L'Onu assolve Cuba e punta il dito contro Israele 22/06/2007
Non è la prima volta che rappresentanti della politica e della diplomazia internazionale chiedono, con argomentazioni più che valide, una riforma radicale delle Nazioni Unite, diventato ormai da anni un carrozzone al cui seguito devono piegarsi le democrazie. Chi la fa da padrone sono, a maggioranza, gli stati totalitari, le cui risoluzioni devono essere seguite anche da chi non ne approva i contenuti. Fece scandalo nel 2003 l’elezione della Libia a presidente della Commissione diritti umani, quella Libia di Gheddafi, una delle centrali del terrorismo internazionale, prima che il rais decidesse di smetterla di far saltare in aria aerei e vari altri attentati, naturalmente in nome dell’islam. Fu certamente quella presidenza a far nascere quattro anni dopo lo Human Rights Council, che, in teoria, avrebbe dovuto fare da guardia al rispetto dei diritti civili in tutti i paesi aderenti all’Onu. Ma al destino dei numeri non si sfugge. Come poteva l’Onu, con quella maggioranza di stati nel migliore di casi terzomondisti, partorire un organismo che vagamente assomigliasse a qualcosa di democratico ? Il ricordo della Libia gravava come un macigno sul palazzo ginevrino che ospita la Commissione. Ed infatti i primi segnali di vita sono in linea con la politica precedente. Anche qui, come prima, si fingerà di passare in rassegna i 192 paesi che fanno parte dello screditato consesso, si lascerà credere che verranno esaminate con severità tutte le trasgressioni dei diritti umani commessi non importa in quale paese, e tutti – o quasi – i rappresentanti, anche il nostro,possiamo stare tranquilli, si dichiareranno soddisfatti perché " malgrado alcuni aspetti ancora irrisolti, il lavoro svolto è più che soddisfacente". E ci mancherebbe anche che un diplomatico criticasse l’organismo che gli garantisce carriera e prestigio. Uno dei primi effetti del "rinnovamento" è l’uscita di Cuba dai paesi sotto inchiesta. Non sia mai detto che l’isola felice dove regna l’eterno Fidel, debba sottomettersi ancora a umiliante " sorveglianza speciale ". D’altra parte è sufficiente che un dittatore neghi a qualsiasi organismo umanitario internazionale il permesso di entrata e verifica di quello che accade nel suo paese, perché, buoni buoni, i valorosi difensori dei diritti umani che operano dietro a migliaia di sigle variopinte, e tutte rigorosamente di sinistra, facciano marcia indietro e mille scuse per il disturbo. Chi ha mai indagato seriamente su Cuba ? I cattivi erano gli americani con il loro embargo, altro che Fidel Castro ! Fra i pericolosi da sorvegliare, insieme a Nord Corea. Birmania, Zimbabwe e Sudan chi troviamo ? Indovinato, Israele !, che vanta rispetto a tutti i paesi Onu il record delle risoluzioni, su iniziativa non solo dei paesi islamici ma anche di parecchie democrazie occidentali. Che sono cieche o quasi nei confronti dei massacri che quotidianamente la Tv ci spiattella sotto gli occhi mentre stiamo cenando, ma estremamente suscettibili se Israele non ritiene un gesto di buon vicinato ricevere razzi e missili sul proprio territorio. Israele quindi, secondo il rinnovato Consiglio sui Diritti Umani dell’Onu, è considerato di fatto uno Stato canaglia. L’ex ambasciatore israeliano all’Onu Dore Gold aveva chiamato quel carrozzone "Torre di chiacchiere", proponendone la sostituzione con un organismo efficiente, capace di selezionarne gli aderenti, secondo criteri democratici condivisi. Impresa ardua ma non impossibile. Altrimenti il rischio di ritrovarci Ahmadinejad a presiedere prossimamente la commissione diritti umani è praticamente sicuro. Angelo Pezzana