Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Viva la Regina d' Inghilterra ! (Elisabetta, non Vittoria) il coraggioso articolo Ayaan Hirsi Ali
Testata: Corriere della Sera Data: 24 giugno 2007 Pagina: 1 Autore: Ayaan Hirsi Ali Titolo: «L'Occidente sia grato alla Regina»
Sul CORRIERE della SERA di oggi, 24/06/2007, a pag.1-12 un articolo bellissimo e coraggioso di Ayaan Hirsi Ali, dal titolo " L'Occidente sia grato alla Regina ".
Eccolo:
Immaginate una folla di inglesi che a Londra manifestasse portando immagini di Maometto (che la pace sia con lui), pile di Corani, riproduzioni della Ka'ba della Mecca e bandiere saudite. Immaginate che facessero poi un falò e vi gettassero tutto questo, gridando «Lunga vita alla regina» ogni volta che si leva una nuova fiammata. Sarebbe l'equivalente di quel che è successo questa settimana a Multan, Pakistan orientale, ed è solo una delle tante, quando studenti integralisti musulmani hanno bruciato le immagini della regina e di Salman Rushdie, al grido di «Uccidetelo! Uccidetelo! », dopo che Rushdie è stato insignito del titolo di baronetto. Certo, nei Paesi occidentali si vedono raramente folle inferocite (a parte gli hooligan del calcio). Sono però diventate uno spettacolo comune nel mondo musulmano, ogni volta che un Papa, un disegnatore di fumetti o, adesso, la regina oltrepassano un qualche confine segnato dalle forze dell'intolleranza. Un numero sempre crescente di musulmani in tutto il mondo pensa di essere impegnato in una battaglia all'ultimo sangue contro l'Occidente per il potere, per il territorio, per assicurarsi risorse limitate e per le idee. Come in tutte le guerre della storia dell'umanità, i simboli sono importanti. Ma questo è vero in special modo per la mentalità dei musulmani, governata da un rigido codice basato sull'onore e la vergogna. In questo contesto, i simboli non sono solo immagini, ma una questione di vita o di morte. Incarnano l'onore (da difendere con la vita) e la vergogna (che bisogna evitare a costo di morire o di uccidere). Chi resta a guardare mentre i suoi simboli sono disprezzati perde l'onore. Il codice dell'onore e della vergogna investe tutte le società musulmane nei loro diversi aspetti, la famiglia, la tribù e la Umma, la «nazione» musulmana. Un membro di queste società che trasgredisce al codice, ed è questo il grande «crimine» di Salman Rushdie, deve essere messo a morte. Rushdie ha disonorato i musulmani con due azioni assai gravi. Ha lasciato l'Islam e ne ha insultato l'infallibile fondatore. La regina ha aggiunto danno a danno conferendogli un'onorificenza, uno schiaffo in faccia a 1,5 miliardi di musulmani. Secondo la mentalità tribale — e l'Islam è la combinazione di una religione e di e un movimento politico tribali — se i propri simboli vengono calpestati senza conseguenze, significa che ci si è arresi. Non importa che ci si sia effettivamente arresi, l'importante è che la cosa sia percepita in questo modo. Per molti occidentali la bandiera della propria nazione è solo un pezzo di stoffa onorato da qualche patriota e salutato durante gli eventi sportivi, ma per l'ardente maschio tribale che ha promesso fedeltà all'Islam, gli stendardi incarnano l'onore di una nazione. La bandiera dell'Arabia Saudita è per i musulmani (e non solo per i sauditi) quel che per un americano cattolico e patriota sarebbe una combinazione della bandiera degli Stati Uniti e della croce. Le lettere sulla bandiera saudita sono una promessa di fedeltà all'Islam accompagnate da una spada. Gli occidentali hanno troppo spesso scosso le spalle quando le loro icone venivano oltraggiate (ad esempio bruciando l'effigie della regina) dai militanti della barbarie tribale. L'impressione di debolezza che essi ne ricavano li rende più feroci, favorendo il reclutamento di jihadisti al seguito di gente come Bin Laden ancor più che la guerra in Afghanistan e in Iraq e il conflitto israelo-palestinese messi insieme. L'Occidente dovrebbe unirsi per difendere in modo energico i suoi simboli e la sua civiltà che, con tutti i suoi difetti, offre ancora per la maggior parte delle persone la vita migliore. Le rumorose richieste che chi detiene il potere si scusi devono essere affrontate con stoicismo. Non si deve cedere neanche di un millimetro. I governi come quello del Pakistan — che incoraggiano e perfino alimentano le fiamme — dovrebbero essere ritenuti responsabili, non vezzeggiati. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna dovrebbero chiedere che il ministro per le questioni religiose del Pakistan, Mohammed Ijaz ul-Haq, si dimetta per aver detto, al parlamento pachistano di Islamabad: «L'Occidente sta accusando i musulmani di terrorismo estremista. Se qualcuno gli facesse esplodere una bomba farebbe bene, a meno che il governo britannico non si scusi e non ritiri il titolo di "Sir"». In questo episodio riguardante Sir Salman, come in molti altri casi recenti, ha assolutamente ragione il commediografo nigeriano Wole Soyinka. È un errore fatale per l'Occidente lasciare che le forze dell'intolleranza «definiscano il territorio delle offese». L'Occidente deve farsi valere. Nominando Salman Rushdie cavaliere, la regina ha onorato la libertà di coscienza e la creatività care all'Occidente, e in questo modo è divenuta simbolo non di una monarchia in declino, ma dell'essenza del nostro modo di vivere. Lunga vita alla regina!
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