Medio Oriente: la colpa è di Voltaire
di Luciano Tas
E’ curioso osservare come qualsiasi avvenimento ferale colpisca il Medio Oriente – In Iraq, in Siria, in Libano, nei “territori occupati” (anche quando occupati non sono più, come Gaza) – la responsabilità, o la corresponsabilità nei casi più generosi, venga addebitata a Israele, quasi che Israele sia il peccato originale, Adamo, Eva e serpente quali Trinità dell’inferno.
Riassume egregiamente questo atteggiamento ormai endemico la vignetta di Ellekappa apparsa su “Repubblica” del 15 giugno. “Un successo la strategia di Israele” dice uno, e l’altro “Complimenti per i nuovi vicini di Gaza”.
Lo diceva già un vecchio adagio francese: “Je suis tombé par terre, c’est la faute a Voltaire”.
Il fatto che Israele sia uscito da Gaza da un anno non sembra impensierire molti osservatori che hanno continuato negli ultimi giorni a parlare di scontri tra palestinesi nei “territori occupati”. Lo stesso eccellente scrittore israeliano David Grossman quando scrive articoli etico-politici in Italia sembra sempre quasi scusarsi per il peccato di esistere,
La storia, i precedenti, non contano mai, sono sempre omessi. C’è una sorta di creazionismo politico quando si parla di Medio Oriente. Un giorno, narrano dunque queste cronache, nel 1948 è apparso dal nulla nelle pacifiche terre islamiche un perverso e potentissimo allogeno che ha aggredito i paesi vicini strappando loro viscere e terre, proclamando un suo Stato, dal quale cacciava mezzo milione di abitanti, rimasti profughi a vita nei paesi vicini e diventando in cinquanta anni quattro milioni e mezzo.
Ma nessuno spiega come mai, da quel 1948 al 1967, quando cioè la Cisgiordania e Gaza non erano ancora “territori occupati” da Israele, bensì dalla Giordania e dall’Egitto, a nessuno dei vicini e degli amici dei palestinesi è venuto in mente di dar vita ad un autonomo Stato arabo, pure previsto dalla Risoluzione dell’ONU del novembre 1947.
Venne in mente invece di tentare due volte di “gettare a mare” gli ebrei, come si usava dire allora, prima che l’iraniano Ahmadinejad lo ribadisse ai giorni nostri. Tentativi entrambe le volte frustrati ma mai mandati in archivio.
E come mai alla maggior parte dei nostri commentatori è passata sotto silenzio nel 2000 l’offerta dell’allora Premier israeliano Ehud Barak di restituire il 96% dei “territori”, offerta respinta da Yasser Arafat, il beneamato di troppi europei?
E come mai il ritiro israeliano da Gaza di sei anni dopo è stato disdegnato dagli stessi commentatori e uomini politici perché “insufficiente nella forma”, vale a dire effettuato senza il consenso della controparte?
E ora che di potenziali Stati palestinesi sono due, uno ferocemente avverso all’altro?
Ma si capisce, c’est la faute a Voltaire