martedi` 22 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.06.2007 Le sciocchezze di Bill Emmott, ex direttore dell'Economist
tanto basta per essere pure in prima pagina

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 giugno 2007
Pagina: 1
Autore: Bill Emmott
Titolo: «Israele tratti ora, ma con la Siria»

Il CORRIERE della SERA di oggi, 16/06/2007, a pag.1-36, riporta un articolo di Bill Emmott, già direttore dell'ECONOMIST, il che equivale a sentirsi il Grande Giornalista Con La Verità In Tasca. Con questo articolo dimostra invece di conoscere molto male la realtà mediorientale e i suoi problemi. Ridurre la questione con la Siria alla " restituzione di alcuni insediamenti", vuol dire non conoscere il territorio di cui si scrive nè la storia dei rapporti Siria-Israele. Ma al Grande ex Direttore tutto è consentito, anche le sciocchezze. Che vanno pure in prima pagina. Ecco l'articolo, dal titolo " Israele tratti ora, ma con la Siria ":

Il quadro è sconsolante. La conquista della Striscia di Gaza da parte dei combattenti di Hamas, l'organizzazione palestinese islamica che si rifiuta di riconoscere Israele, rappresenta l'ennesimo colpo inferto al processo di pace tra Israele e Palestina.Oggi che Hamas ha eliminato i suoi rivali di Fatah e orchestrato quello che a tutti gli effetti appare un colpo di stato a Gaza, si fa più remota la possibilità che Israele possa riprendere colloqui e trattative con i palestinesi. Tuttavia, non per questo Israele deve sentirsi esonerato da qualsiasi iniziativa. Anzi, la situazione attuale potrebbe persino offrire a Israele una qualche opportunità, se avrà l'immaginazione necessaria per afferrarla.
Non far nulla è una scelta ovvia, addirittura una tentazione. E' sempre stato difficile per i governi israeliani convincere il Paese e la classe politica che occorre intavolare negoziati proprio nel momento in cui infuria la violenza. La tesi — ed è una tesi convincente — è che negoziare con interlocutori che fanno ricorso alla violenza altro non fa che legittimarla. E questo genera nuova violenza.
Anche se appare logica, questa tesi non deve essere accolta in modo semplicistico, o assoluto. Per poter metter fine alla violenza, talvolta occorre iniziare colloqui anche mentre infuriano gli scontri. In questo momento, tuttavia, l'interlocutore privilegiato di Israele non è quello che sta fomentando la violenza, bensì l'altro nemico tradizionale arabo, la Siria.
Fino allo scoppio dei combattimenti a Gaza, si avvertiva una buona possibilità che Siria e Israele potessero finalmente raggiungere un accordo per restituire alla Siria la regione chiamata «alture del Golan», occupata da Israele in seguito alla guerra del 1967, quasi esattamente quarant'anni fa. Un accordo sulle alture del Golan è indispensabile per la firma di pace tra Siria e Israele. Inoltre, la pace con la Siria è necessaria se Israele vorrà assicurarsi in futuro il sostegno delle massime potenze arabe in vista di un vero negoziato di pace con i palestinesi. Le nazioni arabe, sotto la guida dell' Arabia Saudita, tentano ormai da diversi anni di imbastire un'iniziativa di pace. Ma senza la Siria, ogni iniziativa manca della necessaria credibilità.
I negoziati con la Siria non saranno facili. Persino nella regione del Golan, Israele ha consentito la costruzione di piccoli insediamenti, che dovranno essere abbandonati. Tuttavia, se le alture del Golan erano considerate di importanza strategica quarant'anni fa, oggi non lo sono più, vista la portata degli armamenti moderni. Israele non ha più nessun interesse a tenersi strette ancora a lungo quelle terre. Se il prezzo del trattato di pace con la Siria sarà la restituzione del Golan e degli insediamenti, ne sarà valsa la pena.
Dal punto di vista psicologico, il momento in cui tutta l'attenzione del mondo è concentrata su Gaza e Hamas non sembrerebbe il più idoneo per portare avanti un negoziato di pace con la Siria. Ma in realtà, potrebbe non esserci momento migliore. Queste trattative riescono se condotte con discrezione, lontano dai riflettori dell'informazione e dall'attenzione del mondo. Gaza potrebbe rappresentare una distrazione assai conveniente. Inoltre, nessun politico israeliano potrà sostenere che trattare con la Siria equivale a legittimare o incoraggiare il terrore. Per lo meno, tali affermazioni non appariranno affatto convincenti.
Anche se si riuscirà a firmare un accordo con la Siria, le prospettive di pace con i palestinesi restano assai fosche. Nessuna pace sarà possibile finché i palestinesi non saranno in pace con se stessi. Ma nel frattempo l'opzione migliore per Israele è cercare in tutti i modi di rafforzare la sua posizione presso gli altri Stati arabi. In questo momento, un accordo di pace con la Siria resta l'obiettivo principale per Israele. Sempre meglio che restarsene in disparte a guardare, senza far nulla.

Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT