Shimon Peres, un presidente di prestigio per rilanciare Israele 14/06/2007
Shimon Peres ha vinto al secondo round, e dal 15 luglio sarà il nono presidente dello Stato d’Israele. Era dal dicembre del 1980, un mese dopo l’elezione di Ronald Reagan alla presidenza degli Stati Uniti, che non vinceva un’elezione. Se non ce l’avesse fatta, e se nel Guinness dei primati ci fosse una categoria dedicata ai perdenti, i maligni dicono che vi sarebbe entrato. Eppure la carriera politica di Peres è l’opposto di quella di un "perdente", se per politica si intende dedizione alla patria,onestà e intelligenza. Dopo essere stato fra i più stretti collaboratori di David Ben Gurion, era entrato nella Knesset (parlamento) nel ’59, e da allora sempre rieletto nelle fila laburiste. E’ a lui che si deve la realizzazione del programma nucleare, malgrado non avesse un passato militare. Nel 2000 si era già candidato alla presidenza dello Stato, ma gli fu preferito Moshè Katsav, una scelta dimostratasi poco felice, una sconfitta, allora, risarcita con la vittoria di oggi.
Di Shimon Peres si può affermare che è, di fatto, l’ultimo dei padri fondatori, una figura nobile del laburismo israeliano, il partito di tutta la vita, lasciato soltanto per aderire a Kadima, la coalizione creata dal nulla da Ariel Sharon, che coinvolse destra e sinistra per realizzare la separazione tra Israele e Stato palestinese. Veniva giudicato un visionario, un appassionato di progetti che non si trasformarono mai in realtà. E’ vero, ma la sua concezione di un nuovo Medio Oriente, una sorta di federazione di Stati legati da una comune visione economica, si era arenata e disciolta per la mancanza di partners, non certo perché non fosse valida. Sicuramente in buona fede, e grazie anche alla sua lunga frequentazione delle cancellerie mondiali, Peres aveva una visione del mondo dove bastava la buona volontà per cambiarne le sorti. La realtà era diversa, e lui ne ha sempre pagato il prezzo. Adesso è presidente, una carica puramente rappresentativa, ma in questo momento strategica per Israele, che ha disperato bisogno di una figura di alto livello che la rappresenti.
"Sono stato alla Knesset per 48 anni e nemmeno per un solo istante ho perso fede e speranza in Israele", ha dichiarato dopo che 83 hanno votato a favore, 23 contro e 10 si sono astenuti. "Nessuna altra nazione è riuscita a realizzare in sessant’anni ciò di cui è stato capace Israele ", ha continuato, " darò tutto me stesso al paese". Gli sconfitti al secondo turno, Reuven Rivlin, candidato del Likud e Colette Avital, laburista e prima donna candidata alla presidenza, si sono congratulati con lui dopo l’elezione, così come ha fatto Bibi Netanyahu, leader dell’opposizione.
L’elezione di Shimon Peres a presidente potrà persino produrre quella scossa politica che quasi tutti in Israele si augurano ma della quale non si capiva come, e da dove, potesse iniziare. Ebbene, la novità arriva da un politico di lungo corso di 83 anni, e non è detto che proprio dalla sua presidenza non inizi quel cambiamento che il rapporto Winograd - nel prossimo ottobre lo si conoscerà nella sua interezza- ha reso non più rinviabile.