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Angelo Pezzana
Israele/Analisi
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Facciamo finta di credere ad Abu Mazen 21/06/2007
Dopo la carneficina di Gaza, che ha visto Hamas eliminare anche fisicamente il potere di Fatah, facciamo pure finta di credere ad Abu Mazen quando da Ramallah fa la voce dura contro gli estremisti, decidendo di rompere ogni rapporto con chi gli ha fatto fuori, o costretto alla fuga, tutta la dirigenza che aveva nella Stricia. Facciamo finta di credergli, quando usa parole “ inequivocabilmente dure” per respingere al mittente improvvise quanto equivoche profferte di “ dialogo sereno e fraterno”, giuntegli da un Hamas sempre più isolato. Facciamo finta di credergli, anche se non possiamo fare a meno di chiederci come abbia potuto aspettare tanto, condannando a morte certa centinaia di suoi uomini, per mandare a quel paese Hamas e indire nuove elezioni. Ne aveva il potere ma non il coraggio. Facciamo allora finta di credere che gli sia venuto, che adopererà le centinaia di milioni di dollari che gli entreranno in cassa, che in parte riscuoterà da Israele sotto forma di rimesse delle tasse dovute, non consegnate prima nella certezza che sarebbero finite ad Hamas, e che adesso Israele verserà esigendo certezza sulla loro destinazione, e anche su questa debole speranza facciamo finta di crederci. Ci sono poi Usa ed Europa, pronte come non mai a sostenere, anche economicamente, quella parte della società palestinese che continuiamo a classificare “ moderata”. Fingiamo pure di crederci, anche se non possiamo dimentirare che i voti con i quali Hamas è andata al potere sono arrivati da Gaza e Cisgiordania, mica dalla luna. Fingiamo anche di dimenticare che di fronte alla guerra civile inter-palestinese gli Stati europei hanno sentito esclusivamente il bisogno di chiedere a Israele di collaborare al nuovo governo dell’Anp presieduto da Salam Fayyad, invece di chiedersi, anche,in che misura era possibile aiutare lo Stato ebraico a prevenire gli attacchi missilistici dalla striscia di Gaza e dal sud del Libano Da questo orecchio, da sempre, la sordità è assoluta. Israele ha dei doveri, di diritti manco l’ombra. Fingiamo anche di credere a quegli inviati che ci ricordano ogni piè sospinto che “ a Gaza, su una superficie di 360 Km quadrati, ci sono un milione e mezzo di palestinesi, quindi il pezzo di terra più affollato del mondo”, quando la densità di abitanti di Parigi è otto volte superiore. Ma citare quei dati, anche se fasulli, commuove l’opinione pubblica occidentale. Che poi Gaza sia per certi versi paragonabile a una “pattumiera a cielo aperto”, non è materia che riguarda Israele, anche se viene sempre citata come se lo fosse. Le serre, ad esempio, lasciate ai palestinesi nell’estate 2005 con l’uscita dei coloni, invece di essere usate dai nuovi padroni che le avevano ereditate gratis, furono distrutte, con un gesto di pesante masochismo economico. Fingiamo anche di non indignarci sul fatto che ben pochi organi di stampa hanno evidenziato che Israele, pur essendo a rischio attentati il traffico da e verso Gaza, ha aperto i passaggi per consentire l’ingresso degli aiuti umanitari, cibo e medicine, programmati dalle Nazioni Unite. Fingiamo anche di credere che con la Siria non ci siano state quelle tresche denunciate persino dal governo libanese in cambio della sicurezza del nostro contingente Unifil. Fingiamo di crederci, non perchè lo abbia dichiarato il ministro degli esteri, ma perchè se non ci fosse qualcosa di losco e nascosto nei nostri rapporti col mondo arabo, questa sì sarebbe una novità assoluta, dopo la tradizione Andreotti-Craxi ribadita dall’attuale tandem Prodi_D’Alema. Ma in questo caso, per crederci, esigiamo le prove.
Angelo Pezzana

da Libero del 21 giugno 2007

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