Il nuovo antisemitismo e la minaccia di Ahmadinejad intervista a Elie Wiesel
Testata: La Stampa Data: 10 giugno 2007 Pagina: 26 Autore: Alain Elkann Titolo: «“Essere ebrei è sempre più difficile”»
Dalla STAMPA del 10 giugno 2007, un'intervista di Alain Elkann a Elie Wiesel:
Il presidente dell’Iran, Mahmoud Ahmadinejad, continua a parlare in pubblico di distruzione imminente dello Stato di Israele. Cosa ne pensa? «Penso che Ahmadinejad sia una vergogna per la diplomazia, per la politica, per la cultura. E’ il numero uno dei negazionisti, sostiene l’armamento nucleare al solo scopo di annientare Israele. Io appartengo a una generazione che ha imparato a prendere molto sul serio le minacce di questo genere. E mi opporrei a chiunque dicesse la stessa cosa contro un altro Paese. Ahmadinejad dovrebbe essere proclamato in tutto il mondo persona non grata». Ma cosa deve fare Israele? «Israele è pronto, comunque e dovunque, a riconoscere lo Stato palestinese. Ma i palestinesi purtroppo hanno eletto Hamas, che ha come unico obiettivo la distruzione di Isreale». Perché ha rifiutato di diventare presidente dello Stato di Israele? «Molte persone - dal primo ministro a molti ex generali, dai giornalisti ai ministri sopravvisuti all’Olocausto, mi hanno chiesto di assumere questa carica. Io ho detto in un primo luogo che non sono israeliano e i ministri hanno risposto che in cinque minuti mi avrebbero dato la nazionalità. Ho aggiunto che anche Einstein aveva avuto la stessa proposta, e che l’aveva rifiutata adducendo come scusa il fatto che non sapesse, al contrario di me, l’ebraico. La verità è che io mi batto solo attraverso le parole che sono mie. Se diventassi presidente non sarebbero più soltanto le mie parole. Io sono solo uno scrittore e un insegnante». Le sembra che la politica in Israele sia debole in questo momento? «Si è un po’ indebolita con la seconda guerra in Libano che è cominciata male anche se è finita bene. Però l’economia israeliana non è mai andata meglio di oggi, e questo vuol dire che il mondo ha fiducia in Israele e anche gli stessi israeliani. Del resto è il Paese del miracolo». Che rapporti ci sono tra Stati Uniti e Israele? «Relazioni diplomatiche e politiche molto buone. E devo dire che Bush è molto popolare in Israele». E per quanto riguarda l’Europa? «Dipende se si considera l’Europa una sola identità o un gruppo di Stati con una politica estero-autonoma. Il problema degli ebrei, in Europa, è che l’antisemitismo sta crescendo. Il messaggio purtroppo non è passato. La testimonianza della Shoah non è stata in fondo ricevuta. Certo non è l’antisemitismo l’unico fattore che ha prodotto Auschwitz, ma senza antisemitismo non ci sarebbe stato Auschwitz. Nel 1945 ero convinto che non ci sarebbe più stato antisemitismo e che il mondo avrebbe imparato. Mi sono sbagliato. Ci sono ancora conflitti, guerre civili, e il flagello che minaccia l’umanità, il terrorismo suicida. La guerra un tempo era sempre altrove e c’era sempre un fronte. Adesso il fronte è dovunque per la strada. In Israele si sale in un autobus e non si sa se si tornerà a casa. Ma è il mondo intero a essere minacciato». Lei è stato personalmente minacciato e attaccato a San Francisco nel mese di febbraio. «Mi trovavo a una conferenza sulla soluzione dei conflitti e i diritti dell’uomo. L’incontro si teneva al secondo piano dell’albergo dove abitavo e la mia stanza era al 36° piano. Sono salito in ascensore. Eravamo in tre: un signore anziano ha schiacciato il bottone del 2° piano, io del 36°, il giovane del 6°. Il signore anziano è sceso al 2° piano, sono rimasto solo con il giovane quando l’ascensore si è fermato al 6° piano e lui mi ha preso con forza e mi ha trascinato fuori. Mi sentivo in pericolo e ho cominciato a chiedere aiuto, a urlare. Lui è rimasto impassibile. Io urlavo e lui continuava a dire “venga con me” finché è arrivato un altro ascensore e lui mi ha detto “lei ha paura della verità”’ e mi ha lasciato. Voleva obbligarmi a dire che l’Olocausto era falso e quindi anche le mie testimonianze e i miei libri erano falsi. Adesso lo hanno arrestato e lui è in una prigione in California. Stiamo aspettando il processo. La cosa grave è che ci sono molti negazionisti e alcuni di essi sono molto ricchi e hanno molti amici». Ma come si può essere negazionisti? «Dicono che tutto è falso e che i sopravvissuti sono dei bugiardi. I campi di concentramento erano altra cosa e non ci sono mai stati 6 milioni di morti. Non è facile oggi essere ebrei. Non è mai stato facile». Quali sono le sue inquietudini, oggi? «Il mondo va male. Troppi punti pericolosi nel globo, troppi rischi nucleari. Basta che un generale russo in pensione decida di vendere uno strumento indispensabile allo sviluppo nucleare a un esercito terrorista, che siamo tutti in pericolo». Con chi vorrebbe parlare lei oggi? «Vorrei passare una giornata con il Papa, Da solo, senza che lo sappiano i giornalisti. Dovevo parlare con il Papa precedente ma la stampa è stata informata e il nostro incontro non è potuto avvenire».
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