Sabato 9 giugno 2007, durante la trasmissione TG 2 dossier storie, delle 23.35, è stato trasmesso un serviziodi Claudio Pagliara sulla gestione del problema idrico in Israele.
Sono state mostrate le vigne coltivate nel deserto dagli agricoltori israeliani, gli studi di avanguardia condotti sul contrasto alla desertificazione: all'Istituto di ricerca sulle zone aride di Beer Sheva giungono a formarsi studiosi di tutto il mondo, anche italiani. Qui si stanno selezionando le piante selvatiche delle zone aride domesticabili e coltivabili dall'uomo. Tra queste, anche una viarietà di fichi d'india senza spine.
Importante è anche la tecnologia sviluppata da Israele per il riciclo delle acque reflue e per la desalinizzazione delle acque marine. Un progetto comune dell'Università ebraica di Gerusalemme e del ministero dell'Ambiente italiano punta a migliorare ancora la resa dei processi di riciclaggio e desalinizzazione.
Giustamente Pagliara ha sottolineato come le tecnologie sviluppate da Israele siano un contributo alla pace, che allontana lo spettro delle guerre per il controllo delle risorse idriche.
La soluzione alla scarsità di queste ultime, e ai crescenti bisogni determinati dall'incremento demografico e delle attività produttive, si trova nello sviluppo tecnologico. Israele, all'avanguardia nel campo, offre soluzioni che, in un contesto di pace, potrebbero essere utili per tutti. Una realtà ben diversa da quella descritta da molto giornalismo propagandistico, per il quale Israele è un predatore di risorse idriche, a danno dei palestinesi.
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