Dalla STAMPA di oggi, 20/06/2007, l'incontro tra il presidente Bush e Ehud Olmert a Washington, nella corrispondenza di Maurizio Molinari, a pag.14 dal titolo " Subito la pace con Abu Mazen".
CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Forte sostegno ad Abu Mazen, nessuna concessione ad Hamas, moniti all’Iran: si è concluso con queste convergenze il summit della Casa Bianca fra George W. Bush ed Ehud Olmert, segnato dalla crisi innescata dal colpo di mano delle milizie islamiche a Gaza. Entrambi i leader hanno sottolineato di guardare al presidente palestinese come a un interlocutore per una pace stabile in Medio Oriente. «Sono pronto a incontrarlo ogni mese e anche settimana ma ultimamente vi erano state difficoltà, ora speriamo siano superate» ha detto il premier israeliano, rinnovando l’impegno a intavolare subito un negoziato mirato ad arrivare alla soluzione dei «due Stati in pace e sicurezza».
Il presidente americano ha riportato a Olmert quanto Abu Mazen gli aveva detto 24 ore prima, innescando un nuovo forcing diplomatico sul quale Washington conta per bruciare le tappe verso un trattato di pace fra Israele e il nuovo Stato di Palestina. «Abu Mazen è il presidente di tutti i palestinesi e una voce ragionevole fra gli estremisti» ha aggiunto Bush, definendo il neo-premier Salam Fayyad «una buona persona». «Voglio rafforzare i moderati quanto il presidente Bush» ha sottolineato Olmert, riassumendo una convergenza tanto forte quanto l’intesa a non fare alcuna concessione nei confronti di Hamas. In proposito l’inquilino della Casa Bianca è stato esplicito: «E’ Hamas che ha attaccato il governo di unità nazionale, hanno scelto la violenza ed è a causa di quanto hanno fatto che si è verificata l’attuale situazione in Medio Oriente». E’ una posizione condivisa dai Paesi arabi più vicini all’Occidente. «La Lega Araba è d’accordo nel riconoscere la legittimità del presidente palestinese - ha detto il ministro degli Esteri saudita, Saul al Faisal, alla tv Cnn - perché era stato lui a nominare il governo, il primo ministro Haniye doveva la legittimità all’investitura ricevuta».
Dietro la convergenza fra Washington, Gerusalemme e Riad c’è una comune lettura di quanto sta avvenendo in Medio Oriente. Bush, tanto nel caso degli Hezbollah libanesi che dei palestinesi di Hamas e della guerriglia irachena, vede una regia dell’Iran e ha colto l’occasione della visita di Olmert per mandare un esplicito monito a Teheran: «Se fossi un cittadino israeliano anche io sarei molto preoccupato per la mia sicurezza vedendo l’Iran che da un lato cerca di ottenere l’arma nucleare e dall’altro minaccia il mio Paese di distruzione». Ai giornalisti israeliani che gli chiedevano se avesse rinunciato all’opzione militare per impedire a Teheran di avere l’atomica, il presidente americano ha risposto: «La situazione non è mutata, tutte le opzioni restano sul tavolo».
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