Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
I "guai" che gli americani fanno in Medio Oriente. A cosa si riferisce Giuliano Amato ? forse al fatto che abbattono le dittature con le quali gli europei vorrebbero continuare a fare affari ?
Testata: Corriere della Sera Data: 22 giugno 2007 Pagina: 15 Autore: Dino Martirano Titolo: «Amato: in Medio Oriente dagli americani solo guai»
Per il ministro dell'Interno italiano Giuliano Amato in Medio Oriente è meglio che intervengano gli europei perché gli americani "possono combinare solo guai". Il modello positivo invocato da Amato è la politica europea. Gli errori americani si troveranno dunque in quei comportamenti e in quelle scelte che si discostano dalla strategia dei paesi del vecchio continente (o di alcuni di essi). Un confronto, necesariamente basato su una generalizzazione per ciò che riguarda l'Europa, permette allora di farsi un'idea della politica propugnata da Amato. Gli americani sostengono i dissidenti, gli europei tentano di preservare la stabilità dialogando con i regimi. Gli americani rifiutano di trattare con i terroristi, gli europei trattano con loro se partecipano ad elezioni democratiche , se rapiscono loro cittadini, se si proclamano resistenza nazionale, ecc. Gli americani abbattono dittature che sostengono il terrorismo e che hanno programmi per munirsi di armi di distruzione di massa, gli europei chiedono eventualmente prima il permesso all' Onu e a un buon numero di altre dittature . Gli americani capiscono che non si può chiedere a Israele di dare uno Stato ai terroristi che vogliono distruggerla, gli europei pensano che Israele debba perennemente accettare concessioni maggiori di quelle che già ha fatto, perché la responsabilità di portare la pace in Medio Oriente grava per intero su di essa...
In altri termini, Amato ci ha detto con chiarezza che, tra lui e D'Alema, in politica estera non c'è nessuna differenza. C'è qualcuno, nel governo Prodi, che la pensa diversamente ?
Ecco il testo:
ROMA — Anche un amico dell'America come Giuliano Amato può muovere critiche severe sulla politica estera degli Stati Uniti. Così, il ministro dell'Interno, parlando di Medio Oriente, ha detto che in certe zone di crisi è meglio che intervengano solo gli europei perché «gli americani possono combinare guai». Secondo Amato, dunque, «oggi gli americani se si presentano in Medio Oriente possono combinare solo guai e quindi bisogna che ci presentiamo noi. Ma con politiche concertate con la Casa Bianca, altrimenti non abbiamo la forza sufficiente». Il ministro, intervenendo alla presentazione di un libro del repubblicano Adolfo Battaglia — «Aspettando l'Europa » (edizione Carocci) — non ha esitato a fare questa considerazione sulla politica mediorientale dell'amministrazione Bush e a citare i disastri compiuti dagli americani da quando è iniziata la seconda guerra del Golfo. Amato, tuttavia, non ha messo in discussione il ruolo fondamentale che gli Usa possono e devono esercitare per la stabilizzazione delle aree più turbolente del pianeta. Il ministro, che, tra l'altro, conosce bene l'America perché lì insegna in diverse università, ha dunque difeso l'importanza del ruolo degli Stati Uniti, considerando che l'Occidente è frutto del rapporto tra i Paesi che si affacciano sulle due sponde dell'Atlantico, ma alla fine non ha risparmiato un paio di stoccate all'alleato. Ha argomentato Amato: «Al di là del contingente noi abbiamo una visione del mondo che può aiutare a risolvere i problemi di cui gli americani al momento mancano». Secondo il ministro, «dopo la caduta del muro di Berlino è maturata l'idea che gli europei potevano essere "a-americani" e gli americani "a-europei" ma, col tempo, gradualmente si è passati all'"anti" sulle due sponde ». Amato imputa questo peggioramento dei rapporti, in particolare, alla «sciagurata vicenda irachena». E spiega perché: «Anche persone come me, molto legate agli Stati Uniti, hanno visto come un errore sciagurato l'avventura irachena, foriera di "lutti agli Achei molto più che di fortune", con un danno all'immagine degli Stati Uniti nel mondo ». Conclusione del professor Amato: «Proprio la vicenda irachena ci ha sollecitati a ribadire le ragioni del multilateralismo contro quelle dell'unilateralismo. Rimane il fatto però che noi e gli Usa condividiamo molto di più di quanto ciascuno di noi condivide con chiunque altro a questo mondo».
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