Dal FOGLIO di oggi 16/06/2007, a pag.1, una analisi del pericolo rappresentato dalla presa del potere a Gaza di Hamas.
Il blitz che ha consentito a Hamas di impossessarsi in poco più di quarantotto ore dell’intera Striscia di Gaza è stato analizzato dagli osservatori militari israeliani del Pentagono, interpellati con urgenza dai rispettivi governi. Washington e Gerusalemme, così come le cancellerie europee di molti paesi del medio oriente, sono state colte di sorpresa dal rapido successo dei miliziani islamici. Le prime “lezioni apprese” confermano l’efficienza della macchina militare di Hamas, raggiunta grazie alla presenza a Gaza di numerosi istruttori provenienti dalle fila dei pasdaran iraniani. E’ un aspetto che non dovrebbe sorprendere più di tanto, dato che proprio l’intelligence israeliana aveva segnalato nei mesi scorsi sia l’infiltrazione a Gaza dei consiglieri militari di Teheran sia l’invio in Iran e nella Bekaa libanese di centinaia di guerriglieri di Hamas per frequentare corsi d’addestramento presso i campi dei pasdaran e di Hezbollah. Le capacità militari di Hamas sono del resto ingigantite dal collasso totale e immediato delle cinque diverse forze di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese, che sulla carta erano lo strumento di Fatah e del presidente Abu Mazen per proteggere le istituzioni dell’Anp e tenere sotto controllo le milizie estremiste di Hamas e del Jihad islamico palestinese. In realtà, come già da tempo avevano rilevato l’intelligence israeliana e quella statunitense, le cinque forze di polizia dell’Anp sono poco efficienti e soffrono di un elevato assenteismo poiché sono state costituite arruolando soprattutto “raccomandati” vicini al defunto raìs Yasser Arafat. Il posto garantiva loro uno stipendio internazionale. Per arginarne il degrado Washington ha finanziato programmi di addestramento e riequipaggiamento delle forze dell’Anp con istruttori, armi e blindati forniti da Egitto e Giordania. Materiale che in questi giorni a Gaza è finito completamente nelle mani di Hamas, dopo che migliaia di agenti sono fuggiti gettando le uniformi senza neppure sparare un colpo. Oltre al bottino di guerra, c’è da registrare che la consistenza degli arsenali di Hamas è in costante crescita da tempo, grazie ai traffici gestiti attraverso il Sinai da contrabbandieri che utilizzano i numerosi tunnel che uniscono il territorio egiziano a quello palestinese sotto le case di Rafah. Soltanto dalla fine di maggio le forze di frontiera egiziane hanno individuato cinque gallerie, sequestrando mezza tonnellata di esplosivo e un migliaio di proiettili; ma si tratta soltanto di una parte infinitesimale del materiale bellico giunto a Hamas attraverso questa strada. C’è una sola controindicazione al passaggio nei tunnel: non consente il traffico di armi pesanti. Ora però Hamas dispone di quaranta chilometri di costa mediterranea. L’obiettivo dell’Iran, trasformare l’Hamastan di Gaza in un nuovo Libano meridionale dotando i miliziani islamici di razzi a più lunga gittata dei modesti Qassam, è ora più vicino. Si tratta di acque oggi controllate sommariamente dalla marina israeliana e da quella egiziana, dove – se non si dispone prontamente una barriera navale – non è difficile sbarcare razzi katiuscia con i quali arrivare più in profondità in territorio israeliano. I nuovi razzi potrebbero colpire a sessanta chilometri, contro i quindici dei Qassam artigianali. Fino alla periferia di Tel Aviv.
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