice Allam.

 

 "Sono consapevole del fatto che nel mondo arabo sono visto come un traditore, come pure so che si tratta di una posizione scomoda per molti nell'Occidente. Mi riferisco non solo ad ambienti cattolici laici, bensì perfino a quelli ebraici che trovano difficile dire "Viva Israele" senza mezzi termini, poiché ritengono di dover in ogni caso prendere una posizione critica nei suoi confronti. Il loro errore sta nel non comprendere che la mia posizione ha a che fare con i valori della vita. Non escludo critiche alla politica dei Governi israeliani, oggi o in passato, ma sostengo che non si debba affatto discutere il diritto di Israele di esistere".

 

Infatti, anche ad intellettuali italiani ebrei, identificati con la sinistra, non è piaciuto il libro di Allam. L'attore e drammaturgo Moni Ovadia ha risposto negativamente alla domanda – rivoltagli durante una trasmissione radiofonica – se anche lui avrebbe dichiarato "Viva Israele".

 

Ovadia esplode di rabbia quando lo si accusa di antisemitismo a causa della sua posizione critica nei confronti di Israele. "Sono stufo di essere accusato. La prossima volta che qualcuno mi accusa di antisemitismo, lo trascino in tribunale", dice irato. "L'appello di Magdi, "Viva Israele", assomiglia all'esclamazione "Viva Milan" lanciata negli stadi contro l'Inter". Un libro così intitolato viene accolto come una provocazione contro i palestinesi", spiega. Tuttavia aggiunge, "Credimi, se lo Stato di Israele sarà mai in pericolo, sarò disposto a difenderlo con il mio corpo".

 

 Allam stesso dice: "Mi dispiace vedere ebrei ed israeliani divisi. È un assurdo che in un programma radiofonico con Moni Ovadia io debba trasmettere messaggi che risveglino l'Occidente, mentre lui parla contro l'occupazione, a favore del diritto dei palestinesi di avere uno Stato, e dice che Gaza è un carcere a cielo aperto. Non capiscono la necessità di combattere per l'esistenza dello Stato di Israele, poiché esso è uno dei pochi elementi che possono salvare l'Occidente".

 

Un'altra critica viene rivolta ad Allam dall'amico Gad Lerner, un noto ed apprezzato giornalista, politicamente identificato con la sinistra, che è attualmente corrispondente dal Libano. Lerner ha pubblicato un articolo sull'edizione italiana di Vanity Fair, in cui accusa Allam di passare da una parte all'altra senza risolvere i suoi problemi di identità, ed asserisce persino di preferire un traditore ad una persona affetta da ipocrisia.

In un'intervista telefonica da Beirut Lerner sottolinea che per lui l'esclamazione "Viva Israele" è superflua. "Si tratta di retorica. Magari questo potesse aiutare, ma Israele ha bisogno di amici ed alleati", dice.

Negli ultimi anni, con il graduale passaggio di posizione di Allam verso la solidarietà con Israele, ha capito che stava montando contro di sé molti in Italia. Dice che c'è addirittura chi gli chiede quanto gli hanno pagato gli ebrei per pubblicare un libro con posizioni del genere.

 

Nel frattempo, egli è incoraggiato dalle vendite del libro e dalla risonanza che hanno i suoi articoli sul giornale. "Partecipo a varie assemblee con un pubblico numeroso. A Roma c'erano 1200 partecipanti, a Milano 1500, e questo è certamente un incoraggiamento". È soddisfatto di riuscire ad attirare l'attenzione dei lettori della prima pagina del giornale più diffuso in Italia sulla questione dell'Islam; è soddisfatto anche di riuscire a dar vita ad un dibattito pubblico in merito.

 

Secondo lui, l'atteggiamento dell'Italia non è diverso da quello degli altri Paesi europei. "Non riesco a capire quelli che ritengono che in Italia ci sia un atteggiamento diverso da quello del resto dell'Europa nei confronti di Israele e del popolo ebraico. Si può notare che qui, contrariamente ad altre parti d'Europa, [ci sono] alcune personalità di rilievo che si preoccupano di dire la loro senza paura ma, analogamente ad altre parti, anch'esse sono costrette a pagare un pesante prezzo personale e mettono in pericolo la propria vita per fare delle affermazioni in prima persona".


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT