L'occidente sostenga i liberali arabi un articolo di Ygal Carmon, direttore del Middle East Media Research Institute (MEMRI)
Testata: Europa Data: 27 giugno 2007 Pagina: 1 Autore: Ygal Carmon Titolo: «Liberali. Democratici. E arabi»
Da EUROPA del 27 giugno 2007, un articolo di Ygal Carmon, direttore del Middle East Media Research Institute (MEMRI):
L’Occidente continua a ignorare l’esistenza degli arabi liberal- democratici. I leader e i mass media statunitensi ed europei appaiono più occupati ad alimentare una visione dicotomica del Medio Oriente e del Nord Africa, piuttosto che a interessarsi ai reali dibattiti nella regione e ai nuovi trend socio-culturali. Per l’Occidente, il mondo arabo e musulmano sarebbe spartito tra regimi dittatoriali e militanti islamisti. La presenza dei liberal-democratici, pertanto, è o ignorata o considerata irrilevante. Otto anni fa, il Middle East Media Research Institute (Memri) è stato il primo istituto a parlare all’Occidente dei liberal-democratici nella regione. Abbiamo tradotto i loro testi e creato un network di circa trecento intellettuali, attivisti politici, membri della società civile e della classe lavoratrice dal Marocco all’Iran. L’Istituto – che ha sede a Washington e ha aperto uffici anche a Bagdad, Gerusalemme e Tokyo – ha inoltre un board che comprende politici, intellettuali e attivisti della società civile che risiedono in Occidente e in Medio Oriente. Tra i nomi nel board c’è l’ambasciatore Richard Holbrooke, Khaled Fouad Allam, sociologo e parlamentare italiano, il direttore di Die Zeit, Josef Joffe, Amel Grami, docente all’Universitá Manouba di Tunisi; l’ex proprietario ed ex direttore del quotidiano palestinese Annahar, Othman Hallaq; il giornalista e attivista iraniano, Faraj Sarkouhi; e altri ancora. In questi otto anni, però, mi sono accorto che l’Occidente è sempre stato assente nella battaglia dei liberal- democratici per la libertà di espressione, per i diritti umani, per le riforme in ambito politico, economico e dell’educazione. Spesso mi sento dire che se un individuo ha idee democratiche nel mondo arabo musulmano «non è rappresentativo della società in cui vive». Se fosse così, allora qualcuno mi spieghi le lunghe file ai cinema, la scorsa estate a Casablanca, per vedere il film “Marock”, in cui si criticano i tabù dei conservatori. Qualcuno mi dica, chi erano quegli studenti e quelle casalinghe che all’indomani degli attentati dello scorso aprile in Algeria hanno sfilato numerosi contro il terrorismo per le strade della capitale. Qualcuno mi dica anche chi erano lo scorso marzo quegli insegnati iraniani, che hanno manifestato contro l’oppressione del regime di Teheran e di chi sono gli 800mila blog nel paese. Infine, qualcuno mi spieghi chi sono quegli scrittori e quei giornalisti nelle carceri da Damasco a Tunisi. Questa errata percezione occidentale, però, può soltanto risultare deleteria sia per l’Europa e i propri immigrati, sia per coloro che vivono nei loro paesi vittime delle dittature e delle minacce islamiste. Noi, però, come Istituto vogliamo far capire che la maggioranza della popolazione in Medio Oriente non sono influenzati dalle ideologie estremiste. I giovani, infatti, vogliono lavorare per migliorare le proprie condizioni socioeconomiche, così come la comunità musulmana in Occidente sta cercando di fare. Un tempo, l’élite araba era impegnata in lotte panarabiste e marxiste. Il fallimento del nazionalismo nassirista e la caduta dell’Unione Sovietica hanno però creato un vuoto, che è stato colmato dai movimenti islamisti. I fondamentalisti hanno poi condotto la società arabo-musulmana a un ulteriore deterioramento delle condizioni sociali. I movimenti islamisti, però, hanno spesso trovato spazio grazie ad alleanze con l’Occidente (vedi Talebani in Afghanistan), e anche a causa della repressione sociale da parte dei regimi dittatoriali, sostenuti anch’essi dall’Occidente. Oggi, un nuovo movimento democratico composto da tutti gli strati della società, sta cominciando a colmare quel vuoto. Questi liberali, però, a causa della mancanza di mezzi finanziari e della repressione dei regimi dittatoriali, sono lasciati senza libertà d’espressione. I siti internet e i blog di attivisti o intellettuali, però, sono cresciuti a dismisura, riuscendo a superare le restrizioni dei propri governi. In Medio Oriente, inoltre, sono nati nuovi canali satellitari in cui spesso si trattano le libertà individuali. Certo, è sempre vero, che per un sito di matrice liberale ne esistono altri trenta islamisti e lo stesso vale per le emittenti televisive. L’Occidente, però, non spende né finanziamenti né parole di supporto per promuovere i liberal-democratici. Anzi, preferisce vedere soltanto gli islamisti e rimanere sordo e cieco davanti a iniziative e pubblicazioni promosse dai democratici e alle minacce di morte, che ricevono costantemente. La causa liberale rimane pertanto vittima delle dittature, degli estremisti religiosi e dell’indifferenza occidentale. Adesso mi trovo in Italia, per poi recarmi in altri paesi europei. In questo mio soggiorno nel Vecchio Continente, sto cercando di chiedere ai media e all’opinione pubblica di interessarsi agli arabi liberal-democratici. Sono numerosi e saranno soltanto loro che potranno apportare riforme interne nella regione ed essere i modelli di coesistenza pacifica per gli immigrati di seconda generazione in Europa.