Il governo Olmert sarebbe pronto a cedere il Golan, Damasco tace ecco come Alberto Stabile riesce a sviare i lettori dall'ovvia conclusione: la Siria non vuole la pace
Testata: La Repubblica Data: 09 giugno 2007 Pagina: 24 Autore: Alberto Stabile Titolo: «Siria, l´offerta di Olmert»
Il quotidiano Yediot Ahronot rivela che il governo israelianoavrebbe fattosapere alla Siria di essere disponibile a cedere il Golan in cambio di pace. Esattamente quello che gli veniva chiesto da chi pensa che la responsabilità di risolvere i coflitti in Medio Oriente sia per intero di Israele. Basterebbe che terminasse la sua "occupazione" delle terre arabe e subito dittature e gruppi terroristici rinuncerebbero ad ogni intenzione ostile.
Ora che Israele ha reso nota la sua disponibilità però, Damasco non risponde. Per mantenere l'immagine di Israele come responsabile dell'assenza di pace in Medio Oriente, l'apertura a Damasco deve essere ridimensionata. Intanto, l'offerta di Olmert ai siriani, riferita da Yediot Ahronot e non smentita, non viene citata. Meglio rimanere nel vago, dato che il premer israeliano sembra sia stato chiarissimo: «So che un accordo di pace con la Siria mi obbliga a restituire le alture del Golan alla sovranità siriana, ma io, in quest’eventuale accordo, desidero fare la mia parte nell’esclusivo interesse della pace fra noi» Ma la proposta, esordisce Alberto Stabile sulla REPUBBLICA del 9 giugno 2007 , giunge solo "dopo una serie d´inviti a riaprire il negoziato, lanciati nei mesi scorsi dalla Siria e lasciati cadere da Israele". Frase smentita dalla stessa citazione delle fonti diplomatiche siriane posta alla fine del pezzo: "A giudicare dagli accenni fatti da qualche esponente della diplomazia siriana nel messaggio di Olmert non sarebbe stato colto alcun elemento nuovo rispetto alla tradizionale posizione israeliana". Anche Damasco dunque, sa che Israele è sempre stata disponbile alla trattativa. Ma cosa ci sarebbe di inaccettabbile per i siriani nella posizione israeliana ?Olmert ha chiesto alla Siria di"compiere la sua parte: gradualmente dissolvere le sue alleanza con l´Iran, Hezbollah e le organizzazioni terroriste palestinesi, e smettere di finanziare e incoraggiare il terrore". Non è chiaro come Israele, secondo gli esponenti della diplomazia siriana, e secondo Stabile, così comprensivo delle loro ragioni, potrebbe modificare questa richiesta. E' forse ipotizzabile un trattato di pace nel quale si cede territorio in cambio di terrorismo ? Tuttavia, per la Siria e per Stabile, la richiesta israeliana ha l'apparenza dell'"aut-aut" appena mitigata dall'avverbio "gradualmente".
D'altro canto, mentre lancia proposte di pace, Israele si prepara alla guerra "È singolare" scrive Stabile "come l´apertura, o il rilancio, di Olmert arrivi al culmine di una settimana in cui l´opinione pubblica israeliana è stata subissata da una valanga di nere previsioni alimentate dai media, e non solo dai media, sulla guerra prossima ventura." Non vi è nulla di "singolare". Israele è pronta alla pace, ma ha fondati sospetti che la Siria voglia tutt'altro. Il silenzio di Damasco di fronte all'ultima offerta rende questi sospetti ancora pù credibili. E' questo che un'informazione degna di questo nome avrebbe dovuto spiegare ai lettori.
Ecco il testo:
GERUSALEMME - Dopo una serie d´inviti a riaprire il negoziato, lanciati nei mesi scorsi dalla Siria e lasciati cadere da Israele, il primo ministro Ehud Olmert ha deciso di "vedere" il gioco siriano, offrendo a sua volta ai dirigenti di Damasco la possibilità di raggiungere un accordo in base alla formula «terra in cambio di pace». In altri termini, Israele sarebbe disposta a restituire le alture del Golan, occupate con la guerra del 67, se in cambio la Siria scioglierà gradualmente la sua alleanza con l´Iran e con gli Hezbollah e spezzerà i legami con quelle che vengono considerate le «organizzazioni terroristiche palestinesi». Da Damasco finora, nessuna risposta. È singolare come l´apertura, o il rilancio, di Olmert arrivi al culmine di una settimana in cui l´opinione pubblica israeliana è stata subissata da una valanga di nere previsioni alimentate dai media, e non solo dai media, sulla guerra prossima ventura. «Cronaca di una guerra annunciata», titolava ieri Haaretz una dettagliata analisi delle mosse compiute dal nuovo Capo di Stato Maggiore, Gabi Ashkenazi, il quale sembra aver concentrato le sue energie sullo «stato di preparazione» e di prontezza dell´esercito al Confine Nord, quello appunto con la Siria. Un mulinare di voci, previsioni, presentimenti tutti più o meno concordi nel considerare inevitabile lo scontro armato se non si fosse prima verificata la fondatezza e la sincerità delle offerte di pace lanciate dal presiedente siriano Bashar el Assad sin dall´indomani della cosiddetta guerra d´estate intrapresa da Israele contro gli Hezbollah libanesi. E su questo punto cruciale, lo stesso apparato militare sembrava diviso, con le Forze armate favorevoli a sondare il terreno di un possibile negoziato, il Mossad contrario - considerando Assad interessato soltanto ad attenuare la pressione internazionale sul caso Hariri - e l´intelligence militare nel mezzo. Finché non è intervenuto Olmert invitando tutti, politici, militari e osservatori a mettere un punto al chiacchiericcio quotidiano, ammonendo che «un errore di calcolo» avrebbe potuto comportare conseguenze irreparabili. In realtà, il premier stava preparando l´uditorio alla sua mossa in direzione di Damasco. Un´offerta, quella di Olmert, che, secondo le indiscrezioni apparse sul giornale Yediot Ahronot, il premier avrebbe concordato con Bush o per lo meno anticipato al presidente americano nel corso di una lunga telefonata avvenuta il 24 aprile. Bush aveva chiamato per congratularsi della nascita di una nipotina di Olmert, ma, messi da parte i convenevoli, il premier israeliano avrebbe manifestato la sua intenzione di avviare un dialogo, come dire, esplorativo con la Siria. Tema molto delicato, perché Bush non ha mai nascosto la sua avversione nei confronti del regime di Damasco, che considera aver svolto un ruolo di sostegno, sia in Iraq che in Libano, delle forze nemiche degli Stati Uniti. E tuttavia, il presidente americano si sarebbe acconciato a lasciare ad Israele la possibilità di una verifica. Da qui, il messaggio indirizzato ad Assad che Olmert avrebbe affidato a diversi canali diplomatici (si parla di Turchia e Germania). «So che un accordo di pace con la Siria - Olmert avrebbe scritto ad Assad - mi chiede di ritornare le Alture del Golan alla sovranità siriana. Sono desideroso di compiere la mia parte in quest´accordo per il bene della pace fra i nostri due paesi. Vorrei sentire da lei se, in cambio di un ritiro israeliano dalle Alture del Golan, la Siria sarebbe disposta a compiere la sua parte: gradualmente dissolvere le sue alleanza con l´Iran, Hezbollah e le organizzazioni terroriste palestinesi, e smettere di finanziare e incoraggiare il terrore». Questa l´offerta, secondo le indiscrezioni apparse sul quotidiano israeliano. Che si sappia, Damasco finora non ha risposto. A giudicare dagli accenni fatti da qualche esponente della diplomazia siriana, nel messaggio di Olmert non sarebbe stato colto alcun elemento nuovo rispetto alla tradizionale posizione israeliana. Forse quell´avverbio «gradualmente», che dovrebbe cancellare il sospetto di un aut-aut. Ma basterà a riaprire un nuovo ciclo di negoziati interrotti sette anni fa? O basterà soltanto, come dice l´editorialista di Yediot Ahronot Nahum Barnea, «a farci passare l´estate sani e salvi»?
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