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La Repubblica Rassegna Stampa
17.06.2007 La Siria vuole dominare il Libano, lo dice Jumblatt a Gad Lerner
Vista la fonte, Prodi e D'Alema gli diano retta

Testata: La Repubblica
Data: 17 giugno 2007
Pagina: 15
Autore: Gad Lerner
Titolo: «Jumblatt: La Siria vuole dominarci, non fate accordi sulla nostra pelle.»

Sulla REPUBBLICA di oggi, 17/06/2007, a pag.15, una intervista di Gad Lerner al leader druso libanese Walid Jumblatt, il quale chiede all'occidente di smetterla di flirtare con la Siria. Visto che la notizia arriva da una fonte insospettabile di simpatie israelo-americane, sarà bene che almeno Prodi e D'Alema lo stiano a sentire. Glielo raccomanda Gad Lerner, mica Informazione Corretta !

Ecco l'articolo:

MOUKHTARA (MONTI DELLO CHOUF) - È un uomo spossato, con l´odore della morte addosso, il principe druso della Montagna che mi riceve nel paradiso della Moukhtara, interrompendo la conversazione con i notabili e i capifamiglia di tutti i suoi sabato mattina.
È stato un politico libanese spregiudicato, un aristocratico tuttora membro dell´Internazionale socialista, un protagonista cosmopolita del jet set, un seduttore. Ma ora, seduto sotto il ritratto a olio di suo padre Kamal, assassinato dai siriani all´età di 59 anni, solo uno in più di quelli che si porta lui sulle spalle, Walid Jumblatt impersona una maschera tragica. Animato dall´energia disperata del predestinato, reduce da un giro di condoglianze tra i parenti dei soldati caduti in battaglia nel campo palestinese di Nar el-Bared contro i jihadisti di Fateh el-Islam.
A Beirut lo considerano il vero cervello politico della coalizione antisiriana "14 marzo" che sostiene il governo Siniora. Sempre al fianco di Saad Hariri, che ha avuto il padre ammazzato come lui, ha la sembianza di un fratello maggiore triste, scettico, ma indomito.
«Hariri è giovane, certo, e però si farà. Io avevo solo 28 anni quando gli assassini siriani mi hanno costretto a prendere il posto di mio padre Kamal in questa missione politica. Cosa avrei fatto della mia vita, altrimenti? E chi lo sa?».
Vi ho visti, lei e Hariri, mercoledì ai funerali del deputato Walid Eido. Circondati dalle vostre milizie private, parevate isolati da un popolo impaurito. Possibile che la democrazia libanese resti nelle mani dei signori della guerra di sempre?
«Macché milizie private! Noi abbiamo solo delle guardie del corpo, gli stessi uomini che vede qui alla Moukhtara. Uomini coraggiosi che cercano di proteggerci, ma la verità è che non sarebbero in grado di salvarci la vita. Ha visto con che facilità hanno eliminato Eido, e prima di lui tanti altri? Se lo vogliono, i siriani ci fanno ammazzare. E poi cosa vuole che siano le nostre guardie del corpo di fronte all´esercito dello sceicco Nasrallah! Gli Hezbollah hanno armi vere, missili iraniani in grado di colpire Haifa. Sono uno Stato nello Stato e puntano ad impossessarsi dello Stato. Si sentono al di sopra della legge. Ieri tre guardie della gendarmeria stavano effettuando un´ispezione in un quartiere sciita di Beirut. Li hanno disarmati, fermati, portati nella sede del partito, cacciati via. Questo è il futuro che promettono alle istituzioni libanesi».
Gli Usa, l´Europa e Israele sono in cerca di un compromesso che dia stabilità al Medio Oriente. Com´è possibile escluderne la Siria? Temo che per le grandi potenze l´indipendenza del Libano sia un lusso, non una priorità...
«Quello siriano è un regime di assassini. Da quando, nel 2004, il Libano ha rifiutato i diktat di Damasco, è cominciato il massacro dei loro avversari politici. Capisco che Israele protegga il regime di Assad, fra loro si è instaurata un´alleanza di fatto fin dal 1975, quando i siriani invasero il Libano per distruggere i campi palestinesi. Con il tacito consenso degli israeliani. L´invasione del 1982 che Sharon - disobbedendo a Begin - estese fino a Beirut, fu solo un incidente di percorso, un clash accidentale. Poi hanno restituito il potere ai siriani».
Insisto: la pace con la Siria oggi sembra una priorità per la diplomazia internazionale.
«Mi spiace ma è una logica assurda. Perché se un tempo, quando l´Iraq rappresentava una minaccia per Teheran, era l´Iran ad avere bisogno della Siria, oggi è il contrario: l´Iran tiene in pugno la Siria sul piano politico, economico e religioso. Separarli è un´illusione. A Damasco c´è un piano urbanistico che prevede lo spostamento di cinquemila abitanti per dare spazio agli sciiti. Lo scopo è persianizzare, sciitizzare la Siria approfittando della debolezza della minoranza alauita al potere».
Come moneta di scambio Assad chiederà agli occidentali di mantenere la sua influenza sul Libano?
«Può darsi, per questo noi libanesi dobbiamo lottare. È duro sul piano umano, ma dobbiamo lottare. Abbiamo forse un´altra scelta? Ci ammazzano uno a uno».
Ieri un Hezbollah mi ha detto: neanche noi amiamo l´alauita Assad. Ma se a Damasco andassero al potere i salafiti sunniti, scatenerebbero la prossima terribile guerra contro noi sciiti.
«È la più grande delle menzogne. C´è una relazione diretta e pericolosissima fra i terroristi salafiti, gli Hezbollah e il regime alauita. L´Iran li aiuta e manipola tutti. Forse che in Afghanistan non hanno appoggiato una corrente sunnita dei Taliban? Guardi la guerra che hanno scatenato nel campo palestinese di Nar el-Bared. Lì si sta combattendo la battaglia decisiva: Nasrallah vorrebbe impedire una vittoria militare dell´esercito libanese che per la prima volta nella storia sta combattendo con coraggio e con successo. La verità è che Nasrallah non vuole uno Stato libanese».
Eppure non s´intravede un´alternativa affidabile al regime di Assad.
«Ci sono un´opposizione interna e un´opposizione all´estero. Ma l´occidente rifiuta di parlare con loro. La speaker della Camera statunitense, Nancy Pelosi, ha incontrato Assad senza neanche menzionare gli intellettuali imprigionati e gli oppositori perseguitati. Che tristezza. Immagino che a un tipo come Kissinger sarebbe piaciuto un bel compromesso con la Siria sulla pelle del Libano. A Bush no. Ma Bush ha sbagliato in Iraq, e ora dobbiamo prepararci a trattare con i democratici. È chiaro quel che interessa a Damasco. La restituzione del Golan? È solo uno specchietto per allodole: loro vogliono il Libano. Capisco che un compromesso alla fine sarà necessario. Ma fondato sul riconoscimento dell´indipendenza del Libano, ciò che il partito Baa´th, con la sua ideologia fascista degli anni Trenta, col suo slogan "un solo popolo in due Stati", finora rifiuta. Bisogna imporglielo, prima di tutto».
Si rende conto, Jumblatt, che questo Libano plurale e multiconfessionale ormai rappresenta un´eccezione sulla sponda sud del Mediterraneo? Nel corso del XX secolo, una dopo l´altra, città come Istanbul, Haifa, Alessandria d´Egitto, Algeri, hanno perduto la loro complessità culturale.
«È vero, ma che cosa vuole che le dica? Noi libanesi tenteremo disperatamente di restare l´eccezione nel Mediterraneo. Le ripeto: abbiamo forse un´altra scelta? Oggi io ho ritrovato l´armonia con i miei nemici maroniti della guerra civile, i cristiani maroniti Geagea e Gemayel. È il destino del Libano plurale. Del resto credo che la preservazione del carattere e della costituzione materiale del Libano rappresenti un interesse strategico anche per i nostri vicini europei. E intorno a me vedo ormai molti sciiti impauriti dalla strategia antistatale di Hezbollah. Stanno distruggendo lo sciismo libanese dell´imam Moussa Sadr, si sono trasformati in una succursale dell´Iran».
Non rischiate di precipitare rapidamente in una nuova guerra civile con gli sciiti?
«Sarebbe una catastrofe. Oggi l´unico modo efficace di indebolire Hezbollah è indebolire il regime siriano. Americani e europei commettono un tragico errore flirtando con Assad. Cercheremo di convincerli. E anche Israele sbaglia. Dopo la liberazione del territorio libanese, col ritiro israeliano del 2000 e poi col ripiegamento dell´agosto 2006, se si esclude il dettaglio delle fattorie di Sheba´a, noi non abbiamo più controversie aperte con Israele. Quella storia è finita. Ma gli Hezbollah approfittano di Sheba´a per rivendicare il loro diritto a restare armati. Poi sarà il Golan, poi magari Gerusalemme. Israele ha già fatto un regalo enorme a Hamas eliminando Arafat. Guardi quel che succede a Gaza. Con gli Hezbollah commettono lo stesso errore. Ma noi non permetteremo che il Libano diventi una nuova Gaza. Ne va della nostra vita».
Il principe della Montagna torna fra i suoi drusi. Con loro adopera, credo malvolentieri, una retorica che non gli appartiene: «Onoriamo i nostri martiri cospargendo i loro corpi di petali di rosa». Le terrazze fiorite della Moukhtara, affacciate sui cedri, i pini e i frutteti dello Chouf, offrono un panorama meraviglioso. Poco più in basso della fortezza ottocentesca dei Jumblatt sorgono i palazzi in cui vivevano i suoi antenati: progettati col marmo di Carrara, il cedro intarsiato e i vetri di Murano da architetti italiani del Seicento, al tempo in cui il Levante rappresentava il futuro, lo spirito mediterraneo. Un futuro senza uomini come Jumblatt, Siniora e il giovane Hariri, avrebbe piuttosto il sentore della morte. Non il profumo dei gelsomini della Moukhtara.

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