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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Sherri Mandell - La benedizione di un cuore spezzato 18/06/2007

La benedizione di un cuore spezzato    Sherri Mandell

 

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Come può una madre continuare a vivere quando il bene più prezioso, suo figlio, le viene strappato nel modo più brutale e atroce?

 

Come è possibile lapidare un ragazzino innocente di tredici anni?

 

E’ un pensiero che turba e sconvolge la coscienza di ogni essere umano.

 

Ma i terroristi palestinesi che hanno massacrato a colpi di pietre, l’8 maggio 2001, Koby Mandell e il suo amico Joseph Ish-Ran non possono essere considerati essere umani.

 

Non esiste alcuna giustificazione per un gesto così orribile.

 

 

In questo libro straziante la madre di Koby, Sherri Mandell, racconta la sua tragica esperienza, la lotta disperata per tornare a vivere e a occuparsi degli altri figli, Eliana, Daniel e Gavi, attraverso un percorso impervio che trova nella fede la forza per non abbandonarsi al dolore  e per continuare, nonostante tutto, a credere nella vita.

 

L’autrice, con una prosa scorrevole e appassionata, ripercorre i momenti salienti della sua vita che l’hanno portata insieme al marito a decidere di trasferirsi in Israele a Tekoa, un luogo a contatto con la natura. “Talvolta se l’aria è chiara e tersa, o c’è stato un acquazzone, lo sguardo va oltre i monti della Giudea e si riesce a vedere la striscia del Mar Morto di un blu grigiastro visibile attraverso una fenditura nel monte….”

 

Le inevitabili difficoltà d’inserimento nella società israeliana, l’impatto con una nuova lingua e una scuola diversa per i ragazzi, le complicazioni legate alla possibilità di trovare un lavoro, non compromettono la consapevolezza di Sherri di aver fatto la scelta giusta a voler vivere e far crescere i propri figli in Israele.

 

Sono parole traboccanti di felicità quelle che narrano la nascita di Koby, la sua infanzia con le prodezze e le birichinate di ogni bimbo, i successi nello sport e la sua grande generosità con i nuovi amici israeliani.

 

Questa gioia immensa lascia il posto a uno strazio indescrivibile quando Sherri narra della morte del proprio figlio, una morte che definisce biblica.

 

“E’ un omicidio che è sconvolgente nel suo dolore spietato, nella sua fredda crudeltà. Due ragazzi ebrei sono stati assaliti in una grotta da terroristi arabi e colpiti a morte con delle pietre….Immagino mio figlio spaventato, che piange, che muore da solo nell’orrore e nell’agonia – un ragazzo di tredici anni”.

 

I sette giorni di lutto, la shivà, rappresentano per Sherri un lento e doloroso distacco dalla vita: si rifiuta di mangiare, di bere, di parlare (“Il cibo è qualcosa per le persone vive, e io non lo sono più”). Eppure come dice il rabbino Lamm lo scopo principale della shivà è di aiutare chi è in lutto nella sua solitudine. La presenza quindi dei molti amici che si avvicendano per porgere aiuto nella gestione della casa e dei figli, offrire parole di saggezza e condividere quel dolore devastante è un’ancora di salvezza per Sherri, una corda su cui inizia ad arrampicarsi.

 

 

La decisione di dar vita ad una Fondazione in memoria di Koby, matura giorno dopo giorno nella mente di Sherri non solo per conservare la memoria del figlio ma per restituire quell’aiuto che nei giorni del lutto ha ricevuto e che le ha consentito di tornare, seppur lentamente, alla vita: in Israele insieme al marito gestisce un campeggio e delle case di cura per i membri delle famiglie rimaste vittime del terrorismo.

 

“Ho avuto la benedizione di essere stata aiutata e ora porto questo aiuto alle altre famiglie. Sento di essere un emissario, che il mio ruolo è di dare alle altre famiglie ciò che ho ricevuto”.

 

Attraverso il lavoro della Fondazione (www.kobymandell.org), il ricordo di Koby rimane vivo, cresce e si trasforma in un simbolo di serenità che si oppone con la forza dell’amore all’odio che ha armato la mano dei terroristi palestinesi.

 

Scrive Sherri Mandell “quando i cuori spezzati si toccano, ne nasce uno nuovo, un cuore più aperto alla compassione, in grado di toccare gli altri, un cuore che cerca Dio.

 

Questa è la benedizione di un cuore spezzato”.

 

 

Giorgia Greco


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