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La Stampa Rassegna Stampa
25.06.2007 Attentato contro i caschi blu in Libano
l'analisi di Maurizio Molinari e le ingiuste accuse a Israele di Andrea Margelletti

Testata: La Stampa
Data: 25 giugno 2007
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari - la redazione
Titolo: «Sindrome irachena - “Cresce l’ostilità verso gli europei"»

Mentre sulla REPUBBLICA del 25 giugno 2007 Renzo Guolo, nell'articolo "Tra jihadisti e hezbollah" propone  l'astratto schema che fa derivare dalle divisioni ideologiche tra le diverse componenti del fronte islamista la certezza della loro divisione operativa e persino della loro conflittualità interna (una versione raffinata della tesi di D'Alema per cui Hamas e Hezbollah sarebbero i peggiori nemici di Al Qaeda), Maurizio Molinari sulla STAMPA indica nella sua analisi le oggettive convergenze di interessi e strategie tra i diversi attori antioccidentali del Medio Oriente.

Ecco il testo:

Le tracce dell’attentato contro i Caschi blu nella valle di Khiam portano ai gruppi di miliziani sunniti affiliati ad Al Qaeda. Di questo si è discusso ieri nei colloqui fra la cellula strategica dell’Unifil al Palazzo di Vetro, Beirut, le capitali europee e il Pentagono.

Gli indizi che puntano sui gruppi jihadisti sono tre: la modalità dell’attentato che ha investito il blindato Unifil è molto simile a quella degli agguati compiuti in Iraq contro i mezzi delle truppe americane; l’attacco è avvenuto nella stessa zona del Libano del Sud da dove pochi giorni fa sono stati lanciati tre razzi contro Israele e in entrambe le occasioni Hezbollah ha immediatamente smentito il coinvolgimento; nelle ultime settimane il gruppo fondamentalista sunnita Fatah al-Islam ha minacciato di portare gli attacchi al Sud in risposta all’assedio della roccaforte nel campo profughi Nahr el-Bared di Tripoli, condotto dall’esercito di Beirut grazie ai rifornimenti di armi giunti da Washington.
A questo bisogna aggiungere il lungo memorandum consegnato all’inizio del mese dai vertici dell’esercito libanese all’Onu nel quale si documenta l’entrata illegale di armi dal confine siriano verso le basi nella Valle della Bekaa di gruppi palestinesi come il Fronte popolare per la liberazione della Palestina - Comando Generale di Ahmed Jibril, alleato di Damasco e in contatto con i gruppi sunniti. «Quanto sta avvenendo il Libano è la convergenza fra estremisti sunniti locali, jihadisti stranieri e gruppi palestinesi che controllano zone franche nei campi profughi» spiega Jonathan Schanzer, autore del libro «Gli eserciti di Al Qaeda» sul proliferare delle cellule sunnite che si richiamano all’ideologia di Osama bin Laden.
L’insediamento jihadista nel Paese dei Cedri fu svelato dalla presenza nel commando di kamikaze dell’11 settembre 2001 del libanese Ziad Jarrah - dirottatore del volo UA93 che si schiantò sui prati della Pennsylvania - al quale Osama si riferì come «il martire giunto dal Levante» nel video con cui rivendicò l’attacco. Il 13 febbraio scorso il vice di Bin Laden, l’ideologo egiziano Ayman Al Zawahiri, si era esplicitamente appellato ai «musulmani libanesi» seguaci della Jihad chiedendogli di rigettare la risoluzione Onu 1701 con cui il 14 agosto il Consiglio di Sicurezza ha inviato l’Unifil nel Sud del Libano al termine di 34 giorni di guerra fra Hezbollah e Israele.
Quel messaggio venne registrato dall’intelligence libanese e occidentale come un invito a lanciare attacchi in tempi stretti contro le truppe dell’Unifil. «Al Qaeda considera l’Unifil una minaccia - spiega Patrick Clawson, direttore del centro ricerche del Washington Institute - perché costituisce una comune risposta dell’intera comunità internazionale in una zona di crisi in Medio Oriente dove i jiahdisti vogliono sfruttare l’instabilità per insediarsi».
Risale a dicembre l’allarme lanciato dal generale Yossi Baidatz, capo della divisione Ricerche dell’intelligence militare israeliano, sui «segni sempre più evidenti dell’insediamento di elementi di Al Qaeda in Libano per pianificare attacchi contro l’Unifil», in primo luogo contro le unità di Francia, Italia e Spagna.
A non credere che i fondamentalisti sunniti stiano facendo tutto da soli in Libano è Dennis Ross, ex inviato in Medio Oriente dell’amministrazione Clinton, che non esclude una qualche forma di raccordo o complicità con gli Hezbollah dello sceicco Nasrallah. «Sono stato lungo il confine con il Libano del Sud nelle scorse settimane e ho visto che sono tornate a sventolare le bandiere degli Hezbollah» ha detto Ross, lasciando intendere che è improbabile che i guerriglieri filo-iraniani non abbiano saputo nulla della preparazione dell’attentato che ha causato la morte di almeno cinque caschi blu spagnoli.
Anche perché Hezbollah e fondamentalisti sunniti hanno in questo momento un comune intento: indebolire il sostegno della comunità internazionale per il governo del premier Fuad Siniora, che considerano nemico e sono intenzionati ad abbattere. Ciò che accomuna Hezbollah e gruppi filo-Al Qaeda è anche il fatto di ricevere armi attraverso il poroso confine siriano, in violazione proprio della risoluzione 1701 che l’Unifil dovrebbe far rispettare.

La STAMPA riporta anche un'intervista all'analista militare Andrea Margelletti, secondo il quale la situazione in Libano è deteriorata a causa dei voli israeliani nello spazio aereo del paese arabo.
Voli che servono a monitorare il riarmo di Hezbollah, che l'Unifili non sta fermando come dovrebbe fare (avrebbe anzi dovuto collaborare  con l'esercito libaneseal disarmo di Hezbollah ).
Ecco l'articolo:


Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali, la situazione libanese è così deteriorata da far temere un precipitare di attentati contro i Caschi Blu?
«Sono reduce da un largo giro da quelle parti ed in effetti sono molto allarmato. Nei miei incontri ho incontrato un forte malessere contro il contingente internazionale. Ci sono dei rischi che vanno evitati».
Che cosa sta accadendo?
«Una larga fetta di popolazione nel Sud è in tensione per i continui sorvoli da parte di jet israeliani. Non l’accettano. Considerano questi sorvoli come un’inammissibile violazione della loro sovranità. E siccome vedono che Unifil non lo impedisce, non accettano le ragioni italiane e accusano i soldati di poca o nulla reciprocità. Ora, fermo restando che è inimmaginabile abbattere un aereo israeliano, il problema però va risolto. Ma a livello politico, non militare».
Si dice che terroristi di Al Qaeda potrebbero essersi infiltrati in Libano.
«Salvo che nei campi profughi di palestinesi, a Tripoli e a Tiro, non credo che ci siano qaedisti in giro per il Libano. Si consideri che le milizie sciite di Hezbollah e Amal, nemiche giurate dei fondamentalisti sunniti, nel loro territorio fanno buona guardia. Ci potrebbe essere però qualche gruppuscolo che organizza attentati per dare dimostrazione di vitalità e rastrellare fondi da Paesi dell’area. Purtroppo il Libano è un magma sempre ribollente».
Hezbollah prese le distanze, eppure due settimane fa qualcuno ha sparato dei razzi katiuscia contro Israele dall’area che dovrebbe essere presidiata dall’Onu.
«In Libano c’è una situazione che oggettivamente è molto in crisi. Ci sono combattimenti nel Nord tra militanti qaedisti e esercito regolare. Al Sud, le milizie sciite controllano il territorio. Quella dei razzi katiuscia, secondo me, fu una provocazione contro Hezbollah. Un modo per dimostrare che non sono così forti come dicono».

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