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A proposito di Avraham Burg 09/07/2007

Gentile Redazione,

ho letto con costernazione l' intervista ad Avraham Burg ed ho stentato a credere che quanto scritto fosse tutto vero. Se così fosse, credo che a questo punto Israele ed i fratelli ebrei debbano difendersi non solo dai nemici esterni, tradizionali, ma anche da quelli interni, figli che hanno perso la testa o che hanno forse paura di una nuova persecuzione e cercano di vendersi ai nemici prima di essere annientati! Dichiarare che Israele debba cessare di affermare la propria ebraicità, vorrebbe dire togliere a questo Stato l' essenza stessa della sua esistenza: è come chiedere agli Italiani di smettere di dire che l' Italia è degli Italiani, che non è il risultato di una storia millenaria svoltai nel suolo italico. Mi ricorda tutto ciò un testo ormai datato di Otto Weininger, "Sesso e carattere", in cui l' autore parla proprio dell' ebreo e dell' odio di sè. Ma in un testopiù recente, ne parla anche Giorgio Israel. Forse (lo spero), è una malattia tutta interiore di alcuni rappresentanti ebrei che a tutti i costi vogliono farsi accettare da coloro che si nutrono di pregiudizi e che si alimentano di antisemitismo anche grazie a queste persone.

Gentile Redazione,credo che ancora di più occorre di fronte a questi momenti destabilizzanti impegnarsi a far conoscere le ragioni di Israele per amore dei fratelli ebrei che hanno versato il sangue per costruire questo Stato, la cui meravigliosa unicità consiste proprio nel fatto di costruire e basare la proprio Costituzione sul Testo più antico e più sacro al mondo.

Nella Umanità e nella sacralità della Torah si può costruire la democrazia per sè, che può essere di esempio anche per gli altri stati.

Grazie per la cortese attenzione

Albertina della Croce


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