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Una lettera a Lucia Annunziata. E la sua risposta troppo ambigua 21/06/2007
Una lettera pubblicata sulla STAMPA del 20 giugno 2007, e la risposta di Lucia Annunziata:

Resa dei conti

nel mondo arabo
In politica estera questo governo con il suo ministro hanno una condotta a dir poco immorale. Hamas per avere il predominio ammazza i seguaci di Fatah e vengono legittimati da D’Alema perché sono stati eletti. Se questa è la sua visione della democrazia bisogna cominciare ad avere paura, anche perché a suo tempo premiò i terroristi di Hezbollah andandosene sotto braccio con loro, e vorrei ricordare agli smemorati che Hezbollah aveva attaccato Israele e non il contrario. Che cosa ci trovino i media di positivo in D’Alema non è dato di sapere, non fa altro che dichiarazioni banali e improponibili, sempre con una certa acrimonia nei confronti d’Israele, l’ultima, una forza d’interposizione a Gaza. Non minimizziamo quello che Hamas ha fatto e le menzogne che racconta di non volere istituire uno stato islamico, i loro ispiratori e manutengoli sono l’Iran e la Siria con le più comprovate spartizioni regionali. La politica della tolleranza da tempo è diventata una parola che rasenta il fiancheggiamento del terrorismo islamico, si vuole dialogare con chi vuole cancellare una nazione, Israele. D’Alema è capace di fare richieste agli israeliani affinché facciano rinunce e cessioni, ma non le fa allo stesso modo ai palestinesi che secondo lui sono portatori di solo diritti, vorrei ricordare a D’Alema di andare a consultare le varie dichiarazioni di Hamas e vedere le loro cartine geografiche che non sono solo folclore, ed in base a questo cambi atteggiamento e sia meno equivicino, parola che nel contesto equivale a una bestemmia.
CARLO TERRAZZA
Una serie di avvenimenti nelle ultime settimane hanno dimostrato che sia la Siria, sia Hamas non hanno mai avuto nessuna vera intenzione di «rientrare sulla scena internazionale come interlocutori affidabili». La citazione è tratta dai numerosi discorsi che l’Europa ha fatto sul Vicino Oriente, e fra le sue voci va certamente inclusa quella del ministro degli Esteri italiano. Le auto bombe in Libano contro esponenti politici, la rivolta degli estremisti palestinesi nei campi libanesi, e la guerra civile in Cisgiordania e Gaza ci dicono che la tensione interaraba ha rimpiazzato (come s’intuiva da tempo) la tensione con Israele. Una resa dei conti interna al mondo arabo che solo molto alla lontana ha radici nella guerra con lo stato ebraico o nello scontro con l’Occidente: è piuttosto il ritorno di differenze che periodicamente, e senza soluzioni, hanno lacerato il Medio Oriente nell’ultimo secolo. Cosa succederà ora? C’è sicuramente da tener d’occhio la reazione di Israele, che due giorni fa è tornata sotto tiro dei razzi dal Sud del Libano, e che proprio ieri ha di nuovo spostato i suoi carriarmati nel Nord della Striscia di Gaza. Ma c’è materiale sufficiente per cominciare a ripensare ad alcune nostre posizioni sul mondo arabo, qualunque cosa faranno Israele, e Stati Uniti.

La reazione di Israele è da tener d'occhio ? Per limitarla, fermarla, condannarla ? Per negare ancora il diritto all'autodifesa di questo paese ?
Probabilmente Lucia Annunziata non la pensa così, ma la frase è tutt'altro che chiara. Tutta la risposta ci sembra improntata a una certa reticenza. Se dobbiamo  "cominciare a ripensare ad alcune nostre posizioni sul mondo arabo" perché non farlo subito? La risposta alla lettera di Terrazza era una buona occasione per prendere le distanze in modo esplicito dagli stereotipi della sinistra sul Medio Oriente.
E perché non dire che il fallimento della politica Estera italiana era largamente prevedibile e che solo l'accecamento ideologico poteva far vedere in Hamas, Hezbollah  e Siria interlocutori affidabili ?

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