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La Stampa Rassegna Stampa
14.06.2007 Bush inaugura a Washington il memorial alle vittime dei regimi rossi
la cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 14 giugno 2007
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «La dea della libertà “Mai più comunismo”»
Bertolt Brecht scrisse "beato quel paese che non ha bisogno di eroi".
Ma la storia di chi si è opposto alle dittature comuniste e naziste dimostra che la conquista e la difesa della  libertà richiede coraggio, richiede di accettare di combattere e, in definitiva, richiede eroismo.

La storia eroica della lotta al comunismo e in favore della libertà è ricordata dal memoriale inaugurato a Washington dal presidente George W. Bush. 

Dalla STAMPA del
13 giugno 2007 l'articolo di Maurizio Molinari, che merita un plauso:

Esuli cubani, veterani dell’esercito del Sud Vietnam, artisti cinesi, deputati di Praga e Varsavia, ambasciatori delle democrazie dell’Est e molti americani con i capelli grigi testimoni dei duelli della Guerra Fredda sono seduti fianco a fianco di fronte al memoriale per le cento milioni di vittime del comunismo. Il monumento è il primo al mondo che ricorda assieme tutti «martiri del comunismo», dalla Cina alla Germania Est, e raffigura la «Dea della Democrazia» con le sembianze che le diedero gli studenti cinesi sulla Piazza Tienanmen nella primavera ‘89.
Per inaugurarlo nei pressi di Capitol Hill il presidente americano, George W. Bush, sceglie un giorno simbolico: il ventennale del discorso di Ronald Reagan a Berlino in cui chiese all’Urss di Mikhail Gorbaciov di «buttare giù questo Muro». Volti e discorsi che si sovrappongono all’ombra della «Dea della Democrazia» realizzata dallo scultore Thomas Marsh descrivono un’America determinata a conservare la memoria delle vittime del comunismo come monito contro le tirannie del XXI secolo.
Di fronte a una folla di cappellini e vestiti colorati con le insegne di Taiwan, Cuba libera e Vietnam del Sud a cantare con passione l’inno americano è una cantante russa di San Pietroburgo, la città di Vladimir Putin, per poi lasciare il palco a Pietro Sambi, nunzio della Santa Sede, che nell’invocazione religiosa descrive il Novecento come «il secolo dei martiri del comunismo».
Il memoriale nasce dall’iniziativa di due conservatori doc come Lev Dobriansky e Lee Edwards ed è quest’ultimo a ricordare come «Reagan pronunciò quel discorso a Berlino contro il volere del Segretario di Stato George Shultz e di personaggi come Colin Powell che temevano di irritare Mosca». La folla applaude contro «gli americani scettici che tentennano nel difendere la libertà» come dice Edwards prima di cedere la parola al democratico Tom Lantos, presidente della commissione Esteri della Camera. Sopravvissuto alla Shoah, nella resistenza antinazista e poi anticomunista, Lantos racchiude i valori in cui la platea si riconosce: «E’ stata la libertà a sconfiggere il nazismo e il comunismo e sarà la libertà a battere il radicalismo islamico di Ahmadinejad». «L’Europa non sarebbe libera senza gli Stati Uniti ma Chirac aveva dimenticato i caduti in Normandia e Schroeder i voli per rifornire Berlino assediata, con Sarkozy e Merkel al loro posto le relazioni con l’Europa possono essere rilanciate» aggiunge Lantos fra le ovazioni, riservando all’ex cancelliere la qualifica di «prostituta politica» per essere entrato nel libro paga del gigante energetico russo legato al Cremlino.
Quando arriva Bush esuli, dissidenti e veterani si infiammano e lui risponde elencando chi perì per mano comunista: dall’eroe antinazista Raul Wallenberg al prete polacco Popieluszko, dai «balseros» cubani ai cinesi sterminati da Mao, agli ucraini affamati da Stalin. «La Dea della Democrazia - conclude il presidente - ci ricorda la grande lezione della Guerra Fredda, la libertà non è scontata, il Male esiste e bisogna affrontarlo, oggi ad avere mire totalitaria sono i terroristi che ci hanno attaccato l’11 settembre». Il poeta vietnamita Nguwyen Chi Thien, con 27 anni di carcere alle spalle, piange di gioia mentre vicino a lui a gridare «bravo!» è una settantenne signora bianca, anglosassone e protestante con al braccio una fascia nera per ricordare «mio marito caduto per l’America nella Guerra Fredda».

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